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Il punto letterario (5) – Scusa ma ti chiamo tormento

di Elena Di Meo

Muri, ponti, porte del bagno, panchine, banchi di scuola. Su questi e altri luoghi sono trascritti con pennarelli indelebili gli amori impossibili di coloro che non vogliono dimenticare di essere stati giovani. Piccoli vandali per necessità più che per professione. Quando la passione irrompe dall’arteria principale e affluisce in tutto il corpo, diventa impossibile resistere all’impulso di condividere con il mondo intero la nuova energia di cui si è dotati, la forza dell’amore. Che poi il sentimento sia oggi circondato da offese anonime e da apprezzamenti firmati non ha importanza. Che la forma scelta dal poeta sia oggi una stringa alfanumerica a discapito del tradizionale “Ti voglio un casino di  bene” ne ha ancora meno. Il pensiero non conta solo quando si scartano i regali deludenti. Sempre di manifestazione d’affetto si tratta.
Un nome inciso in una tavola di legno o scarabocchiato su un pezzo di intonaco è tutto quanto potrete mostrare agli estranei che, invidiosi della felicità altrui ed incapaci a costruirsene una propria, si vanno beffando del detto amor vincit omnia. Se avessero potuto prendere parte alla manifestazione del grande amore, avrebbero lasciato che gli spiriti degli amanti separati dalle vicende della vita (o della morte) si congiungessero prima della fine dei tempi – a nulla sarebbe valso il tentativo di liberarsi dalla stretta del fantasma, impedendole di entrare. Come frenare, dopotutto, l’ossessione di un cuore innamorato che nei profili delle nuvole e nelle fronde degli alberi intravede il viso della sua bella e ne soffre?  Sarebbe come convincerlo a rinunciare ad una parte di se stesso, impedendo al suo egoismo di manifestarsi e di rubare l’intera esistenza di lei. Non che la regina di cuori avesse un intento più nobile: preferire una sicurezza economica per sé piuttosto che andar incontro al proprio destino non poteva che condurla all’infelicità. E il disprezzo per una scelta diversa non poteva esser confessato in maniera più crudele, anche se addolcito da una dichiarazione d’amore. Di conseguenza, il re di spade non avrà potuto far altro che tramandare il tormento dalla stessa ereditato, e quando la tortura inflitta al carnefice sarà pari a quella patita dalla vittima la sua vendetta sarà compiuta. Ma nessuna soddisfazione seguirà alla sua vittoria. Una consapevolezza nuova tuonerà un avvertimento sotto forma di maledizione, non prima che il dolore colpisca la sua mente come un lampo: fulminati saranno i  cuori di entrambi, saldati come se fossero uno solo.
Pertanto, se il vostro senso civico dovesse essere urtato alla vista di vicoli tappezzati da scarabocchi, tremerete all’idea che invece di una frase meriterebbe di essere scritta l’intera storia. Consolatevi: quando la nuova generazione sostituirà la presente, potrete mostrarle non la strada da percorrere ma almeno l’esempio da non seguire. Punto!

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