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“Gazza” Gascoigne: anatomia di una caduta

Storia di un rimpianto calcistico

“Genio e disperazione. Sembrava un jazzista, aveva un talento sconfinato unito a un’ansia di autodistruzione”. Esordisce così Dino Zoff, leggendario portiere della Nazionale campione del mondo nel 1982, parlando di Paul John Gascoigne, per gli amici “Gazza”, giocatore dalla classe sopraffina e dall’animo fragile.

Conosciuto sportivamente per i suoi trascorsi con Newcastle e Tottenham, nonché per una leggendaria militanza tra le fila della Lazio, in quel periodo allenata dallo stesso Zoff, è altresì noto per una temibile affinità con alcol e risse, che, purtroppo, lo espongono spesso al pubblico ludibrio, causando critiche e vessazioni mediatiche nei suoi confronti.

Molte, troppe persone ritengono che calciatori in simili difficoltà meritino di essere derisi in questo modo perché semplicemente hanno vanificato il loro talento, hanno sperperato ciò che era stato loro offerto e hanno addirittura infangato il buon nome del gioco del calcio. 

La verità, spesso e volentieri taciuta dai media, è che dietro queste persone esiste, da sempre, un business malsano che spreme all’osso i giocatori più deboli per poi gettarli via, rendendo complici intere società.

“Gazza” è probabilmente uno degli esempi più lampanti, tuttavia ciò non toglie che esistano altri illustri calciatori vittime di un sistema che, forse non li ha mai amati fino in fondo.

Sensibilità e sregolatezza

Nato a Gateshead, nella regione del Nord Est al confine della Scozia, nel 1964, Paul John, così chiamato in onore del celebre duo dei Beatles, proviene da una famiglia che vive e respira come nessun altro l’aria fredda e dura della working class britannica. Abita con sua madre e suo padre, la prima operaia e il secondo manovale, in una stanza singola all’interno di una casa popolare con bagno condiviso.

Prima dei 15 anni è già dipendente da slot machine e viene subito preso in terapia, anche a causa degli attacchi epilettici del padre: ciononostante, riesce ad entrare nelle giovanili del Newcastle, dove a causa di alcune bravate viene subito inquadrato come elemento fuori dal coro e definito dal presidente della squadra “un George Best senza cervello”, commento infelice soprattutto se riferito a un ragazzo in età adolescenziale. Per i pochi che non lo conoscessero, George Best era una leggenda del glorioso Manchester United, dotato tra l’altro di una straordinaria raffinatezza e capacità satirica, la cui carriera, pur partita da un nido familiare sicuramente più sereno di quello di Gascoigne, fu distrutta dall’alcol e dagli eccessi.

Talento puro

Sembra già una sentenza, e forse lo è, ma ciò non frena la straordinaria capacità di Gazza dal regalare emozioni indescrivibili a tifosi e appassionati. Basti pensare alla FA Cup vinta nel 1991 con gli Spurs, competizione in cui deliziò il pubblico con gol a raffica, o al primo magico gol nella capitale con maglia biancoceleste, siglato nel novembre 1992 in un derby infuocato e che addirittura lo portò alle lacrime di fronte a un pubblico in delirio.

Paul era un giocatore così: genio, sregolatezza e cuore, tanto cuore. Rimarrà negli annali della storia del calcio il suo pianto ai Mondiali del 1990, quando, ammonito durante la semifinale contro la Germania Ovest, si rese conto che non avrebbe potuto partecipare all’eventuale (mai comunque disputata dalla compagine britannica) finale di Roma, città in cui pochi anni dopo avrebbe reso felici migliaia di tifosi laziali.

Crediti: Allsport/UK

Un ragazzo sensibile, usato dalle televisioni dell’epoca come strumento di visibilità e poi macellato, incompreso e lapidato per ogni errore, per ogni stravaganza.

Gli scherzi

Dino Zoff, uomo che si può descrivere in molti modi ma che, certo, non sarebbe saggio definire un chiacchierone, racconta spesso vari aneddoti circa il soggiorno di Gascoigne in Italia e gli scherzi compiuti a suo danno, come quando, durante una trasferta, Gazza afferrò un giornale per passare dalle ultime file al posto vicino all’allenatore (in quel momento addormentato). Il bus entrò allora in una galleria e, quando escì, Gazza si trovò effettivamente vicino all’allenatore, ma nudo, per la felicità del taciturno mister. O quando Zoff, nella hall di un hotel, decise di mandarlo a chiamare per un’urgenza, e il buon Paul si presentò sempre nudo (tematica ricorrente nei suoi scherzi) esclamando “Mi scusi Mister, ma visto che era urgente…”

L’epilogo

Dopo la Lazio segue una bella parentesi con gli scozzesi dei Rangers, e poi un lento ma inesorabile declino, fisico e mentale, che porterà Gazza a militare in squadre di medio-bassa lega fino al suo ritiro, nel 2005.

Da questo punto in poi le vicende extra campo si moltiplicano a vista d’occhio: risse, tentati suicidi, danneggiamenti, disintossicazione da Red Bull (arrivò a berne 60 al giorno), completa perdita o quasi del suo patrimonio calcistico (quasi 26 milioni di euro). Per il resto, qualche apparizione in stadi e show televisivi (compresa l’Isola dei famosi del 2021), a volte per favorire una sua riabilitazione, molto più spesso per consolidare e sfruttare la sua immagine di uomo senza speranze.

Pochi giorni prima della morte di Franz Beckenbauer, eroe della nazionale tedesca con cui il nostro protagonista non condivide molte esperienze, Gazza è stato ritrovato fuori da un albergo in seguito a una rissa, incapace di elaborare un discorso di senso compiuto e subito vessato dai tabloid

E a questo proposito mi viene da chiedere se, mentre al mondo esistono persone e, perché no, sportivi, che non ricevono sentenze mediatiche per fatti ben peggiori, non sarebbe più giusto lasciare in pace chi, purtroppo, ha spesso intrattenuto gli altri con la sua sofferenza.  

Crediti: Pinterest

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