Sport

Prima il nero (dolore) poi il rosa (gioia)

di Simone Lo Giudice

 

“Gioia di guarire”: la leggerezza di un verso che sa di redenzione. La poetessa Merini vuole prendere per mano il calciatore Pessotto. 30 Giugno 2006: sul rosa della vita (“Gazzetta dello Sport”) sono impresse quelle quattordici lettere cariche di speranza. L’esistenza della rediviva Alda si specchia nella parabola dello sperduto Gianluca. Questione di bipolarità: l’umore sale sull’altalena, rimanendo infinitamente sospeso tra istante di euforia e momento depressivo. Colpa di quell’episodio maniacale sbocciato all’improvviso nel giardino della vita: il tuo Io cade in uno stato di trance e sei vittima delle tue allucinazioni. La sedicenne Alda come il trentacinquenne Gianluca: entrambi stanno spalancando le ali per lasciarsi trasportare dalla corrente dei propri pensieri.
Internazione alla clinica psichiatrica “Villa Turro” per la prima, ricovero all’ospedale “Le Molinette” di Torino per il secondo. Colpa dell’altalenante vita, imprevedibile novella sospesa tra riso e pianto. O forse colpa di quella sostanza sensibile che predispone alcune anime a soffrire esageratamente la mutevole condizione umana.
Alda conobbe la follia sul prato primaverile della fanciullezza, Gianluca cadde nell’oblio dopo lo scoppio delle “vicende calciopolitane”. Un fantasma che aleggia sovrano e che ti sbatte in faccia quell’irrimediabile sentenza: ciò per cui correvi a perdifiato valeva meno di niente! “Avevo con me un rosario, ho preso dalle tasche il telefonino cellulare, le chiavi della macchina… ho sistemato il tutto con molta cura sul davanzale davanti all’abbaino. Non mi ero mai sentito così. Vuoto!”: le parole autobiografiche del Gianluca 2008 stridono con quelle abbagliate dalla mondialissima estate 2006. Controprova che il suo corpo ha mancato l’obiettivo di autodistruggersi in quel torrido giugno torinese.
Da subito Alda caldeggiava un epilogo simile: prima il nero (morte/inchiostro) e poi il rosa (vita/”Gazzetta dello Sport”), perché solo se hai provato il momentaneo dolore allora puoi approdare all’eterna gioia. Vivere il clima di una propria follia serve a irrobustire la voce poetica, aiuta ad apprezzare al meglio la vita del corpo dopo aver conosciuto la morte dell’anima. Perché “guarire” è sinonimo di “gioire”: Alda lo ha capito, ne ha fatto tesoro, lo ha insegnato al prossimo. Gianluca la ringrazia. Le tendiamo la mano anche noi. Grazie Alda!

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