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Lo sguardo di François Truffaut sui giovani

 viette ripide, le lunghe scalinate di pietra e le piazzette tranquille di Thiers, cittadina francese nel bel mezzo del Massiccio centrale, vengono invase da frotte di bambini che corrono vivacemente verso la scuola. Questa è una delle prime scene de Gli anni in tasca  (L’argent de poche, 1976) del regista francese François Truffaut. Sono proprio i bambini e il loro impulso vitale i protagonisti del film. Truffaut ha sempre riservato una particolare attenzione ai più giovani, infatti una delle sue passioni è quella di filmare le trasformazioni fisiche e caratteriali di bambini e ragazzi. Nei suoi film, il regista narra spesso le vicende dei più giovani: ne I quattrocento colpi  (1959), così come ne Il ragazzo selvaggio  (1969), il regista si era concentrato sul singolo ragazzo protagonista dei film.

adp locandina Ne Gli anni in tasca, invece, Truffaut si focalizza sull’universo dell’infanzia e dell’adolescenza, mostrandoci le vicende del microcosmo degli abitanti più giovani di Thiers, partendo dall’esperienza della nascita e della prima infanzia, fino all’adolescenza. Le vicende dei ragazzi ruotano intorno a una costante comune: la difficoltà. Difficoltà economica per i due piccoli fratelli Deluca, che, non avendo abbastanza soldi per comprare i tanto agognati compassi, ammirati nella cartoleria del paese, cercano di procurarseli circuendo un loro ingenuo compagno di classe. Difficoltà amorosa per Patrick, un ragazzo alle prese con i primi sentimenti d’amore, provati nei confronti della madre di un amico e quindi impossibili da realizzare. Difficoltà di avere una vita come i suoi coetanei per Julien, un ragazzo che vive in una catapecchia insieme alla madre e alla nonna che passano la giornata a picchiarlo e maltrattarlo. Nell’infanzia e, ancora di più, nell’adolescenza i ragazzi iniziano a provare sulla loro pelle le difficoltà e le ingiustizie della vita, come afferma il maestro Richet nel pregnante e profondo discorso dell’ultimo giorno di scuola, ma scoprono anche di avere dentro di loro la forza per affrontarle e superarle. Questa forza consiste nell’energia vitale dei bambini, che può manifestarsi in diversi modi: l’entusiasmo dei ragazzi durante l’intervallo e alla fine delle lezioni; la testardaggine e l’orgoglio, con cui la piccola Sylvie si impunta a voler portare con sé al ristorante una vecchia e logora borsetta, suscitando infine l’ira dei genitori che la lasceranno a casa da sola. Sylvie non si arrenderà e farà in modo di attirare l’attenzione dei vicini di casa, che le offriranno un pranzo speciale. Truffaut ci mostra non solo la tipica spensieratezza e allegria dei ragazzi, ma anche la cruda realtà del mondo adulto, che spesso si dimentica, o preferisce dimenticarsi, di loro. Tutti i giovani attori hanno recitato per la prima volta, proprio come gli attori presi dalla strada tipici del Neorealismo; notiamo l’influenza della corrente italiana anche nelle riprese, effettuate in luoghi aperti, che ci raccontano tanti piccoli aneddoti, frammenti di vita quotidiana, che risultano carichi di significato e ci aiutano a comprendere il modo di essere e di agire dei bambini.

adp I luoghi in cui avvengono le vicende sono quelli frequentati dai bambini: la scuola, le case, la strada e il cinema. Il cinema e la scuola rivestono particolare importanza per Truffaut. Nessuno può resistere alla tentazione del cinema: nella sua sala, che introduce gli spettatori a un mondo fantastico ma possibile, i ragazzi occupano i posti vicino a genitori e perfino a maestri di scuola; è avvertibile la curiosità che traspare dagli sguardi e dalle parole degli alunni della signorina Petit, avvistata in un luogo così diverso dalla scuola e, per di più, in dolce compagnia.

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Il fascino del cinema spinge Julien a fare di tutto pur di assistere allo spettacolo, anche ad architettare un trucco per entrare senza pagare il biglietto. Nella sala cinematografica tutto è possibile, anche l’amore, così succede a Patrick e al suo amico Bruno che invitano due ragazze al cinema. Per Patrick sarà però un insuccesso, infatti, non riuscendo a trovare il giusto approccio, la sua compagna preferirà continuare a guardare il film con Bruno. Anche la scuola è importante come per i bambini, così per Truffaut. Le entrate e le uscite accompagnate dal suono della campanella, l’intervallo nel cortile, le lezioni e le interrogazioni: in tutti questi momenti i ragazzi esprimono la loro vitalità con sentimenti e azioni. Veniamo contagiati dall’ansia e dall’attesa di Patrick, intento a fissare insistentemente l’orologio mentre la signorina Petit interroga gli alunni negli ultimi dieci minuti di lezione. Partecipiamo al suo esplosivo scoppio di gioia quando la campanella segna la fine del supplizio, proprio qualche secondo dopo che era giunto il suo turno di interrogazione.Non identifiés Le scene comiche si alternano a quelle più drammatiche: così Truffaut ci mostra la molteplicità della vita e il modo in cui i più piccoli la scoprono e l’affrontano; infatti, come afferma in una scena la moglie del maestro Richet: «I bambini sono fortissimi, sbattono il muso, si può dire, in ogni cosa, picchiano e urtano contro la vita, ma qualcuno li protegge e poi hanno anche la pelle dura!». La vitalità esplosiva dei ragazzi accompagna lo spettatore per tutto il film, fino all’ultima scena: Patrick, in una colonia estiva, ha finalmente trovato Martine, una ragazza di cui innamorarsi. I due, dopo essere stati spinti dai compagni, si sono scambiati un bacio e fanno il loro ingresso trionfale nella mensa, dove sono accolti dalle urla festanti degli altri ragazzi. Sembrano intonare un inno alla vita che è appena iniziata. Questo impulso vitale è, come dice il titolo originale del film, la vera ricchezza che i giovani hanno in tasca, li accompagna in ogni situazione, e permette loro di cavarsela sempre.

pm


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