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Nelson Mandela: una lotta lunga una vita

Nelson Rolihlahla Mandela 1918-2013

«La pace non è un sogno: può diventare realtà. Ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare»

Nelson Mandela, leader della lotta contro la segregazione razziale in Sud Africa, si è spento il 5 dicembre scorso nella sua casa di Johannesburg, nella provincia di Guateng. Aveva 95 anni, 27 dei quali trascorsi in prigione durante la sua lotta contro l’apartheid, dottrina razzista istituita dal governo di etnia bianca del Sud Africa dopo la seconda guerra mondiale. Proibizione dei matrimoni interraziali, provvedimenti tesi a rendere più difficile per i neri l’accesso all’istruzione, impossibilità delle persone di colore di utilizzare le stesse strutture pubbliche utilizzate dai bianchi: queste, e molte altre, le leggi a capo della politica dell’apartheid contro la quale Mandela ha combattuto una lotta lunga una vita.

Nato a Mvezo il 18 Luglio del 1918, Nelson Mandela si impegnò sin dai tempi degli studi di legge all’Università del Witwatersrand nella lunga e dura corsa al raggiungimento di quell’immenso sogno chiamato libertà.  Nel 1942 si unì all’ African National Congress (ANC) ricoprendo un ruolo fondamentale per l’adozione di un programma anti-apartheid. Nel 1961 divenne comandante del braccio armato dell’ ANC, l’Umkhonto we Sizwe, organizzando e guidando la campagna di sabotaggio contro gli obiettivi del governo. Fu arrestato e condannato l’anno successivo.
I tentativi di  mettere a tacere una voce potente come la sua tuttavia furono vani: l’immagine di Mandela divenne ancora di più simbolo della lotta contro l’apartheid, fino a quando nel 1990 venne rilasciato su ordine del presidente sudafricano F.W. de Klerk. Nel 1993 Nelson Mandela vinse il Premio Nobel per la Pace e l’anno seguente divenne presidente del Sud Africa e primo capo di stato di colore. Fu grazie a lui che, proprio in quell’anno, il Sud Africa passò dal regime basato sull’apartheid alla democrazia. Mandela rimase in carica fino al 1999 diventando uno dei più grandi simboli della lotta per la conquista della libertà dell’uomo e la difesa dei diritti degli oppressi.
A seguito della fine del suo mandato, Mandela continuò a impegnarsi in diverse cause umanitarie rimanendo comunque una figura presente e costante nel sostegno dei diritti umani. Negli ultimi anni di vita fu ricoverato diverse volte a causa di un’infezione polmonare connessa alla tubercolosi contratta durante il periodo di prigionia, fino a quando il presidente sudafricano Jacob Zuma ha annunciato in un discorso televisivo il decesso dell’uomo per il quale «il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre».

«Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso»

Madiba, questo era il nome che aveva all’interno del clan di appartenenza, è stato fonte d’ispirazione e di speranza per un mondo che oggi è unito nel lutto e nel suo ricordo. La sua immagine rassicurante e imponente, la sua forza, il suo coraggio, tutto di lui ha travolto questo mondo come un fiume in piena lasciando un’immagine indelebile di sé. Dalla politica alle strade, dalla televisione ai manifesti, dalla musica e persino al cinema Nelson Mandela si è guadagnato un posto d’onore nella storia dell’umanità. Nel 2007 il regista danese Bille August diresse la pellicola Il colore della libertà – Goodbye Bafana, raccontando, durante il lungo periodo di prigionia, il rapporto tra Mandela e la sua guardia carceraria James Gregory, il quale scrisse il libro da cui lo stesso film è tratto. Cuore pulsante della storia sarà il cambiamento di pensiero di Gregory (Joseph Finnes) nei confronti di Mandela (Dennis Haysbert) e dell’intera comunità di uomini di colore, dopo essersi reso conto di quanto ingiusto fosse privare l’uomo (qualsiasi uomo) dei propri diritti basandosi su principi razziali.

 

 

 

Due anni più tardi fu invece Clint Eastwood a mettere su pellicola parte della vita di Nelson Mandela dirigendo Invictus, adattamento cinematografico del romanzo Ama il tuo nemico di John Carlin. Il film racconta i fatti realmente accaduti nel 1995 e la scelta di Mandela, durante la presidenza del Sud Africa, di usare il rugby per riunire un popolo straziato dalle tensioni razziali che l’apartheid aveva per lungo tempo creato e mantenuto. Questa volta a vestire i panni di Nelson Mandela sarà il colosso del cinema Morgan Freeman, amico dello stesso Mandela, che per la sua interpretazione guadagnò una nomination agli Oscar 2010 come migliore attore protagonista. Nomination anche per Matt Damon che nella pellicola veste i panni di François Pienaar, capitano della nazionale sudafricana.

 

 

«Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Questo è un ideale per il quale spero di vivere»

Con la morte di Nelson Mandela il mondo perde una delle sue figure più solide, più coraggiose e stimate dei nostri tempi. Ma ciò che rimane non è solo un ricordo: è un pezzo di storia che ci fa capire, oggi più che mai, quanto sia importante non perdere mai la speranza e come ognuno di noi dovrebbe combattere per i propri diritti, quando questi ci vengono sottratti, quando non ci vengono riconosciuti. Soprattutto ci fa capire quanto sia importante restare uniti, sempre. Come cittadini, come popolo, come umanità.

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