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La storia meschina di una domenica diversa

di Simone Lo Giudice

Ci rivoleva il grande freddo per ridarci una domenica vecchio stile. Quella in cui si gioca insieme tutti quanti, alla stessa ora.

Ci rivoleva Ibrahimovic per regalarci un’altra storia meschina. Quella di un gigante infastidito, un omino maltrattato e un cattivo napoletano: quella di Ibra che si nasconde dietro a Nocerino per colpire Aronica. Il revival che non ti aspetti nella partita più importante.

E’ stata una domenica gelida e in tanti sono scivolati facilmente.

 

Zlatan ci è ricascato. Dopo il duello Ibrahimovic-Rossi dello scorso anno (ricordate? Milan-Bari 1-1 e altro cartellino rosso per lo svedese), eccolo di nuovo. Si apposta dietro a Nocerino e tira un buffetto ad Aronica. La partita finisce lì. Con lo svedese sotto la doccia anzi tempo, all’ennesima prova di insofferenza. Resta un campione meraviglioso, che non sarà mai un fuoriclasse.

Bruttino lo 0-0 di oggi, tra un Milan fintamente ispirato e un Napoli sempre col fiatone. A Mazzarri non ha giovato nemmeno la superiorità numerica, mentre ad Allegri mancano molto gli uomini e troppo le idee. Non si vive di “schema Ibra”. E senza la forza di Boateng e l’imprevedibilità di Pato (entrambi ai box) vincere non è semplice. Ci sono stati lo sciupone Robinho (quasi una calamità naturale sotto porta) e il belloccio Maxi Lopex (che personalmente ritengo più dilettevole che utile). Serviva un apporto diverso dal mercato invernale, senza dubbio.

 

Si è mossa meglio la Juve di Conte, che però contro il Siena trova lo stop (ma le manca un rigore, inspiegabilmente vietatole dall’arbitro Peruzzo). Ha creato tanto la Vecchia Signora, che fatica a concretizzare. Resta la prima della classe in ogni caso, con una partita da recuperare (quella di Parma).

Capita ben poco nell’alta classifica. Riperde l’Udinese di Guidolin, che scivola malamente a Firenze. 3-2 per i Toscani e terza sconfitta esterna di fila per i Friulani (Genova, Udinese, Firenze). Il limite bianconero è sempre lo stesso: fortissimi in casa, arrendevoli in trasferta. Ma, nonostante tutto, occupano ancora il terzo posto.

Male la Lazio, che cade dalle montagne russe in quel di Genova. Dopo aver battuto il Milan Campione d’Italia in carica (lo scorso mercoledì sera), Reja ci rimette le penne in Liguria. Il Genova gioca splendidamente sotto porta e il tandem Palacio-Gilardino è destinato a scrivere pagine importanti di storia rossoblù. Pazzesca la legge del Marassi: 3-2 con l’Udinese, 3-2 col Napoli, 3-2 con la Lazio. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze.

 

All’Olimpico, dopo la neve, fiocca il poker. Con la Roma di Luis Enrique che schianta la piccola Inter di Ranieri. 4-0 con doppietta di Borini in grande spolvero. Sorprende questa Roma, che però alterna gli altissimi e i bassissimi di un progetto in erba, ma comunque ambizioso.

E invece cade ragionevolmente l’Inter. Con ben 8 goal presi nelle ultime due partite. All’Olimpico ha dato il peggio di sè. La squadra del Triplete si è smembrata lentamente dei pezzi migliori (Eto’o su tutti, Thiago Motta è stato l’ultimo a partire) e i rincalzi, pescati quà e là, si sono rivelati largamente insufficienti. Ranieri ha fatto il possibile. Il terzo posto resta un’obiettivo comunque difficile. L’Inter di oggi, francamente, non vale una posizione superiore all’Europa League. Il tifoso storcerà il naso, chi è obiettivo non può negare l’evidenza.

Un pensiero su “La storia meschina di una domenica diversa

  • Francesco

    Una domenica in cui tutte giocano in contemporanea: da riproporre. No al calcio spezzatino.

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