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After Hours: Moonwalkers (Antoine Bardou-Jacquet, Francia, 2015)

Frizzante commedia parodistica tra figli dei fiori e mondo del cinema anni ‘70, Moonwalkers vede in gioco uno smagliante Rupert Grint, nel ruolo di un fallimentare impresario musicale, che finalmente riesce a scrostarsi di dosso il mantellino da mago e ad entrare nel cinema (almeno quello mainstream) contemporaneo.

Tutto impostato attorno alla missione spaziale del ‘69 e sull’ormai trita leggenda della Teoria del Complotto Lunare (o Moon Hoax), Moonwalker utilizza la versione in cui gli USA avrebbero voluto coinvolgere Stanley Kubrick per creare anche ottimi spunti metacinematografici e battute in campo attoriale che, se non faranno ridere in tutte le sale, almeno in quelle di un Festival del Cinema fanno il loro lavoro. Artefice delle gags, che ricordano le costruzioni comiche britanniche con battute di stampo americano, è Robert Sheehan, perfetto per il ruolo che gli hanno costruito. Ron Perlman, invece, reinterpreta con seriosità sarcastica l’archetipo dell’agente CIA veterano del vietnam, forse risultando meno convincente degli altri perché veste abiti ormai a lui troppo avvezzi.

L’aggettivo che utilizzerei in fin dei conti per la pellicola è “tamarro”, e non sto scherzando: molte soluzioni ricordano una sorta d’incrocio tra Chuck Norris, 007 e i Monty Python (ovviamente gradini al di sotto). Doveroso sottolineare anche gli ottimi effetti speciali (anch’essi estremi e parodistici), cosa non scontata per una commedia mainstream, e i titoli di testa, tra i migliori visti.

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