Attualità

Complici e vittime plaudenti

di Vincenzo Andraous

Sull’autostrada a giocare con la propria vita, con quella degli altri, nella frazione di un secondo più alcuna speranza. Un attraversamento folle, da non praticare neppure sotto tortura, eppure il piccolo plotone in armi virtuali, a turno decide di mandare gambe all’aria il tavolo verde, gioca e scommette contro la morte, decide di farlo con la forza ottusa dell’irresponsabilità travestita di coraggio, e quando questo accade, il più delle volte la morte passa all’incasso senza fare una piega, raccoglie il maltolto e scompare fino alla prossima occasione.
Questo giro non è stata mattanza, sull’asfalto non sono rimasti occhi reclinati di innocenti, la sorte non ha chiamato “banco solo”, i ragazzini sono tutti ritornati alle proprie case con una buona dose di pacche sulle spalle.
Sull’autostrada a scavalcare le recinzioni a difesa delle regole, a oscurare ogni luce di emergenza, a infrangere ogni comando d’arresto salvavita, questa volta è andata bene….Questa volta.
In una classe anonima del nord, più attrezzato di denari e culture incrociate, s’è fatto avanti un altro gruppetto di spavaldi, di iracondi, di ometti a gambe larghe e mani in tasca, dietro il muro creato a misura dai compagni complici-vittime plaudenti: hanno afferrato una compagna, l’hanno denudata, tentando l’infamia più grande di una violenza finale.
Mentre la classe recitava la commedia, il professore incartato nelle nozioni trasmesse,  il branco alle prime armi faceva man bassa di dignità e innocenza, mentre la bambina  è a terra nel silenzio più colpevole.
Un paio sono stati arrestati, l’accaduto ha destato clamore, l’oltraggio su una bambina non permette attenuanti, la strategia assunta per lacerare il cuore e la carne, troppo plateale per essere scambiata per una ragazzata.
Bullismo, violenza, indifferenza, in questi giorni ho avuto modo di ascoltare tante voci sottolineare che si parla “troppo” di bullismo, che forse non è vero che sia un fenomeno esteso, un atteggiamento aggressivo  che da statistica è diventato dato esponenziale.
Ho sentito adulti, padri, madri, educatori, affermare che forse non è intelligente discutere di vittime e carnefici nelle scuole, negli oratori, nelle strade, perché da noi non accade, da noi non ci sono bulli, da noi non c’è disprezzo delle regole, da noi è ben compreso e condiviso il valore del rispetto per le persone e per le cose.
Ma non ho sentito parlare di quegli adolescenti che invece dietro l’angolo fumano e calano giù, girano con il serramanico, sballano e menano, fuori dalle regole che invece sono  tutela e garanzia per non soccombere ai singhiozzi che verranno.
“La mia scuola è esente da questi problemi, la mia famiglia è pulita, noi non facciamo uso di droga, né abbiamo prossimità con la violenza”, dentro un paese piagato dall’ingiustizia, dalla prepotenza, dalla arroganza, per questo incapace di valorizzare ciò che è bene, incapace di farlo con il tono autorevole che gli compete.
Come per chi abita la cattedra del colpevole, senza facili assoluzioni, è stato importante rivedere il proprio passato, ritornare a ciò che è stato, rielaborando ogni trascorso, ancor di più è necessario farlo ora, per esser di aiuto davvero ai più giovani, ponendo termine a questo suicidio collettivo, quanto meno per non essere ancora una volta complici nel silenzio.

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