Università

#Fuorisede – La tazzina di caffè

Nata nel lontano 1986, qualche anno prima che lo studente fuorisede venisse alla luce, la tazzina di caffè, che d’ora in poi chiameremo amichevolmente Cup, nei primi mesi della sua vita aveva già fatto lunghi viaggi e vissuto esperienze indimenticabili: regalata a una coppia di sposi per le loro nozze d’argento, nascosta in pesanti armadi di legno robusto per almeno un decennio, comincerà ad essere utilizzata solo come temporanea sostituzione al momento della rottura delle precedenti tazzine (tutte rigorosamente provenienti dal corredo matrimoniale ed estremamente fuorimoda), per poi venire, in poche settimane, rimpiazzata da un modernissimo set super colorato da far invidia.

La nostra piccola Cup tornerà quindi a sopravvivere dentro una credenza, circondata da “piatti di scorta” e “bicchieri che tanto non si usano più”. Osserverà il mondo esterno dietro a un vetro, o peggio, un pannello in legno. Nonostante gli ostacoli, nonostante il muro che vi separa, lei, caro studente fuorisede, ti vedrà crescere, ascolterà le tue parole, sarà una delle poche persone/cose che gioiranno al tuo primo “mamma”, e tremerà quando inizierai a camminare, cercando di aprire ogni armadio con veemenza. Ma tu la salverai sempre: capendo, fin da subito, che lei non sarebbe mai stata una tazzina normale, lei sarebbe diventata la tua Cup.

E così, diciannove anni dopo, quando ti starai accordando con il tuo futuro coinquilino sulle stoviglie da portare, in procinto di iniziare la nuova esperienza universitaria fuori casa, Lei tornerà alla ribalta, più forte che mai. La nonna te la consegnerà come un bene prezioso, “attento a non romperla perché è dei 25 anni di matrimonio” e tu sentirai già quel senso di colpa che prova solo chi già sa come andranno le cose. Ma non demorderai e Cup, inevitabilmente emozionata per questa nuova avventura (o la sua prima vera avventura?), diventerà tua.

I primi mesi trascorreranno tranquilli, alla fine di caffè non ne bevi tanto, al tuo coinquilino non piace e quando arrivano gli amici non si pensa alla caffeina. Poi, con l’inizio dell’inverno, i primi freddi e i primi esami, Cup sbircia dall’anta del mobiletto e capisce che sta per arrivare il momento che tanto aspettava e temeva. Lei lo sa. Dopotutto, è una tazzina informata. Inizierai a sfruttarla e spesso maltrattarla, verserai sempre più frequentemente il caffè bollente e a volte lo rovescerai anche sul suo manico, così sensibile alla alte temperature. Cup resterà per ore, se non giorni, nel lavandino, triste e incrostata, ad assistere alla liti con il tuo coinquilino sulla ripartizione dei turni delle pulizie e ai primi sbalzi d’umore da sessione invernale. Cup soffrirà, e tu non la capirai. Spesso il suo pensiero tornerà alla nonna, la sua prima padrona, al caldo della sua credenza in mogano e ai piatti di porcellana dipinti a mano, ora sostituiti da piattini in plastica sbeccati.

Nonostante tutto, la sua vita sarà allegra e movimentata, come la volta in cui la dimenticherai a casa del tuo amico (sì quello pazzo che aveva sei ospiti a cena ma solo cinque tazzine) e chi meglio di Cup per fare bella figura? O il giorno in cui, distrutto dopo una giornata intensa, ti scapperà dalla mani e si romperà in due ma tu, con tanto amore e pazienza, la incollerai e la renderai più forte di prima. Lei te ne sarà per sempre riconoscente, fiduciosa di aver trovato un nuovo amico che la protegga nei momenti di pericolo e la salvi nelle difficoltà.

Te ne sarà grata, memore di aver ricevuto tanto affetto ricambierà rendendo ancora più buono il caffè che verserai in Lei, con retrogusto all’Attack.

Valentina Fraire

Studentessa al primo anno di Scienze e tecniche psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia

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