Attualità

Un fiocco giallo in meno

Una Bonino in rosa accoglie Domenico Quirico tra le braccia, finalmente libero. Più magro, disorientato eppure presente per rispondere ai giornalisti che gli chiedono “se abbia provato paura.” Cinque mesi e pochissime certezze, il silenzio rotto solo da una breve telefonata in giugno.

Ora il suo giornale, La Stampa, si libera del fiocchetto giallo. Ma tanti altri, e forse senza fortuna, saranno i reporter a sfidare le terre più difficili, tutto per raccontare. Far sapere storie terribili, “con gli occhi di chi le vive”.

Così aveva detto Quirico: a volte è necessario entrare nel male, conoscerlo dal suo interno. Ci sarà il tempo per il suo racconto, con lo stile unico del reporter.

Adesso è il tempo dell’uomo. Il limite da non superare, in questo lavoro, va considerato, e sembra che anche Domenico lo riconosca, nel profondo.

Tradito, così si è dichiarato, da una rivoluzione che ha tentato di narrare al meglio delle sue capacità, quel meglio ottenibile nel mezzo del caos. Lui che la morte l’ha sfiorata, proverà a spiegare il perché. Torna cambiato, da moglie e figlie, torna ma i suoi cari sanno che non è detto sia per molto.

All’ uomo Quirico è possibile dare un numero indefinito di etichette: temerario, egoista, folle, coraggioso. Al reporter, sarà riconosciuta una carriera eccellente.

Uno spregio del pericolo tale da far credere che l’uomo Quirico non sia del tutto consapevole, eppure no.

Domenico è un reporter esperto e abile, è andata come doveva andare. Tornato, dopo mesi di alienazione, è solo occhi, parola, fede.

Forse è il suo immenso rispetto verso l’uomo, di qualunque credo e colore, che gli ha permesso di tornare.

Non si sa per quanto, ma adesso è a casa.

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