Sport

Sia bianca, sia nera: purché sia Italia vera!

di Stefano Sette e Simone Lo Giudice

 

“Così è (se vi pare)”. Ma anche un relativista come Luigi Pirandello farebbe un passo indietro di fronte all’annus horribilis degli Azzurri.
Nessuna personale interpretazione, perché vogliamo la verità assoluta.
Punto primo: abbiamo fallito.
Punto secondo: rischiamo di averlo fatto consapevolmente.
Il 2010 ci ha eletti centenari prima (il 15 maggio) per dichiararci decrepiti poi (il 24 giugno). Accanto a un Mondiale miserrimo (con gli Azzurri spaventati dal Paraguay, frenati dalla Nuova Zelanda, umiliati dalla Slovacchia) abbiamo di recente sfagiolato anche le nostre contraddizioni più intime. Ci siamo rivelati tanto deficitari sul piano tecnico-tattico, quanto su quello socio-culturale.
Con i tempi che corrono, noi non corriamo. La globalizzazione ci destabilizza, perchè preferiamo vivere di autarchia. Mentre i coinquilini europei vivono un presente multietnico, noi dobbiamo ancora fare l’occhio a un atleta nero vestito di azzurro: è un problema di tutti, tanto dei tifosi quanto dei dirigenti.
Abbiamo chiuso il 2010 con un’amichevole in terra austriaca: pochi applausi per un pareggio stentato (contro la modesta Romania), tanti fischi per Mario Balotelli. Gesti di disapprovazione provenienti dagli spalti di Klagenfurt, dove è andato in scena l’ennesimo elogio della nostra follia. Un centinaio di ultras di estrema destra ha preso di mira l’attaccante di origini ghanesi, condannandolo tanto per pregiudizio etnico e poco per giudizio tecnico. Le minacce fioccano e uno striscione sentenzia: “CONTRO UNA NAZIONALE ITALIANA MULTIETNICA”. Ecco. Anziché andare avanti, facciamo un altro passo indietro. E non controbattiamo alla stupidità dei pochi con la saggezza dei molti: se siamo un Paese, non possiamo fare rigide distinzioni in categorie culturali.
Ci sentiamo ancora troppo bianchi per essere un po’ neri: e in fondo lo pensiamo in parte tutti quanti. Il 2010 ci lascia un retaggio scomodo: i nuovi italiani ci spaventano, i vecchi pregiudizi ci alimentano.
E il 9 febbraio 2011 affronteremo amichevolmente la multietnica Germania.
“PRANDELLI FACCIAMOLI NERI”: questa la proposta del quotidiano ligure “IL SECOLO XIX”, per rispondere sul campo ai fatti discriminatori di Klagenfurt. Convocare una Nazionale fatta da undici nuovi italiani per sconfessare i vecchi pregiudizi.
Prima di raccontarvi l’evoluzione socio-culturale dei cugini tedeschi, date un’occhiata alla foto qui in basso. Osserviamola attentamente, da sinistra verso destra: Angelo (Ogbonna), Mario (Balotelli), Stefano (Okaka). Il primo nato a Cassino (Lazio), il secondo a Palermo (Sicilia), il terzo a Castiglione del Lago (Umbria). Tre nomi italianissimi per tre nascite nostrane. Origini nigeriane per Angelo e Stefano, geni ghanesi per Mario. Tre paladini dei nuovi italiani.
Ripartiamo da qui. Perché non si può morire di autarchia bianca, quando il mondo vive di eccellenza multietnica. E se non lo capiremo in tempo, rischieremo di rivivere altri anni horribili. In ostaggio di un’Italia solo bianca e poco vera.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *