Il social media editor: una professione che cresce
Il primo giorno all’IJF, mercoledì 24 aprile, abbiamo partecipato al panel Internet and Politics svoltosi nellaSsala dei Notari. Erano presenti Anna Masera, social media editor del quotidiano La Stampa, Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, Beppe Severgnini e Aron Pilhofer del New York Times. In collegamento Skype abbiamo ascoltato Kevin Bleyer, autore dei discorsi di Barack Obama. Il grande assente è stato Matteo Renzi, impegnato a Roma nei difficili momenti di transizione per il suo partito.
Abbiamo deciso di approfondire insieme ad Anna Masera la figura professionale del social media editor. Quello del social è un campo aperto a investimenti e – perché no? – anche assunzioni. Tenetelo d’occhio, studenti di oggi e lavoratori di domani.
Inchiostro – Che ruolo stanno acquisendo i social media editor in Italia? Quanto si sta investendo su questa figura professionale?
Anna Masera – Io sono un caso anomalo, poiché sono stata la prima social media editor ad essere assunta in un giornale tradizionale. E poi sono anche piuttosto vecchia per questa professione. Ho incontrato ad esempio la SME del New York Times: poteva essere mia figlia. Nonostante questo è una sfida meravigliosa, e non tornerei mai indietro.
Quella del Social Media editor è una figura in espansione, non solo nei giornali, ma anche nelle aziende. Anche i leader politici hanno dei social media editor. In generale è un lavoro in forte crescita.
Tuttavia nel caso particolare del mio giornale, che sta vivendo il passaggio dal cartaceo all’online, il mio ruolo sta un po’ esaurendosi. È utile fino a che tutti i giornalisti non usano regolarmente ed efficacemente i social media. Sono una coordinatrice dei servizi social di tutti i miei colleghi. Ho un piccolo team esterno.
Spero che in un futuro si cresca. Dipende se il giornale è in grado di allargarsi perché, nonostante tutto, i nostri stipendi arrivano ancora dalle vendite del cartaceo.
