Tormenti della cattività: Antonio Riccardi e la sua nuova poesia
Tormenti della cattività è la nuova raccolta di poesie di Antonio Riccardi che dopo dieci anni torna a condividere la sua poesia. Nato a Parma, ma attualmente residente a Milano, è stato direttore letterario della Mondadori e ora direttore editoriale della casa editrice milanese SEM.
Riccardi è autore di altre tre raccolte poetiche: Il profitto domestico (1996); Gli impianti del dovere e della guerra (2004) e Aquarama e altre poesie d’amore (2009).
Si è occupato anche di saggistica con Cosmo più servizi. Divagazioni su artisti, diorami, cimiteri e vecchie zie rimaste signorine (2014).
Tormenti della cattività, pubblicato per Garzanti, trae la sua ispirazione più profonda dalla poesia di Vittorio Sereni. Infatti, la raccolta di Sereni Stella variabile rappresenta un punto di partenza fondamentale per la poesia e la “poetica” di Riccardi. Gli incontri con oggetti personificati, persone e fantasmi sono infatti per l’io lirico, al contempo momenti di scontro con un mondo disorientante e incomprensibile e occasioni di scavo nella propria coibenza e nel proprio senso di colpa. E questo è il filo seguito da Riccardi e che prende spunto anche da un altro importante poeta: Attilio Bertolucci. Tenendo a mente questi due grandi autori, Riccardi passa in rassegna ciò che nella vita di tutti i giorni si oppone al desiderio di libertà, rendendoci consapevoli della nostra inevitabile condizione di incarcerazione.
“indice, invece…
cattività e cedevolezza
la seconda non meno della prima
aspra e tormentosa.
Uno, un matrimonio in due quadri
dovendo per virtù e desiderando
la felicità secondo principio.
Due, tre fagiani, le rane e uno stormo di corvi
per la proprietà transitiva delle bestie
a memoria del podere di Cattabiano.
Tre, per dire il retablo degli amori
se tra le nicchie una sola diavolino
dà fuoco al teatro dei ricordi.
Quattro, al lavoro o in guerra sempre
una dell’altro filigrana e veleno
ancora per virtù purificando a morte.
Cinque, con l’esercizio della fine
sul piano del cenotafio se il nome
è un racconto in miniatura.
E infine, l’enigma dietro il deposto
tra la folla disperata del compianto:
perché Rosso amasse tanto
un semplice primate.”
La raccolta si apre con Falso titolo, antiporta che ci presenta il contenuto del volume, divisa in cinque “costrizioni sociali”: il matrimonio, lo scenario delle dolci colline di Cattabiano, paesino sull’Appennino emiliano, l’amore per un’altra donna, il lavoro e infine la morte.
In questo primo componimento, inoltre, è presente un’allusione che permette di ricollegarlo all’ultima poesia della raccolta, Rosso: “Tra gli altri uno è la sua scimmia”
Con questi due componimenti, Riccardi vuole alludere alla Deposizione di Sansepolcro di Rosso Fiorentino. Questo dipinto infatti presenta una figura dal volto scimmiesco all’interno del gruppo dei dolenti. Il personaggio ibrido, rassegnato al suo stato di animale imprigionato in una realtà soffocante, è la rappresentazione visiva di quella condizione di cattività che Riccardi vuole raccontarci con i suoi versi. Un’immagine quindi significativa che ci mette in luce l’obiettivo della poesia dell’autore: smascherare ciò che vincola l’uomo. La condizione di questo scimmione viene poi estesa a tutti gli uomini, uniti nella brutale situazione di prigionia, circondati dal male. L’autore, con questa allusione vuole quindi creare un ponte tra i tormenti del microcosmo e il dramma universale: uomini incatenati come lo scimmione della Deposizione.
Già in questo primo componimento si intuisce come il lettore debba smontare e rimontare i fili della poesia definendone il Senso.
Il primo tormento analizzato dal poeta è quello del matrimonio. L’amore coniugale e gli aspetti della quotidianità vengono ripercorsi dal poeta con una sincerità dolorosa. Riccardi conduce il lettore attraverso un itinerario spesso sofferto e travagliato, guardando il suo io muoversi all’interno del ricordo di questa “costrizione”.
Lo stesso processo viene portato avanti anche nel secondo tormento: Zooforo appenninico. Protagonista di questa sezione è Cattabiano, luogo d’infanzia, di ricordi familiari.
Tre fagiani è sicuramente una delle composizioni più interessanti che è “attraversata” dall’immagine enigmatica dei tre pennuti.
“In un giorno di luce equatoriale
nel cimitero di Cattabiano
ho visto tre giovani fagiani
cercare l’ombra fra le tombe.
Erano il giorno e mese della morte
di mio padre Pier Giovanni
la stessa luce e il caldo di allora
ma in un’altra vita, con più fatica
e già nel più tenero futuro”
Il ricordo del padre, la memoria del podere di Cattabiano vengono evocati da queste tre figure sfuggenti, misteriche che però sono così naturali e comuni. L’evocazione del cimitero di famiglia, il ricordo del padre fanno nascere nell’autore vecchi sentimenti di angoscia. Le emozioni riversate in questi versi sono presentate al lettore come tessere spaiate, portandolo a interrogarsi sui medesimi tormenti.
La terza sezione Pan Am parla di un altro amore, di una donna sinuosa che però è fonte di dolore e sottrazione.
Il quarto tormento intitolato Madrigale della battaglia cela dietro la facciata della Grande Guerra combattuta dagli avi dell’autore la fine del rapporto con la casa editrice Mondadori.
L’ultima sezione, Lachrimae, rappresenta un proseguimento di quell’aspetto familiare e strettamente intimo che è un po’ il filo conduttore della raccolta. Nelle poesie riguardanti questo ultimo tormento, vengono ricordate esperienze dolorose legate alla presenza della morte, una costante nella vita dell’uomo.
Interessante sono le varie Prove per un cenotafio, un tentativo ironico di rapportarsi con l’ultimo tormento della vita.
“Vita consolazione e morte
di
Antonio Riccardi
soldato d’una ventura
nato a C. dell’Appennino
ucciso di forti fiere e mostri
che al fine disparve in niente
forse in gorgo di gran fiume
o per serpe che serpendo
‘l morse a morte, chissà
se fosse e come
Respice finem”
La raccolta di Riccardi analizza quindi tutta la vita mettendo però l’accento su ciò che non permette all’uomo di essere felice. Questi “legami” avvolgono l’uomo in una rete di schemi sociali che annullano la sua libertà e, alla fine, la persona stessa. Le situazioni quotidiane e i luoghi legati alla famiglia diventano punti di partenza per riflessioni universali.
Il poeta quindi ci fa camminare al suo fianco attraverso un percorso travagliato che mette in evidenza l’impossibilità di sfuggire a queste catene che attanagliano l’intera umanità.