Cultura

Quando sport e politica vincono il razzismo

di Stefano Sette


Dopo i successi di “Changeling” e “Gran Torino”, Clint Eastwood ha diretto il film “Invictus”, in cui viene raccontata la vicenda politica di Nelson Mandela, detenuto n°46664 condannato all’ergastolo e rilasciato l’11 febbraio 1990 in seguito alle pressioni della comunità internazionale, collegata alla partecipazione della Nazionale sudafricana di rugby nella Coppa del mondo 1995, la prima dopo la fine dell’Aparthied.

Tratto dal libro di John Carlin, scritto da Anthony Peckman, il film è diviso in due tronconi: il primo è dedicato alla parte storica del Sudafrica dopo la liberazione di Mandela, avvenuta nel 1990 su ordine del presidente Frederik Willem de Klerck,  mentre il secondo, strettamente sportivo, riguarda la preparazione della Nazionale sudafricana di rugby alla fase finale della Coppa del Mondo.
Dopo l’elezione alla presidenza nel maggio 1994 Mandela, interpretato perfettamente da Morgan Freeman,  si pone l’obiettivo di riappacificare i rapporti tra la popolazione del paese, ancora divisa a livello razziale. Il simbolo di questa divisione è la Nazionale di rugby degli Springbok, sostenuta dai bianchi ma odiata dai neri, che in passato avevano tifato per Australia, Inghilterra e addirittura Francia. In occasione della Coppa del mondo del 1995, ospitata in Sudafrica, Mandela comincia ad interessarsi del rugby, nella speranza che un’eventuale vittoria possa integrare le due anime del paese. Mandela incontra il capitano della squadra, Francois Pienaar, interpretato da Matt Damon. Pienaar, impressionato dal livello umano del presidente,  cerca di convincere i propri compagni (tutti bianchi ad eccezione di Chester Williams, interpretato da McNiel Hendriks) a cercare l’integrazione con gli afrikaner e, dopo un’ inizio scettico, si dirigono nelle baraccopoli di Soweto ad insegnare rugby ai ragazzini e nel carcere in cui era tenuto prigioniero Mandela, dove verranno colpiti a livello psicologico. La squadra, dopo una serie di sconfitte in gare amichevoli e dopo aver più volte ricevuto il sostegno di Mandela, si qualifica per la finale contro la Nuova Zelanda e, il 24 giugno 1995 all’Ellis Park di Johannesburg, sconfigge gli “All blacks” per 15-12, tra l’entusiasmo collettivo di bianchi e neri che si trovano uniti dopo decenni di divisione e di rancore.
Il film ricorda molto “Million Dollar Baby” e “Changelling”, altri capolavori diretti da Eastwood in cui correlavano sport e sociale, ed è considerato un prodotto  ben al di sopra della qualità media offerta da Hollywood  recentemente,  tanto da aver incassato più di 79 milioni di dollari, di cui quasi 40 milioni solamente negli Stati Uniti.

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