Attualità

A Pavia l’ “urlo” delle donne contro la violenza

I fatti di cronaca legati a episodi di violenza nei confronti del genere femminile hanno dimostrato l’urgente necessità di agire e chiedere a gran voce alla giurisdizione italiana di emanare leggi per la tutela della donna e, ovviamente, pretendere che esse siano rispettate.
I dati raccolti dalle istituzioni valgono più di molte parole: il dramma è che il dato in sé, ricordiamolo, nasconde una persona, spesso figlia e madre, il che significa che chi esercita violenza su di lei non abusa solo del soggetto in sé, ma anche degli affetti che lo circondano, distruggendo più vite. Non è più tempo per restare fermi pensando a quale possa essere la soluzione migliore: il numero di vittime di femminicidio così come di violenza ha raggiunto livelli allarmanti.
La domanda che affligge qualunque essere umano è la seguente: come è possibile che un proprio simile, capace di intendere e di volere, possa arrivare ad attentare al rispetto altrui, non solo fisico, ma anche morale? E’ necessario rilevare quante volte poi, anche la salute corporea può risentire di un “semplice” insulto: quando l’autostima va ad annullarsi si può arrivare al rifiuto della cura di se stessi, quindi al declino personale che, se non arrestato in tempo, conduce al più tragico dei destini.
Se il rispetto della normativa in vigore, e qui è bene citare tra le tante la Convenzione di Istanbul, non è preso in considerazione dai vertici di chi ci governa, il genere femminile ha deciso di dar voce, in prima persona, ai propri diritti.
Lo scorso sabato 2 dicembre, presso l’Aula Foscolo dell’Università degli Studi di Pavia, gli Stati Generali delle Donne e l’associazione Ottomarzotuttol’anno2017 hanno deciso di riunirsi in un convegno dedicato alla valorizzazione della figura femminile come portatrice di grandi qualità, al quale sono intervenute diverse categorie di professionisti. All’appello non è mancato un gruppo di donne vittime di violenza che hanno trovato il coraggio di raccontare la propria esperienza al fine di descrivere i primi segnali di rapporto sentimentale perverso. Mai giustificare una percossa, ma nemmeno un divieto inutile.

Se l’Italia fosse davvero un Paese democratico, non lascerebbe che le vicende di violenza aumentino in maniera esponenziale. Non importa che non si tratti di omicidio: anche un termine poco carino, gentile influisce pesantemente su un rapporto di coppia. Le dinamiche di un sentimento che non porta al lieto fine cominciano da un apparentemente sciocco tono derisorio fino ad arrivare a umiliazioni sempre più pesanti, sempre più dolorose.
Una politica che vuole enfatizzare il ruolo sociale femminile si preoccupa di organizzare corsi di formazione in ambito psicologico e costruire strutture adeguate a ospitar donne in difficoltà, con tanto di prole. Non meno funzionali sono incontri di confronto a tema analogo. Raccontare e raccontarsi sono l’unico vero strumento verso la consapevolezza di quanto si valga. In parallelo è bene che le nuove generazioni, molto abili nell’esprimere le proprie emozioni tramite la tastiera di un dispositivo elettronico, siano in grado di manifestare la medesima attenzione nei nuovi rapporti che, nel loro cammino di crescita, intrecceranno.

Dalle ore 9:00 alle ore 19:00, l’evento patrocinato dalla Provincia e dall’Università di Pavia ha accolto numerosi interventi ed esperienze. Durante la mattinata si è svolta la premiazione dei cosiddetti “Uomini Illuminati”, coloro che si sono distinti per aver partecipato, a fianco delle donne, a progetti per raggiungere la tanto anelata “parità dei sessi” e della giovane attivista Elisa Bellingeri, seguita poi dall’illustrazione dell’ iniziativa “Panchine Rosse” da parte di Tina Magenta; la presentazione dell’ultimo libro dell’ avvocato Fabio Roia e altri spunti di riflessione su un particolare metodo di agire contro la violenza adottato dalla Regione Trentino, oltre all’intervento di alcune scuole secondarie di primo grado.
Alle ore 13:00 la stilista Roberta Donati ha presentato una sfilata dal significato particolarmente profondo: i tessuti dei capi non si devono ammirare tanto per la fama del marchio che li caratterizza, quanto per esser stati cuciti da donne che han conosciuto molto da vicino episodi di violenza. Protagoniste della parentesi dedicata alla moda sono state alcune studentesse dell’ateneo stesso, rimaste poi particolarmente soddisfatte dal connubio creatosi: nuove amicizie per una giusta causa. Un ringraziamento particolare a Monica Borsa e Lia Crincoli che hanno aiutato nella preparazione di abiti e modelle.
Nella seconda parte della giornata è stato lasciato spazio ad attori del campo socio-psicologico, nonché volontari impegnati in associazioni benefiche, volte anch’esse alla gestione di problematiche “rosa”.

Il momento di riflessione più critico ha riguardato il mancato rispetto della donna in gravidanza. Dar alla luce un figlio comporta numerosi cambiamenti fisici e umorali, ma l’uomo dovrebbe ammirare la compagna per ciò che è in grado di generare e perché la creatura in arrivo riguarda in prima istanza quell’uomo stesso.
Esponenti di varie regioni italiane hanno illustrato le iniziative realizzate sul tema. Il caso che più ha invitato a riflettere è stato quello della Regione Umbria: nota area spirituale e di una bellezza naturale incontaminata, è tristemente posizionata al primo posto tra le altre regioni per l’elevato numero di femminicidi. Tra le antiche tradizioni è stata mantenuta anche quella che vede il ruolo della donna come domestica e nutrice dei figli. Ambizioni? Ovviamente zero.

Come ha affermato la ministra Laura Boldrini, una donna e mezzo ogni giorno viene uccisa: numeri da scenario di guerra. Peccato non si possano contare quelle che, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, vengono uccise moralmente. Non sono soltanto gli insulti più espliciti a offendere, ma anche le proibizioni, come ad esempio nella scelta di vestire; i “no” durante un colloquio di lavoro, motivati perché donna =  potenziale mamma =  potenziali periodi di assenteismo nell’attività professionale, ma anche le occhiate di compatimento quando una Lei interviene in un argomento considerato prettamente maschile.

Nella parte conclusiva della conferenza sono stati illustrati i concetti di “amore “ e “malamore” da parte di dottori in filosofia e psicologia. A questo proposito i differenti fogli colorati appesi nei pressi dell’Aula Foscolo riportano alcuni slogan citati da studentesse. Prendendone ad esempio uno particolarmente esplicativo: “Il trucco serve per rendersi più piacevoli, non per nascondere una peggiore realtà”. L’esperto in counseling Pietro Pontremoli si è concentrato su un concetto di cui sentiamo parlare forse anche abusandone: ”Empatia”. Ogni individuo, buono o malvagio che sia, la possiede: essa è riconosciuta come dote innata. L’individuo particolarmente empatico possiede una spiccata duplice attenzione: sia verso di lui sia verso gli altri, ed entrambe allo stesso livello. L’empatia risulta anche utile per proteggere la nostra incolumità: comprendere l’atteggiamento di chi ci sta accanto, significa scegliere come gestire o non gestire i rapporti con quella persona. Il docente ha invitato ogni vittima di violenza a cercare aiuto e a intraprendere un percorso di reinserimento nella società, poiché i sentimenti negativi che assillano chi subisce violenza non permettono di sentirsi a proprio agio tra la gente. E solo uscendo dalla porta di casa propria è facile incontrare altre persone, conosciute e non. L’alternativa, chiudersi dentro le mura di casa, rifiutando una vita che non sembra più appartenere, è pari a morire: invece la vita è un grande dono e, seppur non sempre regali soddisfazioni, va amata e riconquistata anche con più grinta di prima.

Il saluto finale con l’auspicio a una sempre più attiva partecipazione al progetto di persone di cuore grande e anima sensibile, è stato dato proprio da “Inchiostro”, giornale degli studenti universitari di Pavia, e da Diana Aurelia Gerea, una futura psicologa, praticante nel settore del counseling e dell’educazione, nonché attiva collaboratrice delle numerose iniziative coordinate da Isa Maggi, una tra le principali esponenti di iniziative contro la violenza di genere.

Applausi, sorrisi e lacrime di commozione hanno dichiarato il successo dell’evento, alle cui spalle è stata prevista una preparazione di diversi mesi e la raccolta di numerosi contatti. La nostra Pavia è stata quindi teatro di un ampio scambio culturale a impatto nazionale e internazionale, incentrato su un tema scottante, che può coinvolgere sia in prima persona sia chi ci è a cuore, ciascuno di noi.

Sapere che esiste il problema e va eliminato, significa avere in possesso le armi per combatterlo.

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