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Cogne: è davvero la FINE?

di Irene Sterpi

Franzoni AnnamariaAnna Maria è in carcere. Chi l’avrebbe mai detto che le sbarre si sarebbero richiuse davanti al suo viso sempre più impassibile? Dopo 3 cambi di avvocato, 6 anni di processi, talk-show e interviste, ormai mi ero quasi abituata a sentire parlare della Franzoni.
Sarà colpevole o innocente? I giudici hanno stabilito la colpevolezza, amici e conoscenti gridano la sua innocenza. Mah: in mezzo al caos mediatico che è scaturito dalla vicenda, non si farà mai del tutto chiarezza su quanto è accaduto.
Però è stato interessante osservare come le persone si siano appassionate al delitto: ore e ore di attesa di fronte al tribunale per riuscire anche solo a cogliere uno sguardo glaciale della mamma-assassina.
Di sicuro la popolarità di Cogne, il paese del delitto, è notevolmente aumentata in questi anni: chi c’è stato, me compresa, non ha potuto fare a meno di volgere anche solo un’occhiata fugace verso la montagna alle spalle del paese, dove si può distinguere senza troppa fatica la villetta della tragedia.
Cogne: da ridente paesino ai piedi del Gran Paradiso a luogo del mistero, dimora di un improbabile e mai trovato assassino di bambini.
Chiuso il capitolo processuale, si possono aprire le scommesse: quanto rimarrà in carcere la Franzoni?

8 pensieri riguardo “Cogne: è davvero la FINE?

  • tommaso

    Neanche un giorno visto che il suo reato è coperto dall’indulto approvato nella scorsa legislatura che è valido anche per gli omicidi, essendo comunqe quello di Cogne risalente a 6 anni fa e quindi ben prima di questa “legge”. Infatti il pm è stato già costretto a presentare un’istanza per la grazia.

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  • uh uh pare che la scomessa sia già stata persa…

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  • Alberto S.

    Preciso che alla Franzoni l’indulto è già stato applicato! Come è noto la mamma di Cogne ha chiesto il rito abbreviato anche in appello, questo le ha permesso di ridurre la condanna di primo grado da 30 a 20 anni che sono poi diventati 17 con l’indulto
    (-3 anni) e quindi 16 con altri benefici processuali.

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  • benedetto

    Dovreste riflettere prima di parlare di “cogne” e chiedervi :forse è la televisione che ha creato il caso?
    Invece di pensare ad uno squallido omicido di una madre esaurita dalla solitudine dorata in cui era costretta a vivere, spinta dalla delusione di avere un figlio normale (o forse leggermente ritardato?).Dovreste interessarvi di più a questa società che non propone niente ai giovani ormai vecchi e senza futuro. E diventare voi propositivi e non seguire come pecoroni i temi e i modelli di questa tv spazzatura autoreferenziata che nella sua esaltazione mediatica vede protagonisti delle sue trasmissioni o gli stessi fortunati divi televisivi (molti dei quali sono parenti, figli o amici)o i soliti politici fanfaroni o giovani dementi in cerca di notoirietà.

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  • Alberto

    Credo che lo scopo del post sia proprio questo. Perché la televisione e i media in generale sono riusciti a “montare” il caso in questo modo? E perché ci sono così tanti “pecoroni” che seguono i temi e i modelli che vengono in qualche modo imposti? Questo post è classificato come “inutilità” come per dire: noi vi diciamo cosa è successo, voi discutetene ed eventualmente andate oltre questa squallida vicenda e oltre i modi in cui è stata proposta.
    In ogni caso, una riflessione sulla giustizia italiana può partire anche da questo caso: mi sembra emblematico…

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  • tommaso

    Più che altro la domanda ora è: di cosa parlerà Vespa adesso??

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  • Pare che la procura stia chiedendo ora, in fase esecutiva, l’applicazione dell’indulto.
    Vespa si dedicherà ai Panda. E poi ci sono Olindo e Rosa, volete mettere le soddisfazioni che potranno darci…

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  • I processi sui media non sono un male, perché permettono all’opinione pubblica di capire i fatti di cronaca ed i meccanismi processuali, di comprendere in che mondo viviamo e quello che accade intorno a noi. Ma quello che condanno è la spettacolarizzazione degli eventi. Infatti, il pubblico si trova davanti a storie vere che assomigliano molto a fiction televisive, copioni uguali ma con protagonisti diversi che spesso rischiano di far perdere il senso della realtà e desensibilizzando la gente nei confronti di questi avvenimenti.

    Sembrano tutti uguali e ciascuno si sente in diritto di giudicare e commentare.

    La necessità di sentirsi partecipi fagocita l’evento, ridotto a mero argomento di discussione.

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