Birdmen

Star Wars Play – Viaggio al centro della Forza

Clicca qui per vedere le foto.

Giocare è una faccenda seria. Non stiamo parlando solo di sana pedagogia ma di una vera e propria industria, quella del gioco, la quale è legata a doppio filo ormai da decenni a quella del cinema e più in generale a quella dell’intrattenimento. Action figures, diorami, set di costruzioni,20934844_342540636168671_6114198890028480524_o giochi di ruolo e elettronici sono solo una parte delle infinite possibilità del consumismo moderno (dimenticavo le carte collezionabili). Parliamo certo di collezioni e collezionisti ma parliamo sopratutto di un giro d’affari da cifre astronomiche ogni anno. Lo sa bene la Marvel che nel 1996, devastata da una delle bancarotte piu pesanti della sua storia, strinse un accordo con la Toy Biz che riuscì, se non a farla risorgere, quantomeno ad evitare che fallisse del tutto. Ma lo sa bene e meglio di chiunque altro il buon George Lucas che nel 1976 strinse un accordo con la Kenner per produrre una serie di action figures ispirata ai personaggi di Star Wars. La 20thCentury Fox non riponeva allora molta fiducia nei ricavi dei giocatoli e a dirla tutta neanche nel film stesso, pertanto non si fece problemi a cedere i diritti di sfruttamento del merchandising al signor Lucas. Il resto come si suol dire è storia e con ogni probabilità la Fox ancora oggi si starà mangiando le mani per quella clamorosa mancanza di lungimiranza. Proprio per chi fosse interessato ad approfondire quella parte di storia consigliamo caldamente una visita alla mostra Star Wars Play di Genova ai Magazzini del Cotone, visitabile fino al 15 Ottobre.

Si tratta di un’esposizione relativamente piccola, appena due piani ma pieni di rarità e pezzi da collezione introvabili. L’intenditore dei prodotti e della saga ne uscirà indubbiamente ingolosito ma anche il visitatore casuale non potrà rimanere indifferente di fronte alla mole di materiale in vetrina. L’audio-guida ci accompagna in un torrido pomeriggio d’Agosto nei corridoi meravigliosamente vuoti della mostra. Ci introduce alla collezione e di ogni vetrina ne racconta i retroscena. Ma dopo un po’ ogni parola è vana e non resta altro da fare che ammirare le leggendarie black series della trilogia prequel o le originali Ken20935158_342541042835297_6088289622960927218_oner. Dopo il corridoio della prima storica serie, per valore ma anche per bellezza una delle migliori, ci imbattiamo in un Darth Vader a grandezza naturale. L’inchino è d’obbligo e dopo aver rassicurato il signore dei Sith sulla nostra non mancanza di fede si prosegue verso i primi diorami con tanto di AT-ST e caccia imperiali. Quindi si completa il piano terra con una serie di poster e locandine dei vari film e si sale al primo piano per farci una scorpacciata di personaggi della seconda trilogia. In particolare di questa serie rimaniamo colpiti dai diorami dei duelli nei quali il dinamismo delle spade e dei costumi è reso in un lavoro di plastica e resina di rara precisione e bellezza, almeno per un prodotto commerciale. Ma la vera chicca dell’esposizione sono i disegni di Ralph McQuarrie. Essi più di ogni altro prodotto catturano l’essenza e lo spirito di una saga che ha saputo cambiare senza snaturarsi. Certo fa impressione sapere che Han Solo era in origine un vecchio generale della ribellione e Starkiller un’eroina solitaria, ma anche e sopratutto questi sono parte di quegli imprevedibili meccanismi della storia che trasformano le coincidenze in destino. Ho detto storia? Pardon, volevo dire Forza.

Dicevamo che il gioco è importante ed è stato importantissimo per Star Wars sul versante economico. Ma non meno importante forse lo è stato anche sul versante cinematografico stesso. Dobbiamo ringraziare infatti un signore di nome Lorne Peterson se ancora oggi possiamo ammirare gli Star Destroyer, il Millennium Falcon o la Morte Nera. Peterson, modellista capo dell’industria Light & Magic, nel 1975 lavorava a un film di cui sapeva poco o niente ma al quale ha contribuito in maniera significativa costruendo di fatto…giocattoli. Lo sappiamo, George Lucas non amava scrivere, è sempre stato un pessimo scrittore; era un pensatore visivo e l’unica cosa che aiutava più di un disegno a visualizzare le sue storie non potevano che essere dei modellini. Quei modellini che poi diventeranno degli oggetti di scena insostituibili almeno fino alla fine degli anni 90 con l’avvento della computer grafica. Erano giocattoli e otti20988148_342541282835273_2639196959782036562_omamente realizzati. Giochi che hanno reso il sogno di un visionario una realtà tangibile, in tutti i sensi. Se la visione di Lucas era il moto della Forza (creativa), i modellini di Peterson sono i Midi-Chlorian nella quale la Forza si è riversata e potentemente. Quegli stessi modellini sono ancora oggi parte integrante di quell’universo, se non come oggetti di scena, sicuramente come recipienti di quella sconfinata immaginazione lucasiana. Mi rendo conto di essere imputabile di fare della facile poesia con della merce ma si pensi a questo: non sono forse la rappresentazione e l’oggettivazione ad aver veicolato la conoscenza, anche dettagiata, di culture, popolazioni e civiltà? In questo Star Wars si conferma, nel caso ce ne fosse bisogno, come un fenomeno culturale a tutti gli effetti quando non una cultura vera e propria, che nella oggettivazione delle idee ha il suo perno. Non si tratta solo di giocare e immaginare storie. Si tratta di maneggiarle, di plasmarle a tutti gli effetti in un rapporto soggetto-oggetto personale e allo stesso tempo condivisibile.

Star Wars è anche un gioco (e che gioco!) ma da prendere seriamente come un fedele mariano di fronte a una statuetta della Madonna di Medjugorje. Certo in un caso si tratterebbe alla fine di un mero asservimento a un prodotto commerciale. Con Star Wars invece di vera e profonda illuminazione interiore. Ma in effetti meglio non mischiare il sacro con il profano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *