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L’arte dello scrivere – Book on demand [9a puntata]

 

di Andrea Gobbato

 

Chi di voi sta tentando di pubblicare un romanzo o una raccolta di racconti (come il sottoscritto) ha imparato a proprie spese che si tratta di un percorso tortuoso ed irto di ostacoli. Dall’invio del manoscritto, le case editrici possono far attendere mesi prima di far sapere il proprio giudizio (anzi, in caso di rifiuto è probabile che nemmeno si degnino di rispondere), lasciando così i poveri autori in balia di paure e tensioni, per vedersi poi magari chiedere dei soldi dall’editore (apro una piccola parentesi: non pubblicate mai a pagamento, MAI!). Se non si selezionano con cura le case editrici a cui proporre un’opera, si corre il rischio che il sogno di vedere un proprio libro esposto sugli scaffali rimanga per sempre in un cassetto chiuso a doppia mandata.

Da alcuni anni si è però affacciato sul mercato dell’editoria un mezzo di pubblicazione che permette di eliminare qualsiasi intermediario: si tratta del book on demand, il quale affonda le sue radici nel DIY (Do it Yoruself), la filosofia alla base della cultura punk. L’idea di fondo del DIY è semplice: vuoi qualcosa? Fattelo da te.

Le agenzie di book on demand offrono agli scrittori un servizio di auto-pubblicazione delle proprie opere: l’autore decide quante copie stampare (ad un prezzo solitamente molto abbordabile) e può disporre di esse come meglio crede. Si tratta di una scommessa su se stessi, un investimento sulle nostre capacità ed abilità. Inoltre, molte di queste agenzie forniscono gratuitamente il codice ISBN, in modo che il libro possa essere venduto online e distribuito nelle librerie.

Come in tutte le cose, però, anche qui troviamo le due facce della medaglia; il book on demand presenta infatti sia dei vantaggi che degli svantaggi:

-vantaggi: l’autore è allo stesso tempo editore di sé stesso, non dipende da nessuno e non deve rendere conto a nessuna casa editrice, si tratta di un buon modo per iniziare a farsi conoscere e far girare i propri scritti. Inoltre risulta il metodo di pubblicazione più adatto per chi vuole semplicemente togliersi qualche sassolino dalla scarpa e vedere il proprio nome scritto a grandi lettere su di una copertina;

-svantaggi: purtroppo, l’intero carico della distribuzione e della promozione grava sulle spalle dell’autore: non ha una casa editrice che organizza per lui incontri, presentazioni, dibattiti o che contatta i punti vendita e i media pubblicitari. Per di più, gli editori non vedono di buon occhio il book on demand, pertanto difficilmente un libro auto-prodotto verrà in seguito ripubblicato, anche se ha riscontrato un discreto successo, poiché una buona fetta di acquirenti non è più disponibile.

Insomma, il book on demand può essere un qualcosa con cui cominciare, per cercare di farsi conoscere un po’ all’interno dell’ambiente letterario, ma non pensate di riuscire a combinare chissà ché, perché senza l’appoggio di un editore serio difficilmente riuscirete ad espandere l’area di diffusione del vostro libro. Il mio consiglio è quello di sfruttare l’auto-pubblicazione per mandare un po’ in giro i vostri scritti minori, in modo da farvi un nome, tenendo di riserva quello che considerate il vostro capolavoro per quando deciderete di dare l’assalto ad una casa editrice vera e propria.

Come ultima cosa, vi lascio l’indirizzo web dei tre servizi di book on demand più conosciuti ed affidabili:

www.ilmiolibro.kataweb.it

www.lulu.com

www.photocity.it

Alla prossima settimana, con un nuovo appuntamento de “L’arte dello scrivere”.

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