Attualità

#IJF14 – La lunga notte dell’Unione Europea

di Irene Doda

È nata una star nel panorama delle notizie di attualità: l’Europa, la cui trattazione per lunghi anni è rimasta dominata dai tecnicismi, appannaggio di un’élite che poteva comprenderla. Oggi più che mai si discute di come migliorarla e di quali lezioni trarre dalla crisi del 2008-2009, di cui ancora subiamo i pesanti strascichi. Il motivo tangibile di questo interesse sono le imminenti elezioni del nuovo Parlamento, in cui l’Europa fronteggerà al livello politico ed elettorale i suoi avversari, populismi e nazionalismi di vario genere.

Al Festival Internazionale del Giornalismo sono stati presentati tre libri che affrontano l’argomento sotto diversi punti di vista. Europa o no di Luigi Zingales è un bilancio di costi e benefici della permanenza nell’Unione, e di conseguenza anche dell’abbandono dell’Europa e della zona euro. Zingales ha parlato della necessità di una maggiore democratizzazione e di un reciproco controllo tra i paesi. “Se i cittadini europei ricevessero un assegno di disoccupazione con il simbolo dell’Europa Unita, come cambierebbe la percezione collettiva delle istituzioni?” ha detto il professore, intervistato dal giornalista de La Repubblica Federico Fubini. Una delle grandi questioni irrisolte della vita comunitaria, infatti, è proprio quella della comunicazione: cosa si sa dell’Europa e del suo funzionamento? Abbiamo davvero la consapevolezza di cosa potrebbe significare rinunciare all’Unione? Nella sua ultima fatica La vita è un viaggio, Beppe Severgnini lancia l’idea provocatoria di una “Giornata Senza Europa”: per ventiquattr’ore ognuno per sé. «Mi vedo la gente arrivare all’aeroporto e trovarsi di fronte una fila di due ore, con passaporti da timbrare e infinte procedure burocratiche: oggi  sciopero dello spazio Schengen. Qualcuno pensa che l’Europa non serva a nulla e che bisognerebbe ritornare allo Stato nazionale? Allora stia zitto e si metta in coda». «Dove sono gli europeisti quando si tratta di difendere i vantaggi di uno spazio economico, monetario e culturale condiviso?» si chiede ancora Severgnini. Sembrano timidi e poco incisivi. Per questo, tra le altre cose, gli euroscettici incalzano e si fanno sempre più minacciosi.

Nonostante le mille difficoltà che ha attraversato fin dalla sua nascita, l’Unione rimane un organismo flessibile, che evolve e si rafforza più grazie alle crisi che ai momenti di tranquillità. Un’analisi approfondita dell’ultima tempesta economica e finanziaria è stata presentata da Stefano Feltri e Alessandro Barbera con il loro libro La lunga notte dell’Euro. Una lunga notte da cui abbiamo rischiato di non svegliarci, come ha spiegato l’ex premier Mario Monti, ospite della conferenza di presentazione dell’opera. Il senatore ha ricordato la svolta della notte del 28 giugno 2012, in cui al vertice del Consiglio Europeo è riuscito, in «silenziosa sinergia» con il presidente della BCE Mario Draghi, a far passare le misure economiche note come “scudo anti-spread”.

Un’Europa che si trasforma, insomma, e che trasformandosi si salva. Le elezioni di maggio saranno un altro terremoto, il cui ipocentro è già chiaro: l’euro-scetticismo, il populismo, la scarsa fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni comunitarie. Ma forse, come avvenuto altre volte, sull’orlo del baratro si troverà la soluzione per edificare un ponte. Intanto una grande novità è già presente: per la prima volta da decenni il dibattito pubblico, seppur col fiato sospeso, si concentra sull’Europa.

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