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Fa’ la cosa giusta – Reportage dalla Fiera del Consumo Critico

Esibire T-shirt letterarie;
contare fino a 10 prima di aprire il rubinetto;
bere birra artigianale;
comprare prodotti fatti in carcere;
firmare una petizione contro la violenza sulle donne;
indossare scarpe non per sfoggiare un marchio, ma per camminare comodamente in calzature di qualità;
viaggiare su auto elettriche;
scegliere un turismo responsabile.

Il futuro non può essere sostenibile: il futuro deve essere sostenibile. E per renderlo tale dobbiamo cominciare ad agire da adesso. Questo, in breve, il tema – e l’obiettivo – della grande Fiera del Consumo Critico “Fa’ la cosa giusta” che il weekend scorso (15-16 e 17 marzo) si è svolta nelle sale di Fieramilanocity. Tre giorni di incontri, stand, conferenze, scambi sul filo rosso della ricerca di un’economia diversa, più adatta e più giusta per l’uomo e per l’ambiente.
Vi abbiamo partecipato il sabato (16 marzo), una giornata splendente, di quelle che anticipano la primavera. Ci sarebbe tanto, troppo da scrivere: ogni stand, ogni persona con cui abbiamo parlato meriterebbe un approfondimento e un articolo a sé.
Nei corridoi colorati della fiera camminano famiglie, coppie giovani, uomini solitari. Un mondo dalle mille sfumature si concentra nei saloni di questa struttura in vetro e cemento, tra il quasi centro e la quasi periferia di Milano.
Conosciamo Stefania, la notiamo nel suo stand dove è seduta davanti a una macchina da cucire. Vende magliette e abiti “letterari”, mescolando moda e arte della scrittura. Vestiti artigianali di ottimo gusto vintage. Dal 2011 gestisce l’attività insieme al collega Giacomo: si chiamano Upupa e Colibrì. Ci mostra anche una linea di T-shirt realizzate durante un laboratorio fototerapico per disabili. Rappresentano volti umani. Sono una più bella dell’altra.
Nella sezione “Critical Fashion” ci imbattiamo in uno stand dedicato a Natura, Donna e Impresa. Marisa Zenone ci fa conoscere così il suo curioso progetto, “Soap Up”, un porta sapone antispreco e pro-igiene che si appende direttamente alla canna del rubinetto. Che utilità può avere?, vi chiederete: in realtà è semplicemente geniale. La saponetta dura molto di più, non viene appoggiata su ripiani sporchi, si spreca meno sapone e di conseguenza si inquina anche in misura molto minore. “Soap Up” è una start up che coinvolge anche studenti universitari: un’idea semplice, solo in apparenza banale, ma che migliora significativamente un gesto quotidiano come lavarsi le mani.
Di tanto in tanto veniamo fermati da qualcuno che chiede firme: per petizioni, newsletter, sostegni a cause di vario genere. L’associazione Corvorosso porta avanti una campagna contro la violenza di genere. Mentre firmiamo, un signore di mezza età ci sorride e ci passa un braccio intorno alle spalle: non sono solo donne coloro che hanno a cuore questa battaglia. Non lontano dallo stand di Corvorosso una mostra di vignette sul tema: i protagonisti sono personaggi caustici e a tratti crudeli, omini senza qualità, dalle fattezze a stento riconoscibili come umane: Gli Inesistenti.
“Alzi le mani perché ti rispondo per le rime” “La poesia è da femmine”.
Concludiamo il giro con un’ottima crepe alla marmellata di lamponi- rigorosamente biologica. Per tutto il giorno ho avuto in mente l’espressione “covare sotto la cenere”. La brace non si tramuta subito in fiamma. Le ceneri dell’Italia sono ben visibili a tutti: corruzione, mala politica, sprechi, non rispetto della dignità dell’uomo e della donna, cittadinanza irresponsabile. Camminando tra gli stand di Fieramilanocity mi sembra di aver trovato la brace nascosta, quella che può riaccendere la fiamma del futuro.

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