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InChiostroVeritas (14) – Aldrovandi è morto e qualcuno l’ha ucciso

di Matteo Merogno

Federico Aldrovandi è morto e qualcuno l’ha ucciso. Non sono stati “gli sconosciuti”, quelli da cui ci insegnano a non “accettare le caramelle” fin da piccoli, non sono state le varie incarnazioni del male di cui spesso sentiamo parlare. Sono stati i poliziotti. Erano in quattro. Dichiarati colpevoli e destinati a scontare una pena di 6 mesi. Il punto di arrivo di una vicenda giudiziaria che è durata anni.

Il 27 Marzo 2013 il Coisp, sindacato indipendente di polizia, ha protestato per questa pena ritenuta ingiusta, sotto l’ufficio della madre del ragazzo deceduto nel 2005. Noi qui oggi dobbiamo capire quanto questo atto di protesta sia di indicibile gravità. “Indicibile” perché, come forse ho già avuto occasione di dire, davanti alla morte di qualcuno le parole smettono di avere un qualsiasi senso. Sono inutili perché tanto un morto è un morto. Sarebbe allora forse meglio evitarle, perché quelle parole feriscono solo coloro che sono rimasti. Coloro che sentono quelle parole e ci devono convivere. È vero, Federico Aldrovandi era solo di notte, uscito da una discoteca dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti(a quanto pare una dose minima) che forse lo avevano condotto ad acquisire atteggiamenti esagerati, forse violenti. Ma la Polizia, che rappresenta lo Stato, non dovrebbe aver ricevuto un addestramento tale da saper gestire queste situazioni riducendo al minimo le misure drastiche? La Polizia è solo il braccio armato dello Stato, oppure dovrebbe essere anche il cervello?Un tempo non si diceva “chi ha più cervello lo usi”? Domande retoriche, perché questi concetti dovrebbero essere ovvi. Cosa che, a quanto pare, non vale per i quattro poliziotti, che sono diventati assassini. Esatto! Assassini, omicidi, uccisori. È anche questo quello che ora sono e lo saranno per sempre. Federico è morto. Loro, anche se con 6 mesi di carcere, vivono e vivranno. Federico non esiste più. Federico è morto solo come un cane. Federico era solo contro quattro. Non me ne riesco a capacitare. Sembra una barzelletta, invece è la realtà. Sembra di tornare a tecniche medievali, ai bellatores. Ma ora siamo nel 2013. E quando sentiamo raccontare episodi del genere ci viene da chiederci ancora una volta: ci può essere giustizia? Purtroppo qui, oggi, la risposta sembra essere no. Perché non c’è giustizia davanti alla morte di qualcuno. Non c’è più un pagare per qualcosa che si ha fatto, non c’è più un dare per ricevere. Non c’è più nulla. Anzi, c’è solo il Nulla. Anche solo l’idea di una protesta dovrebbe far accapponare la pelle ad ognuno di noi. Supera ogni possibile ragionamento umano. La protesta ha simboleggiato infierire sul cadavere, sull’umanità della madre, che comunque ha perso la persona che aveva generato, che aveva amato.

Questa vicenda brucia sul rogo qualsiasi libro sulla Giustizia o manuale di diritto penale. Perché fare giustizia significa fare qualcosa. E quando muori quel qualcosa non c’è più. Non ci resta che fare tutto il possibile per diffondere nella società quegli insegnamenti che possono cercare di impedire che gesti come questo accadano. La giustizia oggi è morta. Aspiriamo ora a diffondere il “senso delle cose giuste”. Me ne frego delle azioni compiute in nome della Giustizia, preferisco di gran lunga le azioni giuste!

Non ridere, non piangere, ma comprendi!

inchiostroveritas@gmail.com

Un pensiero su “InChiostroVeritas (14) – Aldrovandi è morto e qualcuno l’ha ucciso

  • questi poliziotti, quelli che hanno manifestato sotto l’ufficio della mamma di Aldovrandi, rappresentano secondo me il grado più basso dell’ignoranza umana.ignoranza come male; ignoranza, non come assenza di sapere, ma come assenza di umanità, come grettezza, stupidità,acritica partigianeria. Da uomini come si fa a difendere uomini che hanno barbaramente ucciso a botte un ragazzo? Complimenti Matteo per come esprimi questi sentimenti che sono un misto di indignazione e delusione verso il genere umano.

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