Attualità

#IJF14 – Gli open data al servizio dei cittadini

DOVE TI CURI? La mappa di WIRED.it sulla condizione della rete ospedaliera italiana

Guido Romeo

Al Festival del Giornalismo di Perugia, Guido Romeo e Marco Boscolo hanno illustrato le falle e le (poche) strutture sanitarie d’eccellenza tutte reperibili dai cittadini consultando questa mappa interattiva. Il giornale Wired ha realizzato un’inchiesta grazie ai dati raccolti annualmente dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (AGENAS), inserendoli su una mappa virtuale d’Italia. I dati derivano da una scheda ospedaliera, la SDO, compilata dall’ospedale alla dimissione di ogni paziente. Tali dati sono pubblici solo dal 2012 e grazie a Wired si sono diffusi “viralmente”. Boscolo tiene a ricordare che «L’AGENAS è un’agenzia finanziata dai contribuenti. Questi hanno il diritto di fruire di informazioni fin troppo a lungo oscurate». L’analisi si riferisce ai 1200 ospedali presenti sul suolo italiano, e mappa gli esiti post-operatori per le patologie maggiormente diffuse, misurandoli in base all’indice di rischio (totale dei pazienti deceduti sul numero dei ricoverati nel dato  ospedale).
Cliccando sulla città di Pavia, l’unico ospedale che abbia qualche dato sensibile è il San Matteo, con dati nella norma se non per l’ictus dove, rispetto ad una media nazionale del 9,94% relativa alla mortalità post intervento di 30 giorni, la struttura pavese tocca il 18,82% di decessi. L’infarto del miocardio senza angioplastica presenta il 28,74% di decessi  rispetto al 18,18% della media nazionale, ed è comunque una situazione abbastanza positiva. I dati ora ci sono, nonostante molte difficoltà nel loro reperimento dovute in primis dalla chiusura di troppi centri sanitari restii a concedere informazioni. Basta avere la volontà di consultarli, per prendere decisioni consapevoli.

Open data per un mondo migliore: i progetti digitali (e sociali) di Justin Arenstein

Justin Arenstein

I dati sono il futuro del giornalismo, fonti da sfruttare al massimo per un’informazione trasparente e volta alla pubblica utilità. Justin Arenstein, media strategist e attivista digitale, ha concentrato i suoi sforzi nello sperimentare l’innovazione mediatica e giornalistica nel continente africano. Presenziando al panel Un anno di data journalism, Arenstein ha presentato alcuni progetti basati sul demand-driven data journalism: un modello teso non semplicemente a offrire open data e informazioni gratuite online, ma a farlo adattandosi alle richieste specifiche dei cittadini. Nascono sul filone di questa idea GotToVote, una piattaforma per condividere “messaggi di pace”, Where my money dey?, per controllare se le compagnie di estrazione mineraria abbiano effettivamente pagato i loro debiti alle comunità locali, e The Star Health, dove è possibile ottenere informazioni precise in ambito medico- dalle pratiche di malasanità alla collocazione del più vicino specialista.
Sul sito www.codeforafrica.org, sono reperibili i link a questi e altri progetti.

di Irene Brusa e Irene Doda

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