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Torino 33: i film in concorso

Drammi adolescenziali, riflessioni a sfondo familiare e conflitti generazionali sono – per la gioia di chi i panni sporchi li lava ancora in famiglia – alcuni degli ambiti più esplorati tra i quindici film presenti quest’anno in concorso. A cominciare da Keeper, vincitore del Premio per il Miglior film e primo lungometraggio del belga Guillaume Senez, incentrato su un giovane ragazzo costretto a misurarsi con la notizia dell’imminente paternità. Altra storia di formazione, osservata però dalla più rosea e spensierata prospettiva della commedia leggera, è quella al centro di Sopladora de Hojas, vincitore – difficile a credersi – del Premio per la Miglior sceneggiatura, ex aequo con il dramma familiare di Degena Yun A simple Goodbye, in cui una giovane donna in conflitto con l’anziano padre ripercorre in retrospettiva le morte di quest’ultimo. Il canadese Les Loups, premiato con il Premio Fipresci, ci trasporta invece nelle algide atmosfere del Nord Atlantico, dando corpo a un viaggio teso tra paesaggi inaccessibili e sentimenti contrastanti in vista dell’agnizione finale tra padre e figlia, in un mondo in cui i destini umani e familiari sono soggetti alle leggi di una natura violenta e crudele. Aspetti analoghi li troviamo nel nitido La Patota (Paulina), lucida riflessione socio-politica filtrata dall’analisi introspettiva sulla protagonista interpretata da Dolores Fonzi, a cui va il Premio per la Migliore attrice, il film si aggiudica anche il Premio Speciale della giuria. Fioccano, infatti, le storie al femminile, dall’intimo e claustrofobico Coma, opera sperimentale serrata tra le mura domestiche di una casa di Damasco abitata da tre donne (nonna, madre e figlia) la cui quotidianità è sconvolta dalla guerra, alla commedia smodatamente surreale inscenata in John From (non si pensi al cinema di Buñuel ma piuttosto al Jean-Pierre Jeunet di Il favoloso mondo di Amélie); dall’affettuoso omaggio di Mia madre fa l’attrice, ancora una volta in linea col tema del confronto/scontro tra genitori e figli, all’odissea delle tre badanti rumene immigrate in Italia protagoniste di Colpa di Comunismo, terzo lungometraggio di Elisabetta Sgarbi. Anche Lo scambio (Nameless Authority) di Salvo Cuccia, noir dalle atmosfere oniriche ambientato in una torbida Palermo, dedica ampio spazio ai turbamenti di una donna – una Barbara Tabita spesso in fastidiosissimo overacting – caduta in stato di depressione per la mancanza di un figlio. L’assenza di una madre instabile porta i giovani protagonisti di God Bless The Child a costruirsi una realtà in cui trovare conforto grazie alla forza della propria immaginazione.

Di registro diverso sono l’italiano I racconti dell’orso, il superpolitico Idealisten (The Idealist), film inchiesta dal rigore nordico, e il cupo dramma sui pregiudizi sociali Coup de Chaud, a cui il pubblico accorda la propria preferenza, mentre la giuria conferisce il Premio per il Miglior attore a Karim Leklou. Infine, The Waiting Room, oggetto dalla struttura efficacemente frammentaria con una meritoria sequenza metacinematografica, incasella la difficile storia del protagonista, attore bosniaco immigrato a Toronto.

Gli Studenti di Scienze dello Spettacolo, del Teatro e del Cinema all’edizione del 2015: Riccardo Bellini, Daniele “Spirito Giovane” Fusetto, Sebastiano Lombardo

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