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“Piero Angela: noi ti intervistiamo!”

Giovedì 8 novembre si è tenuta l’inaugurazione della prima edizione del festival “Focus Live” presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano: quattro giorni di pura scienza, esperimenti, dibattiti, interventi e giochi interattivi. Ad aprire la manifestazione sono stati Jacopo Loredan, direttore di Focus, e Piero Angela, ospite eccezionale della giornata. Dopo un breve benvenuto si è passati all’intervista dell’ospite. Si è parlato di molte tematiche, a partire dall’Homo Sapiens e i dinosauri passando per l’evoluzione, la tecnologia, la scienza, le migrazioni, l’aldilà e i social media, arrivando a parlare dell’importanza della scienza e dei valori nel mondo in cui viviamo. Piero Angela, tra poco 90 anni, è stato un esempio per tutti: ha parlato con eleganza, fermezza e, a volte, con spiccata ironia. È un uomo molto intelligente e ascoltarlo è stato un vero piacere. Si è soffermato su molti argomenti, ma soprattutto sul suo pensiero e su quella che definisce la sua filosofia di vita: cercare l’eccellenza (perché si può fare sempre di meglio) e non deludere mai il pubblico e le sue aspettative. Durante il suo intervento ha anche raccontato degli aneddoti molto divertenti, come per esempio quello del primo incontro con Paolo Nespoli, avvenuto molti anni prima del “Nespoli Astronauta” che conosciamo noi oggi. Ma prima di concludere il suo intervento l’ospite d’eccezione ha anche fatto una riflessione che ha fatto ridere di gusto tutti i suoi spettatori. Si stava parlando di social media e Angela ha esordito con: “Ho scoperto l’esistenza di una pagina Facebook chiamata “Piero Angela noi ti obbediamo” che ha circa 120mila seguaci e mi sono ritrovato a pensare che con un numero così alto di persone… potrei rifare la marcia su Roma!”.

Dopo il suo intervento ha risposto a molte delle domande dei giornalisti presenti e anche noi di Inchiostro siamo riusciti a strappargliene una. In particolare abbiamo cercato di scoprire qualcosa di più sulla sua passione per la scienza e la divulgazione, e su come è iniziato tutto il percorso che lo ha portato a essere dov’è ora. Ecco cosa ci ha raccontato.

Da ragazzo ha mai avuto una fonte di ispirazione, un punto di riferimento che l’ha spinta ad andare avanti?

Forse due o tre. La prima è stata l’Enciclopedia dei ragazzi che ai tempi non era una cosa così comune. I miei genitori mi regalarono questi 10 volumi, illustrati bene e scritti bene e io ogni tanto li leggevo. Poi sà, dipende molto dalla curiosità individuale. Il secondo è stato il mio maestro della quarta e quinta elementare. Era un prete in una scuola laica, ma era appassionato di scienze naturali e ci faceva fare tanti esperimenti, portava persino i suoi strumenti in classe. Ci faceva capire tantissime cose di fisica, di biologia e forse qualcosa è rimasto in me. Invece personalmente quando mi capitava di fare “cose di scienza” mi interessavano molto e penso che la prima cosa che ho fatto in radio fosse un documentario che si intitolava “Visita ad Aosta e alla sua valle”, lì ci sono molti resti romani, ma soprattutto c’erano le centrali idroelettriche e mi ricordo di essermi divertito a spiegare come funzionano.  Poi invece con l’Apollo e il viaggio sulla Luna ho avuto lunghi contatti con gli scienziati e i loro laboratori: lì ho capito che quella era la mia vocazione.

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