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Presentazione del 33° Torino Film Festival

Un Festival del Cinema è un po’ come una scatola di cioccolatini il giorno di Natale. Oltre a non saper mai cosa troverai sotto la carta (spesso lucidata, per tradire l’effettiva qualità del cioccolato), c’è davvero il rischio di fare imbarazzo e vedere così tanti film da star male.

Così è il 33° Torino Film Festival (fino al 1997 Festival Internazionale del Cinema Giovane), colmo di opere inedite in Italia e presentate senza pubblicità, né interruzione, in lingua originale sottotitolata. Insomma, una scatola di cioccolatini per veri fanatici.

Da anni il TFF è suddiviso in sezioni, la più importante delle quali è senza dubbio quella del concorso, quest’anno nominata Torino 33: quindici titoli che abbiamo visionato, tra i quali sono stati estratti i fortunati vincitori di svariati premi, dal Miglior Film al Miglior Attore Protagonista – nella più solida delle tradizioni. Oltre alla statuetta con le mitiche tre lettere rosse cubitali del logo del Festival, al vincitore va anche una somma in denaro, variabile a seconda della sezione. Le parti del concorso sono state infatti anche Internazionale.doc e Italiana.doc, dedicate ai documentari [link all’articolo sulle sezioni], e Italiana.corti e Spazio Torino, che raccolgono rispettivamente cortometraggi italiani e internazionali dedicati appositamente alla città di Torino. Tantissimi anche i premi collaterali. Ricordiamo solo il Gran Premio Torino (vinto quest’anno da Terence Davies, presente al Festival); il Premio Fipresci, consegnato dalla federazione internazionale della stampa cinematografica, e il Premio Ciputi, dedicato al miglior film sul mondo del lavoro.

Certo, al Festival sono presenti in quantità maggiore i film “fuori concorso”: gli orrorifici di Afterhours, gli sperimentali di Onde, i numerosi titoli di Festa Mobile, gli incontri tra cinema e teatro di Festa Mobile/Palcoscenico – e potrei continuare. Dal 20 al 28 novembre sono stati proiettati ben 158 lungometraggi, 15 mediometraggi e 32 corti, con 50 anteprime mondiali, 20 internazionali, 8 europee, 71 italiane.

Come una sorta di monografia filmica, la restrospettiva intitolata Cose che verranno, come l’omonima opera del 1936 di William Cameron Menzies. Brazil (1985, Gilliam), A Clockwork Orange (1971, Kubrick), Akira (1988, Otomo), Alphaville (1965, Godard), Fahrenheit 451 (1966, Truffaut), lo stesso Things to Come (1936): grandi opere del passato che hanno (ri)proiettato un’immagine apocalittica, rovinosa e rovinante del mondo. Sempre ad un grande del passato la dedica dell’intero Torino Film Festival 2015Orson Welles, con restauri a tre delle sue opere visibili nella sottosezione a lui dedicata in Festa Mobile.

Responsabile del Festival, per il secondo anno consecutivo, è Emanuela Martini, una donna che crediamo abbia sviluppato il dono dell’ubiquità per la sua presenza alle proiezioni più importanti – in veste di presentatrice e qualche volta, ahimé, di ‘spoilerizzatrice’ dei film. A lei e al suo staff il merito di aver incrementato del 10% gli incassi rispetto allo scorso anno, contando solo i biglietti singoli e non gli abbonamenti (inalterati rimangono al numero di 4000 emessi). Inoltre, grande successo anche per la Notte Horror tenutasi tra il 21 e il 22 novembre, che presentava tre film della sezione After hours a partire dalla mezzanotte circa (già annunciato il ritorno dell’iniziativa il prossimo anno).

Notabile lo sforzo di selezione anche per vicinanze tematiche, che hanno costruito una serie di sottotrame tra i film, come il tema della malattia e quello dei rapporti tra figli e genitori. Sicuramente encomiabile l’alto tasso di regie femminili, anche se i meriti del lavoro di selezione si fermano qui. A nostro parere, molti dei film presi in visione potevano tranquillamente non essere presenti in Festival o, quanto meno, non essere presentati nelle sezioni in concorso. Guest Director del Festival è stato Julien Temple (che, manco a dirlo, ha avuto una sezione a lui dedicata); mentre discreto il lavoro di coordinamento e ricerca dei film in programmazione. Ovviamente le personalità che hanno incrociato la strada del Torino Film Festival non si fermano qui: madrina della rassegna è stata Chiara Francinimentre presidente della giuria del Torino 33 nientemeno che Valerio Mastrandrea, anche protagonista del film (in festival nella sezione Festa Mobile) La felicità è un sistema complesso. «Siamo stati meglio di una barzelletta», ha commentato Mastrandrea alla fine della kermesse, riferendosi ai colleghi della giuria Marco Cazzato, Josephine Decker, Jan Ole Gerster, Corin Hardy (che ha presentato il suo primo lungometraggio nella sezione After hours).

Gli Studenti di Scienze dello Spettacolo, del Teatro e del Cinema all’edizione del 2015: Riccardo Bellini, Daniele “Spirito Giovane” Fusetto e Sebastiano Lombardo

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