Concorsi

Onde – Luca Brigada Villa

di Luca Brigada Villa

Rifrazione: In fisica, fenomeno che si verifica, insieme alla riflessione, quando un fascio di radiazioni luminose, o in generale elettromagnetiche, incide sulla superficie di separazione tra due mezzi trasparenti aventi diverso indice di rifrazione e una parte di esso la attraversa e viene trasmessa nel secondo mezzo dove forma con la normale alla superficie un angolo diverso da quello di incidenza, detto angolo di rifrazione, e si propaga lungo una diversa direzione.

Prima o poi l’avrebbe aggiustata, quella maledetta tapparella; o almeno avrebbe chiamato qualcuno per farlo. Rimangono quelle fessure a mezza altezza che fanno entrare la luce del sole e lo svegliano, ma prima o poi si deciderà a farla riparare e allora riuscirà a dormire oltre le sei o le sette del mattino, a seconda della stagione. Dopo aver attraversato la finestra, il fascio luminoso si era posato sul suo cuscino e in poco tempo, a causa del suo sonno così movimentato, era finito proprio sulla palpebra. Il tempo di aprire l’occhio e aveva capito che non avrebbe più potuto posticipare l’inizio della sua giornata dormendo ancora un po’.

Oggi, sabato diciassette settembre, il risveglio di Leonardo è stato alle sei e quattordici. Lui non sa che ore sono e spera che siano le otto, come se la consapevolezza di aver dormito fino a “tardi” gli facesse dimenticare il fatto che non è per niente riposato. Si alza dal letto con fatica come tutte le mattine ed è costretto a fare uno sforzo immane per sopportare il dolore alla schiena che gli provoca l’atto di mettersi seduto sul letto. Soffre ormai da un po’ di tempo di artrosi alle vertebre lombari e, soprattutto di mattina appena sveglio, il dolore gli toglie quasi il fiato. Ci vuole un po’ di tempo per recuperare la lucidità, tempo che impiega stando seduto e guardandosi intorno cercando qualcosa che gli dia un appiglio, un’idea a cui aggrapparsi per fare qualcosa e riuscire a spostare un po’ più in fretta il tempo. Non trova nulla nella sua stanza, quindi si alza e va verso la cucina per controllare l’ora: avrebbe festeggiato il fatto di essersi alzato più tardi del solito preparandosi una colazione abbondante, di quelle che gli preparava sua moglie alla domenica e così sarebbe passato ancora del tempo. Le sei e ventitré: lo legge nell’orologio appeso accanto al frigorifero. Trangugia un biscotto, ingoia un bicchiere d’acqua e termina la sua colazione insipida.

Riflessione: In fisica, fenomeno che si verifica, insieme alla rifrazione, quando un fascio di radiazioni luminose, o in generale elettromagnetiche, incide sulla superficie di separazione tra due mezzi trasparenti aventi diverso indice di rifrazione e una parte di esso viene rinviata nel mezzo da cui proviene il raggio incidente, tracciando con la normale alla superficie un angolo uguale a quello del raggio incidente stesso, ma con una diversa direzione di propagazione.

In bagno è ancora notte anche dopo aver aperto le ante: il momento dell’alba è particolare se lo si guarda direttamente nel cielo. Giorno e notte si rincorrono, l’uno cacciando l’altra, separati dall’aurora, unica barriera che impedisce il mischiarsi di queste due luci. Hanno bisogno di essere separate per esistere. Com’era l’enigma della Sfinge? Ah, chi sono le due sorelle che si generano l’un l’altra all’infinito? La risposta è lì davanti a lui, o meglio, lì sopra di lui, giorno e notte. L’altro dei due indovinelli a cui i Tebani non riuscivano a trovare risposta e che Edipo risolse l’aveva vissuto tutto: era ormai arrivato a doversi reggere su tre gambe, con l’aiuto di un bastone, si era dovuto rendere conto, suo malgrado, di essere diventato vecchio. Prima la pensione, ma smettere di lavorare non era stato poi così traumatico e si era goduto un paio di anni con sua moglie Sara visitando città che erano state solo dei sogni; poi la morte di Sara, che gli aveva dato tanto tempo libero che né l’infinita tristezza né il riposo potevano occupare; infine la nascita di Aurora, in effetti l’unica cosa dolce della vecchiaia, l’unica cosa per cui valesse la pena avere tanto tempo libero, cosa che ha sempre odiato e che ha sempre evitato tenendosi occupato in modi impensabili. «Eméra, eméras, eméra, eméran, eméra; núx, nuctós, nuctí, núcta, núx». Si ricordava ancora la declinazione delle due parole greche: aveva bisbigliato come se fosse una preghiera, una preghiera di fronte a quel cielo che aveva tutto, di fronte alla soluzione dei due enigmi: lui, prima quadrupede, poi bipede e ora tripede, di fronte alle due sorelle che si danno la vita e se la passano attraverso l’aurora. Come aveva fatto a scordarselo? Era sabato e suo figlio Elia avrebbe portato da lui Aurora al primo giorno di riposo dopo la prima settimana del nuovo anno scolastico. Ha passato tutta l’estate con lei, gli ha fatto dimenticare per un paio di mesi il fatto di essere solo e ora, con il ricominciare della scuola, si è dovuto riabituare a non averla sempre con lui. Quest’ultima settimana è durata un’eternità. Aurora scaccerà la notte. Va a guardarsi allo specchio e si conta le rughe. Si lava la faccia, i denti e si pettina e mentre si prepara pensando che tra non molto rivedrà sua nipote vede nel riflesso un Leonardo diverso, che cambia piano piano e alla fine, prima di spegnere le lampadine che illuminano il lavandino, riesce anche a vedersi un sorriso.

Diffrazione: In fisica, fenomeno che si manifesta tutte le volte che un’onda luminosa o sonora incontra un ostacolo, ad esempio un foro, una fenditura, un bordo, e per il quale tutti i punti dell’ostacolo diventano sorgenti di altre onde sferiche coerenti elementari; al di là dell’ostacolo opaco, le onde riescono a raggiungere anche punti che resterebbero in ombra o non attraversati dal suono se la propagazione fosse semplicemente rettilinea.

Si era appassionato e aveva iniziato a suonare da giovane l’armonica a bocca; col tempo è diventato anche bravo. Soffiare e aspirare dentro quei buchini gli ha sempre fatto ritrovare la tranquillità nei momenti di maggior sconforto, quasi come chi cerca di superare le crisi di panico respirando in un sacchetto di carta. In casa sua c’è sempre stato poco tempo per la televisione, più un soprammobile che un elettrodomestico; molto più probabile, invece, è entrare in salotto e trovare Leonardo impegnato nel seguire con l’armonica gli accordi di una chitarra trasmessi da uno dei suoi dischi. Anche stamattina, inganna l’attesa suonando un po’: è seduto e ha appena messo un CD. Parte la voce inconfondibile di Cohen che canta Hallelujah e va a prendere le note da sottoterra. Il pianoforte suona dalle due piccole casse sulla mensola e lui segue la melodia con la sua armonica, il tutto in un insieme caldo e avvolgente. È riuscito ormai a farsi trasportare, si è quasi dimenticato del tempo e di ciò che sta aspettando. Qualche pezzo di De Gregori, Bob Dylan, Rolling Stones; è quasi stanco, ma non smetterebbe mai. Il rumore sordo del citofono arriva a rompere l’armonia e Leonardo si sveglia una seconda volta.

«Chi è?»

«Elia, ti lascio Aurora: aprile che sale! A dopo papà!»

«Va bene, a dopo!»

Fuori dalla casa, al cancello, la bambina dà un bacio a suo papà, lo guarda risalire in macchina e ripartire, poi entra. Sale le scale fino a trovarsi davanti alla porta dell’appartamento dei nonni; per lei sarà sempre “l’appartamento dei nonni” anche se ora c’è solo il nonno.

Leonardo inserisce la chiave, ma non gira.

«Aspetta, ora ti apro».

Passano dieci minuti, ma niente. Leonardo è disperato e non sa cosa fare.

«Non fa nulla, nonno. Guardami almeno dalla serratura!»

In un attimo l’ingresso prende il colore degli occhi di Aurora, lui si accascia e si siede con la schiena appoggiata alla porta.

«Suonami qualcosa, dai!»

Lui attacca senza base con il suo preferito, l’assolo di armonica di Bennato ne L’isola che non c’è. Il pianerottolo si colora di musica. Finisce.

«E ora riprova ad aprire, nonno!»

«Va bene». Inserisce la chiave.

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