Domenico Quirico racconta il Male

di Fabio Palanza

«Gli atti di uomini privi di misericordia». Questo è il Male secondo Domenico Quirico, giornalista di La Stampa rapito in Siria nell’aprile 2013 e liberato in settembre, ospite venerdì 29 novembre presso il Collegio Nuovo. «Sopravvive chi è più feroce degli altri e chi compie atti di misericordia viene letteralmente spazzato via». È il contesto dei tardi sviluppi di una rivoluzione iniziata più di due anni fa, rivoluzione in cui Quirico aveva fermamente creduto fin dall’inizio.
Oggi la situazione è mutata: il clima è quello di una lotta di classe in cui i poveri cercano di sopraffare i più ricchi. A tal proposito il giornalista ha evidenziato come il sequestro di persona sia diventato una vera e propria industria nazionale: i bersagli principali sono i reporter, ma non vengono risparmiati i civili stessi, liberati solo e unicamente in cambio di soldi. È la fase dei profittatori, delle bande di briganti che vivono sulle spalle della popolazione e che hanno preso il posto dell’armata libera di ribelli al regime. Di essa oggi nessuna traccia, solo piccoli gruppi dispersi senza un punto di riferimento.

 

Domenico Quirico considera il suo operato in Siria uno struggente fallimento: non solo  per l’essersi inizialmente illuso di assistere a una rivoluzione di qualità, nonostante l’assenza di un vero e proprio progetto politico, ma anche per non essere riuscito a commuovere le persone a tal punto da spingerle a organizzare manifestazioni su larga scala, per protestare contro le violenze in atto.
Nonostante ciò, in seguito all’interesse manifestato dagli U.S.A. verso il caso siriano, di una cosa Quirico è certo: intervenire ora in Siria equivarrebbe in qualsiasi modo ad un errore. L’unico Stato ad avere in mano il destino del Paese è infatti la Russia, che da sempre considera la questione un capitolo essenziale della propria politica interna. In Siria è stanziato il suo ultimo porto sul Mediterraneo, Tartus, tassello fondamentale per il progetto del presidente russo Vladimir Putin verso un ritorno del suo Paese al ruolo di potenza mondiale.

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