Università

Esperienze erasmiche

di Matteo Miglietta

 

“Leuven? E dove si trova?” Questa è la risposta che mi sono sentito dare dalla maggior parte delle persone che mi chiedevano dove andassi in Erasmus. Dopotutto non posso biasimarli, visto che nemmeno io sapevo dell’esistenza di questa piccola cittadina medievale a 20 minuti di treno da Bruxelles, prima di decidere di passare qui sei mesi della mia vita.
A questo punto procediamo per gradi alla scoperta di cosa significhi fare l’Erasmus in Belgio, in una città grossa circa come Pavia, che trasuda storia da ogni angolo come Pavia, e che vive con e per gli studenti della sua rinomata università (una delle più antiche d’Europa) come dovrebbe fare Pavia. Sembra scontato, ma per i motivi che ho appena elencato il confronto fra le due realtà viene più che naturale, soprattutto per un pavese come me che non si è mai mosso da casa se non per andare in vacanza.
La prima cosa che ti colpisce del Belgio è l’estrema organizzazione per quanto riguarda la vita universitaria. Step 1: Appena arivati in città bisogna passare dall’ufficio per la registrazione degli studenti in entrata e subito ti viene consegnato il biglietto per avere il bus gratis, il depliant con tutte le attività sportive dello Sport center (rigorosamente gratuite), il tuo nuovo tesserino universitario (con il quale puoi avere sconti praticamente ovunque), una cartina della città e una serie di libretti che ti devono istruire sugli usi e costumi belgi, il tutto condito da bibite e caffè gratis offerte dalla mensa universitaria.
Step 2: l’housing service. A poche decine di metri dall’ufficio registrazione si trova questo amato e odiato edificio che ha il compito di aiutarti a trovare una stanza per dormire. Il funzionamento è semplice: ti viene consegnata una lista con una serie di sistemazioni disponibili, poi sta a te passare nella stanza adiacente e usare il telefono che ti viene messo a disposizione per trovare un tetto e un letto dove dormire. La prima settimana penso sia capitato a chiunque di fare gli incubi pensando all’housing service. Lì puoi vedere la vera disperazione sugli occhi degli studenti che non riescono a strappare uno straccio d’appuntamento. Perchè se arrivi a settembre (come consigliato dall’università stessa), non ti puoi più permettere di vedere magari 2 o 3 stanze e poi decidere. È una corsa. Avere un appuntamento significa affittare la stanza non appena ti viene mostrata, senza farsi troppi problemi riguardo il bagno da dividere con altre 12 persone o la cucina in comune che si trova al primo piano mentre tu abiti al quinto.

Step 3: la visita al tuo delegato Erasmus. Altra differenza: qui il delegato Erasmus fa il delegato di professione, non il professore che deve già seguire i propri corsi, i propri alunni e poi, nel tempo libero, se gli va, dare qualche informazione a chi le chiede. Insomma, se hai bisogno di qualcosa, a Leuven sai di poterti rivolgere a chi come professione deve aiutarti a risolvere i tuoi problemi, il che è molto confortante. Ma torniamo all’incontro: ricevo un’altra busta piena di materiale informativo, l’agenda, la penna e il block-notes dell’università, un’altra cartina e una barretta di cioccolato. Non posso credere mi abbiano dato pure il cioccolato!
Passiamo ora allo “Studenten welkom”, cioè alla festa organizzata dall’università per dare il benvenuto a tutti gli studenti dell’ateneo. La festa è iniziata alle 16.00 con una delle due piazze principali piena di stand e gazebo delle associazioni studentesche, sportive, universitarie. Non sto ad elencare la serie di gadgets e biglietti d’ingresso gratis che ho collezionato quel giorno, ma vi assicuro che avevo due borse piene. La festa si è poi spostata nell’altra piazza vicina, quella più grande. In mezzo era stato montato un palco enorme e dalle 19.00 a mezzanotte tre gruppi musicali hanno animato la serata, inframezzati dalla premiazione della lotteria di benvenuto. Insomma, un altro mondo.

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