Attualità

Renzi e la sfiducia

di Elisa Zamboni

Davanti ai commenti «Renzi il nuovo Mussolini», «Colpo di Stato!», «Ma chi l’ha votato questo?» credo sia giunta l’ora di fare chiarezza sul marasma generale che ha colpito la politica italiana ieri, 13 febbraio 2014.

COSA È SUCCESSO?
Enrico Letta, scelto da Napolitano nel PD come premier alla guida delle larghe intese con il PdL, è stato «ringraziato per il lavoro svolto» dallo stesso PD guidato da Renzi in vista di «una fase nuova con un esecutivo nuovo». Il partito ha accettato il documento di sfiducia proposto dal segretario attraverso la Direzione Nazionale del PD, dove i membri rappresentanti hanno espresso il loro parere: votando il sì alla sfiducia (136), il no (16, i civatiani), astenendosi (2) o abbandonando l’aula (i lettiani).

Qui la raccolta dei video degli interventi alla Direzione Nazionale del PD

L’INTERVENTO DI RENZI

Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico

Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, a proposito delle “staffette”, ha affermato: «La Direzione di oggi non sarà un processo al governo per ciò che è accaduto, anzi io vorrei esprimere un giudizio netto. Si tratta di capire se siamo in condizioni o meno di aprire una pagina nuova e dall’altro non si ragiona di staffette o non staffette. Staffette è quando si procede nella stessa direzione alla stessa velocità non quando si prova a cambiare l’orizzonte, l’intensità, il ritmo».
A proposito del tornare al voto: «La strada delle elezioni ha una sua suggestione […] un valore affascinante ma ci sono piccoli particolari: il passaggio elettorale non vede una normativa elettorale garantendo la vittoria agli uni o agli altri; […] la proposta di legge che abbiamo fatto è legata al superamento del bicameralismo perfetto; […] è una scelta che politicamente può dare l’impressione di un valore purificatore ma ha il piccolo inconveniente che ove fatta in questo momento non risolverebbe i problemi che abbiamo sul tappeto. La seconda alternativa è quella di impostare un percorso di legislatura».
Sulle responsabilità del PD: «O il PD ha un protagonismo forte o il cambiamento si realizza solo a parole».
«C’è un’ambizione smisurata che ognuno di noi deve avere […] oggi, che è quello di pensare che l’Italia non può vivere per i prossimi mesi o per i prossimi anni in una sottrazione di incertezza. […] Vi chiedo, tutti insieme, di uscire dalla palude».

Pippo Civati

 

 

L’INTERVENTO DI CIVATI
Pippo Civati muove una critica al metodo: «Io sono sempre stato scettico nei confronti delle larghe intese, non di Enrico Letta. E non vedo perché cambiando il premier noi dovremmo avere un destino diverso».
Civati ha inoltre espresso perplessità sulla durata delle larghe intese e sulla maggioranza senza rappresentabilità: «Io sul piano politico ribadisco le mie perplessità che partono dall’idea di coniugare il fare al durare, all’idea di andare dal 2015 al 2018, e mi chiedo cosa cambierebbe in questo lungo percorso fatto con la stessa maggioranza. […] Abbiamo già sacrificato la rappresentanza a favore della governabilità».

 

 

Enrico Letta

 

 

A questo punto Enrico Letta ha dato la seguente comunicazione a Palazzo Chigi: «A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri».

 

DEMOCRATICITÀ
L’Italia è una Repubblica Parlamentare ovvero i cittadini alle elezioni vanno a votare i partiti, non le persone (come invece avviene nella Repubblica Presidenziale).
Il Presidente della Repubblica sceglie poi il premier per formare il governo tra questi partiti: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i ministri» (Costituzione, Titolo III, Sezione 1, Art.92).
Dunque se nel PD il Segretario sia Bersani, Renzi o Cristiano Ronaldo, rimane ugualmente il PD che la gente ha votato (si presuppone infatti che si voti un partito per lei idee che porta, non per il segretario) e il Presidente della Repubblica sceglierà tra loro il Premier in caso il PD sia il primo partito.

COMMENTI

Luca Sofri

Luca Sofri, renziano della prima ora e direttore del Post, tira le somme dell’operazione di Renzi in un post sul proprio blog: «Ma la cosa che ho visto io è questa: era in testa alla gara con una corsa eccezionale ed esemplare che aveva battuto persino i dopati e i truffatori, e ha accettato da gatti e volpi di avvicinare la linea del traguardo: un piccolo inganno per far prima, tanto che differenza fa? La differenza è che lo ha fatto davanti a tutti – compresi i suoi non pochi nemici – persino spiegandoci che è ok, e ora tutti sappiamo – come ci avevano sempre detto fino a oggi – che non c’è bisogno di fare le cose in modi diversi e più nobili e coerenti, che invece si può fare come sempre, che va bene, contano i presunti risultati, e che questo è l’approccio efficace, la prossima volta che capiterà a noi: già domattina quando non troviamo parcheggio, probabilmente».

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