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Pavia “ospita” Freud

Martedì 6 marzo, nella Sala Conferenze del Palazzo Broletto il direttore scientifico della Scuola di Psicanalisi Freudiana, Franco Baldini, ha inaugurato il ciclo di conferenze “Il ritorno di Freud“. Lo psicanalista, da oltre quarant’anni sulla scena internazionale, si è reso disponibile per un’attenta delucidazione su un argomento particolarmente complesso: i fondamenti scientifici della psicanalisi.  Scopo del relatore e della sua Scuola, restituire alla psicanalisi il rigore scientifico che ha contraddistinto l’opera di Sigmund Freud, ritrovando ed esplicitando i fondamenti naturalistici e razionalistici della teoria e della pratica psicanalitica. Nonostante siano state fortemente criticate, le asserzioni freudiane tornano ai giorni nostri, portatrici di verità.

Rifacendosi alla definizione di psicanalisi data dallo stesso Freud, Baldini ha sottolineato che tale disciplina nasce nei termini di una scienza della natura. La psicanalisi, infatti, è: in primo luogo un procedimento di indagine di processi psichici altrimenti inaccessibili; in secondo luogo un trattamento dei disturbi nevrotici basato su tale indagine; in terzo luogo una serie di conoscenze psicologiche ottenute per questa via, che, sommate, convergono in una nuova disciplina scientifica. In tale definizione tutto poggia sul procedimento di indagine. Sarà, dunque, quest’ultimo a essere fondamentale, come in tutte le scienze naturali.28951778_1804265822958473_7866649274581254144_n
In tale contesto il metodo di indagine coincide con il metodo di controllo della teoria stessa. E siccome il metodo di controllo costituisce l’aspetto più fondante di una teoria scientifica, Baldini ha affrontato e risposto alle principali critiche epistemologiche rivolte alla psicanalisi, in particolare a quelle che la riducono a un mero trattamento placebo, dimostrando come il metodo psicanalitico si fondi, in realtà, su una complessa metodologia di controllo e falsificazione sperimentale.
La psicologia inciampa in un grave problema: la suggestione. È fondamentale costituire un metodo di controllo in grado di mostrare se i miglioramenti del paziente sono dovuti alla suggestione, oppure no. Per far questo la psicanalisi freudiana considera la mente come una black box, vale a dire un sistema che comunica col mondo esterno solo tramite input e output. Lo specialista, dopo aver ascoltato l’analizzato, gli ripropone come input una costruzione, ovvero un episodio della sua storia passata ricostruita attraverso l’analisi, e attende l’output del paziente. Sarà poi questo output a essere messo in dubbio: il paziente è migliorato a causa della suggestione, o perché la costruzione proposta è corretta? Ed è qui che il relatore ha mostrato come la psicanalisi freudiana giunge a differenziarsi dalle psicoterapie: quando si raggiunge il miglioramento del paziente le psicoterapie ritengono di aver conseguito un successo e interrompono il trattamento, mentre la psicanalisi freudiana entra nel vivo della questione, dubitando del miglioramento stesso. All’oggi, a parte la psicanalisi freudiana, non c’è nessun’altra pratica psicologica che si ponga il problema della suggestione in modo serio ed efficace.

All’evento ha partecipato un pubblico numeroso, con estrema soddisfazione del professor Baldini: l’entusiasmo generale, sia da parte di studiosi di discipline scientifiche sia di persone “non addette ai lavori”, è generato dal fascino misterioso che avvolge la mente umana. In particolare, importante il lavoro della Scuola milanese per la divulgazione dei progetti e dell’avanzamento delle ricerche, presentate in maniera comprensibile anche ai “non addetti ai lavori”.
Di certo, la psicanalisi, con tutte le declinazioni che comporta, desta molto interesse e merita di rappresentare un continuo oggetto di studio. Il timore di non riuscire a comprenderla fino in fondo non deve impedire agli esperti di raggiungere nuovi traguardi, come è accaduto in passato e come può, da un momento all’altro, accadere di nuovo.

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