IntervistePolitica

Tangentopoli: “alla fiera del chi offre di più”

Il primo grande arresto dell’Inchiesta Mani Pulite, durante la Prima Repubblica delle tangenti, raccontato da Ermanno Carotenuto, medico testimone del Pio Albergo Trivulzio. Mario Chiesa all’epoca presidente della casa di cura fu colto in flagrante mentre gli veniva consegnata una tangente di sette milioni di lire da parte di un giovane imprenditore, Luca Magni, per aggiudicarsi l’appalto di pulizie. Sotto denuncia dell’imprenditore il Pubblico Ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l’ingegner Chiesa, membro di spicco del Partito Socialista milanese.

Scaviamo nella memoria ed entriamo subito nel vivo: che ricordo ha di quel lunedì 17 Febbraio?

E.C.: Ricordo che ero in bagno e stavo facendo la barba di buon mattino, sentivo il giornale radio ed è arrivata la notizia dell’arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio per tangenti, e all’epoca, tra l’altro, vivevo ancora a Milano, per combinazione vicino al Trivulzio; la cosa sicuramente ha colpito sia me che mia moglie, che lavorava anche lei lì. In realtà non ci ha sorpreso più di tanto, erano cose che si sapevano, non solo nell’ambiente, ma anche in giro, c’erano queste tangenti, queste mazzette negli appalti pubblici come anche ora probabilmente per vie traverse.

Quindi c’erano già sospetti?

E.C.: Sì, lui lo chiamavano “mister 10%”, ma non era solo lui, era una cosa, per quanto percepita, generalizzata. Siamo rimasti più sorpresi che lo abbiano arrestato in flagrante che del reato stesso; è anche venuta fuori la storia che lui abbia cercato di buttare i soldi nel water per cercare di nascondersi.

Craxi, per esempio, lo definì una “scheggia impazzita”…mario-chiesa-arresto-594408.610x431

E.C.: Sì, lo ha definito anche “mariuolo” e secondo me è quello che gli ha tirato la zappa sui piedi, si è sentito abbandonato da chi avrebbe dovuto, secondo lui, proteggerlo;  sicuramente lui lo faceva per sé ma lo faceva anche per altri visto che era tutto sommato, a livello del Partito Socialista di Milano, uno che portava tanti voti, col fatto che era presidente di un istituto che già all’epoca contava più di mille dipendenti. Aveva un bacino di voti non indifferente. Infatti si considerava che il figlio di Craxi fosse stato eletto nel Consiglio comunale grazie ai voti che gli ha portato Chiesa.

Avevate intuito la portata di quell’arresto?

E.C.: All’inizio no, cioè pensavamo che alla fine sarebbe successo come nei casi precedenti: lui negava, diceva che era stato un caso isolato e alla fine magari gli avrebbero dato qualche mese con la condizionale e dopo qualche anno o mese si sarebbe riciclato in qualche altro incarico; molto probabilmente il sistema era arrivato a un tale livello di saturazione che non era più in grado di reggersi, anche perché chi doveva pagare quelle tangenti non ce la faceva più. Una volta in carcere si è sentito abbandonato, non avendo ricevuto segnali di protezione, ed ha deciso di parlare e da lì l’effetto domino.

Pensa che quei fatti così gravi abbiano per sempre inibito la corruzione o che comunque la mela della tentazione possa essere morsa da un momento all’altro?

E.C.: No, assolutamente no. Magari per un certo periodo, almeno per quella che è stata la mia esperienza, si è arrivati all’eccesso opposto. Al Trivulzio è stato messo un commissario prefettizio ed essendo un istituto a gestione regionale, comunale, è arrivato un commissario pubblico e non firmava, per dirlo con una battuta, nemmeno la carta igienica. Qualsiasi acquisto che andasse al di là della mera routine era messo sotto processo dalla Corte dei Conti e per un po’ di anni c’è stata l’immobilità totale. Dopo un po’, con il nuovo consiglio d’amministrazione, si è iniziato a muovere il tutto. Tutt’ora a ogni scadenza elettorale tirano fuori qualche scandalo, però si fa una vita abbastanza regolare. Non penso che la corruzione sia finita, in un modo più nascosto, più o meno accorto c’è ancora, basta leggere i giornali e tutti i giorni vengono fuori notizie del genere. Tangentopoli ha fatto franare i partiti principali dell’epoca e per noi che abbiamo più di sessant’anni ha scandito la nostra giovinezza e rivoluzionato tutto.

Volevo chiederle un’ultima cosa: le elezioni del 5 Aprile del ’92 furono chiamate “elezioni terremoto”, ci fu una grande percentuale di astensione; lei da cittadino come vede la politica che si presenta in campo il 4 Marzo?

E.C.: Beh, la vedo molto confusa e penso che il primo partito sarà quello dell’astensionismo. Per quella che è la mia impressione i cittadini sono stanchi di sentire sempre le stesse cose e non si riconoscono nella maggior parte di quelli che sono i partiti che si presentano alle elezioni; i giovani si sentono totalmente estranei a questi discorsi che fanno i candidati perché credo che la cosa principale per un giovane ora sia avere un lavoro dignitoso, non sottopagato per fare un lavoro da schiavo. E quindi, alla fine, sono tanti bei discorsi, siamo alla fiera del chi offre di più e una campagna elettorale fondata su questo, secondo me allontana le persone dalla politica piuttosto che avvicinarle. Penso che l’astensionismo vincerà purtroppo e ‘purtroppo’ perché non è mai bello far decidere agli altri.

C’è ancora la speranza di cambiare, di migliorare; il gioco è nelle nostre mani, disinfettate e più esigenti. 

E.C.: Questo è indubbio, la speranza quella ci deve sempre essere altrimenti non varrebbe nemmeno la pena di svegliarsi al mattino!

Annamaria Nuzzolese

Nata ad Altamura. Studentessa di Giurisprudenza all'Università di Pavia. Caporedattrice dal 2019, redattrice dal 2017, ambito d'interesse: geopolitica e attualità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *