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Calcio, Serie A / Febbre a 90°

di  Simone Lo Giudice e Giuseppe Enrico Battaglia

In mancanza d’altro, ci pensano i fischietti ad alzare i decibel di un campionato per sordi. La qualità ci costerebbe troppo, meglio non pretenderla. Mentre le lamentele sono e restaranno sempre gratis. “Febbre a 90°” diceva un vecchio film: la temperatura del torneo sale vertiginosamente nella settimana che porta a Juventus-Inter.  Qualcosa doveva cambiare perché tutto restasse come era prima.

Gli amici di Catania gridano allo scandalo mentre la Vecchia Signora infila l’ennesima perla di una collana preziosa. La Juve raccoglie risultati utili dallo scorso settembre 2011 (quando battè il Parma di Colomba per 4-1 allo Juventus Stadium). L’abbaglio della premiata ditta Gervasoni-Maggiani (goal annullato ingiustamente al Catania e rete convalidata erroneamente alla Juventus) non può smunuire la forza complessiva della squadra Campione d’Italia, che difficilmente avrebbe lasciato le penne allo Stadio Angelo Massimino di Catania. Resta un dato di fatto: in Italia è psicologicamente difficile remare contro i detentori del titolo nazionale. È capitato negli anni della Grande Inter di Mancini e Mourinho, successe col Milan di Ibra e Allegri lo scorso anno. Adesso tocca ai freschi Campioni d’Italia. Non esistono complotti, c’è semplicemente un modo di pensare. Il rovescio della medaglia è uno solo: vincono i soliti noti. Siamo un popolo fintamente democratico di base, quindi giochiamo un campionato altamente probabile. Diversamente da quanto accade all’estero. Perché basta fare un salto in Inghilterra e in Germania per capire che esiste un altro codice comportamentale. La Spagna in questo ci somiglia: Barcellona e Real Madrid hanno sempre quella spintarella che occorre, sebbene occorra in casi più unici che rari. Proviamo a venirne fuori così: ai popoli latini l’ossequio non è mai dispiaciuto.

Vince la Juve, mantendo il suo +3 sul Napoli di Mazzarri. Battere il Chievo non è stato facile, ma in fondo la qualità di questo campionato è talmente al ribasso che anche senza un Cavani riesci ad avere la meglio. Il Napoli ci sembra una Grande semplicemente perché la Serie A è diventata più piccola, si è largamente impoverita. Ma il Napoli stesso vive di rendita ormai: perso Lavezzi è arrivato Insigne, talento purissimo ma sempre una scommessa. E considerate che poche squadre vantano due fenomeni come Cavani e Hamsik.

Nel campionato dei collettivi affiatati sta emergendo l’Inter, un iceberg sul quale aggrapparsi in mancanza d’altro. Stramaccioni ha ritrovato un equlibrio tattico che a Milano non si vedeva dai tempi di Muorinho. Anche qui c’è il rovescio della medaglia: al posto di Eto’o oggi c’è Palacio. La svalutazione complessiva del nostro calcio, figlio di malagestione e scarsa previdenza, fa sì che bastino undici giocatori discretamente affiatati per dire la propria.

Fiorentina e Udinese rispondono al meglio a queste credenziali, con Montella e Guidolin eccelsi direttori di orchestra. Mentre Roma e Milan vivacchiano nella sponda dei disorganizzati. Sclerotica la squadra di Zeman (ancora una volta sciupa il doppio vantaggio, finendo addirittura battuta), involuta la truppa di Allegri (la vittoria di misura contro il timido Genoa non è un farmaco risolutore).

Se vogliamo, a volte una svista arbitrale di troppo andrebbe ringraziata. Qualcosa di cui parlare in un campionato troppo povero di idee e ormai senza moneta.

 

PAGELLE

Erik Lamela voto 7,5: nell’ennesima serata difficile della gestione Zeman, azzecca le reti del temporaneo vantaggio dopo aver sciupato malamente nelle prime battute.

Particolarmente bello è stato il primo goal, per la cui realizzazione è andato nell’editor di FIFA 13 mettendo al suo alter ego digitale le caratteristiche del Ronaldinho del 2006. JOYPAD

 

Amauri Carvalho de Oliveira voto 6+: a guardare il solo tabellino, si dovrebbe constatare con somma incredulità che il buon Amauri ha imparato a segnare. Guardando però la partita, si scopre che è sempre il solito trattore tirato un po’ a lucido, che sotto porta riesce comunque a fare un solo boccone di occasioni luculliane. Ha il solo merito di essere alto e di arrivare per primo sul cross di Marchionni. L’altezza è un carattere quantitativo, non qualitativo, e lui è attaccante di sostanza. PARACARRO

 

Adem Liajic voto 7: quando non è impegnato a spedire i suoi allenatori fuori dalla grazia di Dio, si riscopre giocatore talentuoso e capace. Se si vede annullare il primo gol a causa di uno sciagurato Mati Fernandez, decide dunque di fare tutto da solo, e di farlo bene, per sbloccare la partita. Il tiro è un proiettile centralissimo da spaghetti western, la coreografia che lo precede ricorda però la grazia dei migliori musical di Broadway. PRIMADONNA

 

Esteban Matias Cambiasso voto 7,5: insieme a Milito e Palacio forma un trio tutto Churrasco e allegria. Mette il pilota automatico e spedisce raffiche di palloni radiocomandati sulle teste e i piedi dei nerazzurri in campo al Dall’Ara. Uno di questi è finalizzato da Ranocchia, un altro gli viene recapitato con un fiocco e un bigliettino recante la domanda “Vuoi sposarmi?” da Rodrigo Palacio. Si attende solo l’annuncio di data e luogo della cerimonia, FIORI D’ARANCIO

3 pensieri riguardo “Calcio, Serie A / Febbre a 90°

  • Francesco

    I complotti, invece, ci sono eccome. Errori come quelli visti in questa giornata (ma se ne potrebbe fare un elenco infinito…) sono così gravi da non poter essere casuali; e mi riferisco in particolare al gol annullato a Bergessio (inaccettabili i giocatori della Juve che circondano in quel modo gli arbitri) e a quello annullato a Mauri in Fiorentina-Lazio.
    Dopo gli scandali del calcio-scommesse – che sono ancora attualissimi – è impensabile credere nella buona fede dei protagonisti del calcio (siano essi arbitri, giocatori o dirigenti) e pensare che il calcio sia ancora uno sport vero e pulito.

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  • Gabriele

    Il problema in Italia è proprio questo, la cultura del sospetto. Parlo da arbitro novello, che ha capito in poco tempo di direzioni di gara quanto sia difficile prendere delle decisioni in poco tempo. L’errore arbitrale in italia, per i più, non esiste. Esiste solamente la malafede. Specchio di quanto piccolo sia il nostro popolo.

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    • Stefano

      Il problema è che i tifosi italiani, rispetto a quelli stranieri, sono dei perdenti cialtroni: perdenti perchè non accettano le sconfitte, e cialtroni perchè sono volgari. Stop.

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