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Il 2017 in Medicina

Il 2017 è stato un anno movimentato sotto numerosi punti di vista (basterebbe menzionare il nuovo Presidente americano).

Anche in medicina non ha deluso, registrando notevoli progressi in svariati campi.

Nuovi farmaci: anche se costituiscono forse le novità meno eclatanti, è giusto menzionare l’arrivo di nuovi medicinali, come l’evolocumab, un anticorpo monoclonale che legandosi a particolari recettori sulle cellule epatiche permette una maggiore rimozione da parte del fegato delle LDL, lipoproteine che trasportano il colesterolo definito popolarmente “cattivo” in quanto responsabile dell’aterosclerosi. Questo farmaco, che ha dimostrato nel 2017 di ridurre drasticamente il livello di LDL, rappresenta una nuova arma in pazienti refrattari ad altre terapie, e finalmente potremo completare il nostro McMenu con porzioni extra di patatine senza sentirci in colpa.

Terapia oncologica: il cancro (“cancri” sarebbe meglio) rappresenta ancora la seconda causa di morte nel mondo occidentale dopo le malattie cardiovascolari. Uno dei problemi chiave è che la risposta immunitaria contro la malattia viene soppressa; il sistema immunitario infatti, nell’attaccare le cellule maligne, seleziona sfortunatamente quelle che riescono a eluderlo (grazie a mutazioni che le rendono “invisibili”), dimostrando che il cancro è un esempio tragicamente perfetto di selezione naturale operata dall’ambiente a livello cellulare.

L’immunoterapia è una strategia recente che mira a riattivare questa risposta immunitaria, ad esempio con molecole che stimolino le cellule guardiane o con veri e propri “vaccini” a base di molecole tumorali. Nel 2017 due team delle Università di Ginevra e Basilea sono riusciti a creare un virus artificiale (contenente molecole tumorali) che nel sollecitare una risposta immunitaria causa una riattivazione delle cellule guardiane contro il cancro.

Terapia genica: caposaldo di qualsiasi distopia fantascientifica che si rispetti, l’idea di poter “aggiustare” il DNA risuona spesso anche nella mente dei non addetti ai lavori. Parossismi letterari a parte, la cosiddetta “terapia genica”, l’utilizzo di DNA estraneo consegnato alle cellule per sostituire parti difettose della doppia elica, rappresenta forse l’unica vera soluzione alle malattie genetiche, spesso una condanna per il paziente.

Inizialmente considerata di difficile realizzazione, lo sviluppo di nuovi metodi  ha consentito di trasferire questo approccio dalla teoria alla pratica, come dimostrato lo scorso anno in Germania dall’innesto di pelle in un paziente affetto da una variante di epidermolisi bollosa. Questa malattia genetica, che rende la pelle talmente fragile da far definire i pazienti “bambini farfalla”, è stata vinta modificando le cellule staminali da innestare con un virus che ha inserito la copia corretta del gene responsabile.

DNA taglia e cuci: l’anno appena passato è stato significativo anche per una delle tecniche di DNA editing più recenti, che sfrutta le Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats (per gli amici CRISPR)Le CRISPR costituiscono un esempio ancestrale di meccanismo immunitario per difendersi da materiale genetico estraneo. Presenti naturalmente nei procarioti (batteri e archibatteri), queste sequenze di DNA sono incorporate nella cellula successivamente all’invasione di fagi, virus che hanno come unico obiettivo l’inserzione del proprio acido deossiribonucleico e la riproduzione a oltranza. Similmente quindi agli elefanti e a certi quarantenni su Facebook, gli esseri procarioti non dimenticano e non perdonano: una volta collezionato il DNA di un invasore, lo utilizzano come modello per individuare e neutralizzare sequenze uguali nel proprio materiale genetico.

Tra le proteine che possono essere impiegate nel processo, Cas9 (un’endonucleasi, enzima che rimuove il DNA colpevole) è sfruttata per il gene editing inserendo in cellule non necessariamente procariote il DNA necessario per ottenere un complesso CRISPR/Cas9 e un template per sostituire una qualsiasi sequenza con un’altra.

CRISPR_transfection

La tecnica CRISPR/Cas9
(Da Wikipedia, autore Nielsrca –  basato su originale di Nature Protocols, CC BY-SA! 4.0)

Questa tecnica, già estremamente specifica, è stata ulteriormente migliorata nel 2017 con l’associazione a CRISPR/Cas9 degli Abe (Adenosine Base Editors), che permettono la correzione di singole coppie di basi azotate (da A-T a G-C) e delle cosiddette mutazioni puntiformi (cioè di una sola coppia di basi). Questo approccio permette quindi di riparare il DNA senza nemmeno romperlo.

Arista d’uomo: il 2017 ha anche visto la creazione in Cina dei primi embrioni ibridi di uomo-maiale, ottenuti con cellule staminali umane indotte (provenienti cioè da cellule già differenziate), unite a embrioni suini poi inseriti in scrofe. Anche se a qualcuno questo potrà ricordare South Park e il suo “uomorsomaiale” (la creatura “metà uomo, metà orso, metà maiale”) il fine di tutto ciò non è creare abomini ma animali che possiedano organi “umani” e quindi trapiantabili, risolvendo quindi uno dei più grandi problemi della medicina moderna.

Ciò che ha segnato dunque il 2017 in campo medico è stato un cambio di paradigma, già iniziato negli anni precedenti, che va oltre le classiche strategie terapeutiche per combattere malattie un tempo considerate nemmeno remotamente approcciabili. Sicuramente la bioetica dovrà mantenere il passo in ciò che sembrerebbe un progresso rapido e incalzante: il DNA editing, una volta ultimato e reso “commerciale”, porterà a dilemmi come: “È giusto decidere il colore degli occhi di mio figlio?”, “Dovrei evitare che mi diventi chitarrista?”.

Molti dunque i rischi in questo Brave New World.

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