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Ogni Natale a Pavia

Patenti per caso

Il pavese tipo, ogni mattina sotto le feste, apre la finestra e non vede a un palmo dal suo naso, una pellicola gelida e appiccicosa lo inguaina; tutt’attorno nient’altro che grigiume denso e fumoso.
Il pavese tipo indossa le sue Clarks e la sua tracolla di pelle spazzolata e si dirige verso il cuore pulsante della metropoli.
Il pavese tipo rischia seriamente tutti i giorni di lasciare le penne in un incidente stradale: nessuno degli altri pavesi è in grado di guidare in condizioni normali, men che meno con la pioggia, figuriamoci con la neve.

Il pavese tipo arriva nel clou della città e viene immediatamente catapultato nel regno di Babbo Natale. Vaga per le vie accecato dalla pioggia di stelle blu e gialle che invadono qualunque strada – non è da escludere che gli addetti alle decorazioni ne abbiano messa qualcuna anche nel corridoio di casa vostra – investito dalle fontane di lucine che impacchettano la pellicceria più famosa del centro, orgoglio delle elites locali, si lascia allietare da sassofonisti, pifferai, suonatori di armonica, violinisti e cantanti distribuiti in fila per tre col resto di due ogni dieci passi. Nel corso del pomeriggio il nostro pavese doc non può certo rinunciare a una passeggiatina per gli incantevoli mercatini natalizi d’epoca (stessi prodotti dal 1993)  né tantomeno sottrarsi alla tradizionale cioccolata con panna da Cesare, croce e delizia di tutti i cittadini – per riuscire a trovare posto di domenica bisogna comprare le prevendite. Carico di pacchetti e con due sbaffi agli angoli della bocca  stile Joker, si incammina imbacuccato per le vie su cui si affacciano le  vetrine illuminate. Se il nostro pavese manifestasse poi lo strambo desiderio di voler sentire i propri pensieri, con ogni probabilità non ci riuscirebbe, assordato dalle melodiose sinfonie delle carole natalizie diffuse ininterrottamente da altoparlanti sparsi per la città dalle cinque del pomeriggio fino a notte inoltrata, e che sommate ai musicanti di cui sopra trasformano la ridente cittadina nell’orchestra sinfonica di Vienna.

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Dopo cena tutto si trasforma: le strade si svuotano totalmente, lo scenario che si prospetta è degno delle città fantasma dei film di Sergio Leone.  I futuri candidati di Pavia’s got talent sono spariti (era ora…) ma dall’interno dei locali arriva lo spensierato vociare dei giovinetti, il tintinnio dei calici e il tonfo dei boccali traboccanti.
Il nostro eroe (perché solo così può essere definito un individuo che sopravvive un’intera giornata al gelo umido di questa ridente cittadina) si avvia verso casa un po’ traballante dopo essersi lasciato alle spalle il leggendario Ponte Coperto illuminato da centinaia di (kitchissime) luci  domandandosi se tutte le meraviglie incontrate nel corso della giornata fossero un sogno o la pura realtà.

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