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InChiostroVeritas (28) – Stereotipo semiserio di un filosofo a Capodanno

Cosa elucubra un filosofo la notte di Capodanno, mentre tutti sono impegnati a scambiarsi auguri e buoni propositi? Matteo Merogno lo racconta in questa puntata di InChiostroVeritas dedicata, in attesa dell’anno nuovo, a una riflessione sullo scorrere del tempo.


Arriva sempre quel momento, ogni Capodanno. Il momento in cui si riflette e tutti sono pronti ad esclamare: «Certo che quest’anno è proprio volato. Come passa veloce il tempo!». Per il panettiere è passato con la stessa velocità della lievitazione di una pagnotta, per l’estetista giusto l’urlo di una cliente che le ha chiesto la ceretta all’inguine, per l’impiegato di banca il tempo necessario di premere per l’ennesima volta il tasto on/off della calcolatrice.
E per il filosofo? Il filosofo “pensa e basta”: per lui con che velocità è passato?
Il tempo è passato come…? Con la stessa velocità di…?
Il filosofo proprio non se la sente di dire la sua come fanno tutti gli altri. Prima vuole rifletterci approfonditamente così,  quando anche quest’anno arriverà il momento di pronunciare la fatidica frase, lui sarà pronto per lasciare tutti senza parole. Quindi il 31 dicembre si sveglierà prestissimo e salterà in macchina dirigendosi verso la casa di montagna, dove si svolgerà la classica festa all’insegna di tintinnii di calici e buoni propositi. Il viaggio per arrivare dura tutto il giorno, quindi il filosofo avrà modo per capire quale sia l’immagine che più degnamente esprime quanto passi veloce il tempo per lui. Di certo «deve essere qualcosa di difficile, che in pochi possono capire» perché all’università, questa frase, la dicevano sempre, e quindi se la dicevano lì doveva essere sicuramente vera. Forse il tempo passa con la stessa velocità con cui la coscienza diventa autocoscienza nel pensiero di Hegel: giusto il tempo di uno scambio di sguardi tra Servo e Padrone. «Il tempo è ciclico o lineare? Non l’ho ancora capito. Forse entrambi. Forse nessuno dei due. Ma chi sono io, semplice mortale, per rispondere?» elucubra il filosofo, mano sul volante, piede sull’acceleratore, testa tra le nuvole. «Il tempo è un punto, una linea spezzata, chiusa, aperta, dritta, una retta, una semiretta, un segmento, un poliedro…», continua il filosofo tra una curva e l’altra. «Sarà un’idea, un’astrazione, un sinolo? Interiore o esteriore? Indotto, dedotto oppure intuito? Il tempo, a sua volta, “ha tempo”? Quando comincia e quando finisce? E se non fosse possibile esprimere un “quando”, perché il tempo è solo un’illusione? Eppure io “quando” lo dico, ma magari sto sognando… Allora vedi che Cartesio aveva ragione, come ho pensato la prima volta che ho letto Il discorso sul metodo. Oppure, al contrario, ci sono più tempi: il tempo della scienza e quello della coscienza, come diceva Bergson. Ma questo di certo non sintetizza bene come il tempo scorra per il filosofo! Aspetta: tutto scorre. E allora? Io scorro? E scorro come il tempo o più lentamente? Il linguaggio blocca il tempo o lo culla nel suo defluire?».

Insomma, curva, accelera, pensa, frena, rifletti, fermati al semaforo, fai attenzione al ghiaccio sui bordi della strada, il filosofo è arrivato a destinazione. Ha pensato al tempo per tutto il viaggio: mentre parcheggiava, rischiando di investire la figlia della vicina che stava facendo un pupazzo di neve, sotto la doccia calda che ha fatto durare di più “per prendere tempo”, mentre sua moglie gli metteva la cravatta, perché lui non ha ancora imparato. Quando ha suonato il primo ospite, e anche l’ultimo.
Ora sono le 23:58, manca pochissimo al nuovo anno. Il panettiere ha già detto che quest’anno è stato veloce come la cottura degli avanzi di pasta, l’estetista come sfoltire le sopracciglia di una modella, l’impiegato di banca come fare un sorriso quando al mattino si sistema nella sua postazione. Ecco fatto, sono le 24:00 in punto e l’unico a essere rimasto senza parole è il filosofo. Spaesato, smarrito, evaso dalla realtà, ancora lì a chiedersi che cosa sia il tempo. Poi, a un certo punto, il trillo di un cellulare. «Buon #2014 a tutti! #champagne #festa #buonipropositi»: il tempo nel 2013 era passato veloce come un tweet. Per tutti, nessuno escluso.

La morale? Non cercare mai di cambiare il mondo, senza prima averlo osservato bene e vissuto.
Io non sarei mai e poi mai quel filosofo, ma in fondo sono solo un apprendista.

inchiostroveritas@gmail.com
@ChiostroVeritas

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