Interviste

Intervista all’illustratrice e pittrice Martina Donati

Il Festival IndipendenteMente, organizzato all’interno della sontuosa cornice del Castello di Belgioioso (PV) dal 6 all’8 ottobre, ha dato la possibilità al pubblico partecipante di trovarsi immerso in un ambiente dedicato all’editoria, ma non solo. Si è trattato di un evento dalle molte sfaccettature culturali, al contempo esposizione di quadri, rassegna di conferenze, presentazioni, laboratori di scrittura creativa e molto altro ancora. Varcando l’ingresso dell’antico castello immediatamente si percepisce l’atmosfera di un ambiente raccolto, adatto a momenti di riflessione, personale o condivisa. All’interno della sala dedicata alla grafica, impossibile non notare la presenza di alcuni libri a fianco di un insieme di litografie raffiguranti Roma, “la città eterna”. Ne sfoglio uno in particolare, attirata dal contenuto: un confronto tra due grandi cantautori della scena musicale italiana, Giorgio Gaber e Fabrizio De André, nel quale “i due liberi pensatori”, vengono analizzati sia nel loro modo di vivere la quotidianità sia nella loro opera musicale. Considerevole il modo in cui da un linguaggio anche quotidiano emergano splendide metafore. Mi si avvicina allora una ragazza che scopro essere l’autrice della copertina del libro. Si tratta di Martina Donati (www.martinadonati.com), artista di origine romana alla quale decido di porre qualche domanda in merito alla sua esperienza artistica.

Mi racconta che ha sempre dipinto fin dagli anni del liceo, grazie ad alcuni laboratori pomeridiani che seguiva, in cui ha avuto la fortuna di avere come docente Ambra Feula, una pittrice, che le ha trasmesso l’amore per il disegno e per le sue sfumature.

“Mi sono laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2006, alla Facoltà di Pittura, con specializzazione in incisione, e subito dopo ho deciso di comprarmi un torchio calcografico per potermi esercitare e continuare l’avventura incisoria iniziata con grande trasporto e passione negli anni dell’Accademia. L’ispirazione deriva dalle lezioni dei grandi maestri, considerando da un lato la natura, la luce e la spontaneità e dall’altro l’intera storia dell’arte. Nell’anno 2009, proprio riguardo all’unione di due discipline a mio avviso indivisibili, ho ideato un progetto creando una rassegna, “Pensieri in arte”, che vede proprio l’unione tra scrittori, che donano i loro testi ad artisti, in un percorso di contaminazione e sintesi unico nel suo genere. Credo molto in questo “vortice” d’idee, di figure e di colori: una fusione che apre nuovi orizzonti e prospettive.

Pasolini,-2009,-acquatinta-e-puntasecca,-200x200-mmNello stesso anno è nata istintivamente l’idea di allestire una mostra sullo scrittore Pier Paolo Pasolini: leggendo i suoi scritti mi è sembrato che la sua persona fosse la perfetta sintesi tra amore, arte e poesia. Pasolini afferma: “Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so”. Una confessione e una presa di coscienza estremamente attuale in cui mi sono ritrovata. Nella mostra poi ho voluto anche mettere in evidenza i grandi riferimenti all’arte da cui Pasolini ha tratto ispirazione per i suoi film; sono partita da un’osservazione specifica riguardo a questi riferimenti, ma soprattutto rispetto a due percorsi di vita similari come quelli di Caravaggio e di Pasolini, che vivono fino in fondo il mondo che rappresentano, e hanno entrambi un interesse verso gli ultimi: il pittore lo ritroviamo perso nel sottobosco delle osterie del ‘600, mentre lo scrittore nella Roma delle borgate. Entrambi sono spinti da un qualcosa indefinibile con esattezza: una necessità che arriva dall’anima e dal ventre, la stessa che ho voluto raccontare nelle mie acqueforti. Pasolini aveva già percorso il legame tra arte e cinema, riportando in molti fotogrammi dei suoi film pose che ricordano quadri famosi. E io ho voluto riprendere il suo lavoro e l’ho tradotto in una terza via: la calcografia.”

Chiedo a Martina cosa l’abbia spinta a lavorare così a stretto contatto con l’editoria, e mi spiega che il rapporto tra arte e letteratura sta alla base del suo lavoro di ricerca, sia in pittura sia in incisione.

“Nell’estate 2015, dopo un’iL'urlo,-2009,-acquatinta-e-puntasecca,--250x200-mmntervista della giornalista tedesca Christina Höfferer in riferimento al percorso di acqueforti sulla filmografia di Pasolini con il titolo “Passaggi di tempo”, inizio a realizzare una nuova serie su Roma inerente alla pubblicazione del suo nuovo libro Lesereise Rom – Vom süßen Leben und der großen Schönheit, edito da Picus Verlag, poi uscito nel luglio 2015 in Italia col titolo “Viaggio letterario a Roma”. Da “La Dolce Vita” a “La Grande Bellezza” edito da Albeggi Edizioni di cui realizzo la copertina. L’intero ciclo di opere viaggerà in concomitanza con le varie presentazioni del libri tra le quali l’esposizione all’istituto Italiano di Cultura a Vienna, alla Scuola Germanica, all’ambasciata d’Austria e successivamente alla Residenza dell’Ambasciatore del Cile a Roma. Dal 2012 inizio a collaborare come grafica-editoriale e illustratrice con diverse case editrici, Edizioni Ensamble, Edizioni della Sera, Lozzi, Albeggi, Gangemi e realizzo progetti editoriali di libri e di mostre storico-documentaristiche con il Museo Storico della Liberazione di Roma. Attualmente gestisco l’assistenza nell’esecuzione e la formazione in incisione presso il mio studio a Roma.”

Chiedo a Martina di parlarmi del suo rapporto con l’arte e dei suoi progetti futuri. Lei racconta che l’arte per lei è una spinta da dentro, che ciò che non riesce a raggiungere con le parole lo manifesta con un segno inciso e deciso, caratteristico delle sue opere.

“Il campo che ho scelto è sicuramente un campo difficile: più che un progetto, ho una visione, un sogno: una mostra di alcuni miei quadri ed acqueforti che rappresentino una mia crescita personale e professionale. Vorrei riuscire a dimostrare il mio cammino attraverso i miei dipinti; vorrei riuscire a far capire a chi li osserva quali sono state le mie contaminazioni in questi anni di sperimentazione, sperando di emozionare le persone con la stessa intensità che ho provato io nell’incidere e dipingere alcuni ricordi sulla tela. E continuare questa avventura di contaminazione tra arte e letteratura.”

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