Università

L’Università ai tempi della crisi – parte seconda

di Irene Leonardis e Francesco Giordano


Dopo l’intervista al Prof. Francioni, ecco a voi l’intervista alla Prof.ssa Giuliotto riguardo le nuove lauree specialistiche in lingua inglese.

Inchiostro: Abbiamo ascoltato alcuni studenti del nuovo corso Molecular Biology and Genetics. Ne è emersa un’opionione molto positiva. Dal Suo punto di vista le aspettative (ad esempio rispetto al numero degli iscritti) sono state soddisfatte?
Complessivamente i risultati sono stati molto soddisfacenti.
Il numero di iscrizioni è stato superiore all’atteso. Per il primo anno ci aspettavamo un numero relativamente basso di iscrizioni, in considerazione del fatto che la laurea Molecular Biology and Genetics è stata approvata dal Ministero e quindi pubblicizzata molto in ritardo. Invece le iscrizioni di studenti, anche stranieri o provenienti da altre Università italiane, ha superato le più ottimistiche aspettative.
Anche la qualità degli studenti è stata superiore alle aspettative. Infatti la maggior parte degli studenti ha seguito le lezioni e partecipato alle altre attività didattiche (laboratori, journal club) con molto interesse. L’insegnamento è stato gratificante  per i docenti finora coinvolti. Gli esami sono finora stati sostenuti da un buon numero di studenti e con esiti mediamente molto positivi.

Secondo gli studenti, grazie a questo corso incontreranno minori difficoltà qualora dovessero lavorare all’estero e concretamente saranno facilitati nella redazione di articoli per un pubblico internazionale. A vostro avviso, questa novità comporta ulteriori vantaggi per gli studenti?
Saranno facilitati nella lora futura attività di ricerca in qualunque paese si svolga, anche in Italia. Infatti la ricerca di qualità è internazionale e la lingua della ricerca di qualità è l’inglese.  Il ricercatore, in qualunque paese lavori, deve leggere e scivere articoli scientifici in lingua inglese, scrivere progetti di ricerca (anche per enti finanziatori italiani) in lingua inglese, partecipare a congressi internazionali e comunicare quotidianamente via e-mail o telefonicamente con colleghi di diversi paesi.

Gli intervistati hanno consigliato di accertare la conoscenza della lingua con un test preliminare (in aggiunta all’esame di inglese sostenuto nel triennio, che è considerato insufficiente). Infatti, sebbene le lezioni siano di immediata comprensione, gli esami (scritti e orali) sono sostenuti in lingua. In questo senso un test aiuterebbe i neo iscritti a valutare le eventuali lacune pregresse. Cosa pensa di questa proposta?
Alla prova dei fatti, gli studenti non hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni nè a sostenere gli esami in lingua inglese. Non penso che sia necessario introdurre un test sulla conoscenza della lingua inglese. Le eventuali difficoltà iniziali di alcuni studenti sono state superate nel corso del primo semestre seguendo le lezioni e partecipando alle discussione con i docenti.

Avete in mente di ampliare questo esperimento anche al corso triennale o ad altri percorsi di specialistica?
No.

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