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L’Era del Diritto e il Candidato Spaziale

di Matteo Bertani 

Le Elezioni Europee sono ormai alle porte.

Per varcare degnamente la soglia della cabina elettorale occorrebbe quanto meno avere in mente chi votare. In questa occasione, l’ormai asfittico sistema italico ci concede, bontà della nostra classe politica, addirittura la vetusta possibilità di esprimere preferenze.

Appare quindi ancora maggiormente utile e doveroso fare chiarezza su chi sono e cosa hanno precedentemente fatto i papabili candidati. Nell’impossibilità di conoscere tutto di tutti, vediamo almeno di fare la nostra parte ove ci compete.

Tra le fila del principale partito d’opposizione (?), il PD senza la L per intenderci, gravita un personaggio nuovo di zecca: Giovanni Bignami.

Astrofisico di fama internazionale, già presidente del Consiglio Scientifico della Agenzia Spaziale Europea, parallelamente ai suoi tantissimi e blasonati incarichi, il Bignami è stato per diversi anni titolare di una cattedra di Astrofisica presso l’Università di Pavia. Occorre dire che codesta luminescente presenza ha titolato la nostra Università come una delle poche in Italia ove fosse possibile seguire un percorso di studi (teorico) con caratterizzazione Astrofisica, motivo fondamentale di scelta negli anni per numerosi studenti attirati da una così preziosa possibilità.

Benché la fisica a Pavia si concentri in un paio di dipartimenti dislocati in un unico buio palazzo di tre piani, qualunque studente pavese avesse avuto la fortuna di vedere il Bignami in tale luogo, potrebbe tranquillamente gridare al miracolo o, meglio, al miraggio.

E’ cosa nota a tutti, infatti, come il Professore neo Candidato abbia per anni svolto solo in infima parte gli obblighi didattici a cui era sottoposto, delegando a svolgere le lezioni, per la stra-grande maggioranza dei casi, la moglie (nota e validissima ricercatrice, ahimé priva di titoli ufficiali che la legassero alla nostra Università), e più o meno giovani collaboratori a lui vicini, ricercatori o dottorandi che fossero, andando di fatto a minare la possibilità che questi ultimi vedessero riconosciuto il proprio impegno e la propria attività didattica, in vista, per esempio, della partecipazione ad un concorso per Professore Associato, andando piuttosto ad instaurare un tacito rapporto clientelare (es. per avere i titoli sopracitati avrò bisogno dell’intercessione del Professore). Tutto questo in barba ai regolamenti ufficiali e alle regolamentazioni da seguire per la compilazione dei verbali didattici che, in ogni caso, riportano il nome del Professore anche per lezioni da lui non svolte. Tutto questo nonostante le possibilità per definire concretamente tali situazioni ci siano e siano note a tutti (es. richiesta per seminari didattici da far svolgere a non titolari del corso).

A breve, su questo sito, la risposta del Professore. 

Decine poi sono i casi di studenti ‘invitati’ a sostenere l’esame in contesti estranei all’Università di Pavia (Milano), esaminati da commissioni non identificabili come ufficialmente lecite o meno. Ancora, ovviamente, i libretti e i verbali d’esame riportano sistematicamente la firma del responsabile del corso, non potendo giuridicamente essere altrimenti.

Si narra poi di un laureando dovutosi presentare alla commissione di Laurea senza che il Professore suo relatore fosse presente. Addirittura senza che il candidato fosse stato messo debitamente al corrente dell’eventualità con il dovuto anticipo.

Chi ha svolto per anni il ruolo di rappresentante degli studenti per il Consiglio Didattico di Fisica e per la Facoltà di Scienze MM.FF.NN, sa inoltre per certo che raggi e bagliori del Bignami in quelle sedi non ce ne sono state quasi mai: l’unica volta che degnò la platea della sua presenza fu per informare del suo passaggio dall’Università al maggiormente blasonato IUSS. Per Giove e per Saturno!

Quanto dichiarato, vero, inconfutabile e facilmente documentabile, denota quantomeno i seguenti fatti:

– scarso rispetto per il pubblico discente e verso la mansione prima a cui dovrebbe dedicarsi un Professore: l’insegnamento;

– totale non curanza del rispetto di regole e regolamenti atti a definire i criteri comportamentali a cui deve sottostare un funzionario pubblico;

– disinteresse verso la gestione didattica, organizzativa e logistica dell’entità in cui si è inseriti, che, fino a prova contraria, garantisce un non trascurabile ritorno professionale ed economico.

Ne nasce un problema etico e morale, legato sì ad una passata attività professionale, ma che potrebbe averepesanti ripercussioni nel momento in cui un soggetto di tale integerrimo splendore dovesse andare a rappresentare l’Italia in un organo come il Parlamento Europeo. Sorge quindi, conseguentemente, una semplice domanda:

“Professor Bignami, senza in alcun modo voler mettere in dubbio la sua assodata e assoluta competenza ed esperienza in campo scientifico, nel caso in cui venisse eletto in seno al Parlamento Europeo, intende perpetuare approccio, comportamento, modi e metodi che hanno contraddistinto la sua più recente attività Accademica a Pavia, o intende assolvere ai suoi compiti in maniera più completa, lodevole e consona a regolamenti e leggi vigenti?”

L’interrogativo è stata posto di persona ad uno dei tanti incontri di queste settimane che vedono il Prof. Bignami presente in veste di candidato alle Elezioni Europee.

La risposta come ci si aspettava, non è stata soddisfacente: potremmo forse applaudire chi dichiara – non potendo fare altrimenti – che rispetterà una legge ben definita? Dovremo di conseguenza trattare similmente un commerciante che dichiari d’essere disposto a fare sempre lo scontrino fiscale, o un edile che si prefigga pubblicamente di rifiutare il lavoro nero. Saremmo al plauso dell’ovvia legalità, cosa sì rara di questi tempi, forse però non così eccezionalmente lodevole.

Il putiferio verbale che ne è scaturito, per bocca e mano dell’entourage Democratico presente all’evento, rappresenta invece un ottimo spaccato della validità di un certo movimento e, credo, debba giungere all’orecchio di tutti. O perlomeno di eventuali potenziali elettori. A tal proposito si rimanda all’ottimo post presente in blog indipendente.

Non faremo di tutta l’erba un fascio certo, ma nemmeno di una gigante rossa, addirittura una galassia!

16 pensieri riguardo “L’Era del Diritto e il Candidato Spaziale

  • Buongiorno a tutti,
    sono uno studente di Fisica presso l’Università di Pavia. Vorrei postare un breve commento a questo articolo.

    Mi sento di sottoscrivere in toto le parole del dr.Bertani, in quanto ho subito in prima persona le vicende sopra descritte. Mi ero iscritto al corso di Astronomia, nell’ambito dei corsi a scelta della laurea triennale in Fisica, sia per interesse personale sia perché tenuto da un valido e stimato docente come il professor Bignami, di fama mondiale.
    Bene, alla fine del corso ho potuto registrare due sole presenze del professore alle lezioni, una alla prima e una all’ultima lezione (4 ore su circa 50 totali). Il resto delle ore è stato presenziato dalla moglie, la professoressa Caraveo (docente alquanto mediocre, a detta di molti miei colleghi), e da alcuni dottorandi, ricercatori.

    Dulcis in fundo, il mio caso particolare si conclude con un esame (sostenuto all’INAF di milano, poiché si trattava di una seduta straordinaria) valutato da una commissione composta da un solo docente, che pergiunta non si trattava nemmeno del professor Bignami, ma della moglie.

    Questo per dire che l’interrogativo posto dal dr.Bertani era quantomai appropriato, visto l’atteggiamento “disinvolto” e “super partes” del prof.Bignami.

    SLC

    Rispondi
  • Un ex studente di Fisica

    Buongiorno.

    Benché credo di aver seguito il ‘corso del prof Bignami’ in un anno diverso da chi ha commentato precedentemente, la situazione da me vissuta è pressoché una FOTOCOPIA!!!

    Sono felice qualcuno abbia avuto forza e coraggio di rendere nota la situazione, cercando di evitare che ‘personaggi’ di questo tipo, dopo aver creato danni ormai non recuperabili, possano traferirsi in sedi istituzionali di grande importanza, pagati con il sudore di tutti noi onesti cittadini.

    Grazie anche ad Inchiostro per dare sempre spazio a queste iniziative lodevoli.

    Rispondi
  • Giovanni Novara

    Buongiorno,
    rendo nota la mia personale esperienza durante gli ultimi anni
    trascorsi prima come studente di Fisica, poi come dottorando,
    e quindi ora come post-doc, nel gruppo di astrofisica
    dell’Universita’ di Pavia.

    Quando mi trovai a scegliere un indirizzo di studi,
    quello in astrofisica stava facendo una brutta fine.
    Era la fine degli anni 90 e il pensionamento di alcuni
    docenti ne minacciava la chiusura.

    Assieme ad un gruppo di altri studenti, firmammo
    una petizione per salvare l’astrofisica a Pavia,
    chiedendo che venissero mantenuti gli insegnamenti
    di Astronomia e Astrofisica.

    Il Prof. Giovanni Bignami accetto’ l’incarico e quell’anno
    seguii il suo corso. Fu lui a tenere quasi tutte le lezioni.
    Solo in due occasioni invito’ a parlare il Dr. Cesare Guaita
    e il Prof. Marco Bersanelli. Devo dire che questa scelta non
    mi e’ sembrata un ripiego. Ci ha piuttosto dato la possibilita’
    di entrare in contatto con due validi scienziati.

    Sono stati proprio questi corsi che mi hanno dato l’entusiasmo
    per dedicarmi all’astrofisica. Sotto la guida del prof. Bignami
    ho svolto il mio lavoro di tesi. Mi ha messo in contatto
    con il gruppo di ricerca dell’IASF di Milano. Ho collaborato
    all’analisi dati del telescopio spaziale XMM-Newton.
    Se posso continuare a fare ricerca nel campo dell’astronomia,
    lo devo anche a questo: avermi inserito in un contesto piu’
    ampio di quello dell’Universita’ di Pavia.

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  • Mi è stato segnalato questo commento e vorrei fare qualche precisazione circa la mia presenza a Pavia.

    Quando L’Università di Pavia mi ha chiamato sulla cattedra di astronomia, subito dopo la mia nomina alla Accademia dei Lincei nel 1997, ero Direttore Scientifico all’Agenzia Spaziale Italiana e ho immediatamente preso l’aspettativa. Il mio corso è stato affidato a uno o più supplenti.

    Nel 2002 ho finito il mandato in ASI e sono tornato all’Università dove i corsi erano diventati due, uno per la laurea triennale ed uno per quella specialistica. All’inizio del 2003 sono stato nominato direttore del CESR, forse il più importante centro di ricerca spaziale francese, a Toulouse, ed ho discusso con il Preside e con il Rettore della mia nuova situazione. Avrei potuto prendere un’altra aspettativa, ma l’allora Rettore ha preferito di no, per l’ottima ragione che il mio nome (a suo modesto parere) giovava all’Università di Pavia.

    Era inteso che sarei rimasto responsabile dei corsi e dei loro contenuti, anche se la maggior parte del lavoro sarebbe stata fatta, gratuitamente, da persone del mio gruppo, delle quali ho la massima fiducia.
    (Per inciso, mia moglie si chiama Patrizia Caraveo, è Dirigente di Ricerca all’Istituto Nazionale di Astrofisica -grado che, negli enti di ricerca, è equivalente a quello di professore ordinario- e la settimana prossima verrà insignita del Premio Nazionale Presidente della Repubblica, seconda donna nella storia della Repubblica.)

    Per ritornare ai corsi, sono sempre stato presente agli esami e ho fatto del mio meglio per seguire le tesi. Quest’ultimo compito è stato reso gratificante dal numero molto elevato delle tesi di astrofisica fatte durante i miei anni francesi. Tra il 2003 e il 2006 ho contato almeno 10 tesi quadriennali, diverse tesine triennali ed almeno una specialistica. Mai un numero così alto di studenti si era laureato in astrofisica a Pavia. Se gli studenti si sentivano così insoddisfatti perché erano in fila a chiedere una tesi con me e con il mio gruppo di Milano?

    Inoltre, due studentesse di Pavia, nel 2003-2006, sono venute a Toulouse (pagate dalla Francia) e diversi dei miei laureati hanno deciso di continuare con un dottorato (a Pavia o altrove). In due casi è stato possibile organizzare un dottorato internazionale, con dottorandi di Pavia che hanno preso un dottorato, a Toulouse, pagato in Francia ed a Berkeley (USA), su fondi extrauniversitari.

    A mio parere questa è la misura di un GRANDE successo dell’astrofisica a Pavia e della sua internazionalizzazione.

    Devo notare che, da quando sono passato allo IUSS, alla fine del 2006, l’interesse dell’Università di Pavia per le tesi in astrofisica è bruscamente diminuito.

    Forse la presenza di un nome molto conosciuto è un valore aggiunto per un’Università. In ogni caso, penso che miei ex-studenti, laureandi e dottorandi di quel periodo sarebbero contenti di testimoniare del mio lavoro con loro.

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  • Roberto Maccagnola

    Sono lieto di leggere una risposta del professor Bignami. Ritengo a questo punto corretto esporvi anche la mia esperienza.

    Mi sono laureato nel 2002 con il professor Bertotti. La mia tesi di laurea trattava sul possibile uso delle occultazioni stellari da parte dei satelliti di Saturno osservati con la NAC a bordo della sonda Cassini per determinare la posizione della navicella con la massima precisione possibile.
    Sebbene il metodo non sia ancora stato applicato al JPL, le occultazioni reciproche tra due satelliti da me calcolate sono state utilizzate per affinare gli elementi orbitali delle lune di Saturno. Durante lo svolgimento della Tesi di Laurea il prof. Bertotti mi obbligò ( e gli sarò sempre grato per questo obbligo) a stilare un report della tesi in Inglese da spedire a circa una sessantina di professori sparsi per vari enti di ricerca Italiani e stranieri (molti negli USA). Tra questi professori ci fu anche il direttore scientifico dell’ASI, il prof. Giovanni Fabrizio Bignami. Il prof. Bignami ricevette il mio report poco prima della sua scadenza del mandato ASI.
    Nel gennaio 2003 ricevetti una telefonata dal prof. Bignami che mi informava di aver visionato il mio report e mi chiedeva la disponibilità di un colloquio per una eventuale collaborazione.
    Quando mi presentai allo IASF di Milano era un freddo sabato di gennaio, si, sabato, un giorno straordinario, al di fuori dalle solite ore di lavoro dello IASF, che il professore ha messo a disposizione per incontrarmi.
    Ritornai una seconda volta per definire le modalità delle mie collaborazioni e fui sorpreso dalla quantità di giovani di cui era composto il gruppo di Bignami, non avevo mai visto un rinnovo generazionale nel campo della ricerca come quello creato qua allo IASF di Milano. Naturalmente per le vecchie e ingessate università questo è impensabile, lì i professori, spesso con le mani legate, non riescono a creare un rinnovo generazionale, allo IASF Bignami ci è riuscito!
    Ho collaborato con lui, ma vi dirò di più, non essendo un suo laureando all’inizio il prof Bignami e la dottoressa Caraveo mi hanno messo alla prova per vagliare le mie capacità. Ci sono voluti ben 4 mesi perché li convincessi con il mio lavoro, tutto questo a dimostrare che sia nel campo della ricerca che in quello della divulgazione il lavoro non viene svolto all’acqua di rose. Da allora collaboro con il professore svolgendo un’attività di divulgazione dell’astrofisica che mi permette di continuare a restare in contatto con la materia che amo di più. Sono anche riuscito grazie ai contatti francesi del prof. Bignami a conoscere da vicino la realtà della ricerca e della divulgazione scientifica francese da cui ho imparato molto e ho capito che c’è ancora molto da fare in Italia per raggiungere quei livelli di eccellenza.

    PS: ai due signori contestatori chiedo di firmarsi per intero, è troppo comodo fare critiche senza poi metterci la faccia, il prof. Bignami l’ha messa candidandosi, io mettendo per esteso il mio nome.

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  • P.Esposito

    Mi sono laureato nel 2005 in astrofisica all’universita’ di Milano, con un lavoro di tesi svolto presso INAF/IASF-Milano, dove sono entrato in contatto col gruppo del Prof. Bignami.

    Non ho quindi seguito il corso del Prof. Bignami a Pavia, ma conoscendo bene il ‘dietro le quinte’ vorrei comunque fare un commento: la suddivisione della responsabilita’ del corso tra varie persone non e’ dovuta a indifferenza nei confronti dell’insegnamento, e’ piuttosto il risultato della coesione di un gruppo estremamente attivo, dove ci si fa in quattro collaborando ed aiutandosi mutualmente per sostenere numerosi impegni su molti fronti.

    Penso inoltre che per uno studente il contatto con piu’ insegnanti che apportano esperienze ed approcci differenti (ma maturati nello stesso campo, assicurando cosi’ continuita’ didattica) sia un arricchimento e non un danno.

    Durante la mia tesi allo IASF ho avuto modo di constatare che i miei ‘omologhi’ pavesi venivano seguiti con grande attenzione, lavoravano a ricerche di punta ed a livelli di eccellenza; venivano inoltre offerte loro opportunita’ non comuni per un laureando: periodi in istituti di ricerca all’estero, partecipazioni a conferenze e collaborazioni con esperti italiani e stranieri di fama mondiale – solo per fare qualche esempio.

    Proprio per i grandi vantaggi e possibilita’ che si hanno all’interno del gruppo del Prof. Bignami ho poi deciso di proseguire gli studi con il dottorato in fisica a Pavia (nonostante non fosse nemmeno previsto l’indirizzo di astrofisica). Concluso il dottorato da alcuni mesi, mi sento di consigliare a chi sia interessato all’astrofisica di collaborare con questo gruppo.

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  • roberto mignani

    Buongiorno,

    conosco il Prof. Bignami (Nanni, da sempre) da piu’ di 20 anni, prima come studente del corso di Laurea in Fisica a Milano, poi come suo laureando e dottorando e, infine, come suo collaboratore in tantissimi progetti di ricerca. Credo di conoscere bene Nanni sia dal punto di vista professionale e personale per esprimere un giudizio sulla persona.

    Non voglio entrare nella polemica sulle ore di lezione effettuate piuttosto che no. Nanni e’ sempre stato una persona estremamente impegnata in molteplici attivita’ professionali che lo portavano in giro per il mondo e, inevitabilmente, riducevano il tempo da dedicare agli studenti. Ricordo ancora quando, 20 anni fa, mi correggeva la tesi di laurea con in braccio la neonata Giulia, o per sfruttare il minimo ritaglio di tempo si discuteva di scienza salendo e scendendo dalle scale e accompagnandolo per una corsa al mitico stadio Giuriati.

    Tuttavia, anche nel poco tempo che poteva avere a disposizione, Nanni e’ sempre stato un esempio per me, anzi, l’esempio. Un amico e un compagno. E, questa, credo che sia la cosa piu’ importante per un giovane ricercatore o studente.

    Uno scienziato non si forma solo sui banchi di un’universita’ e con piu’ o meno ore di lezione. Spesso si forma anche grazie ad un qualcosa che ha dento di se’: un sogno, un ideale, e grazie a qualcuno che contribuisce a far crescere questo sogno e che rappresenti un punto di riferimento. Come lo e’ stato Nanni per me. Di questo, un giovane ricercatore non puo’ che giovarsi.

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  • Stefano Boselli

    Sono un rappresentante degli studenti di fisica dal 2006 e come tale ho avuto modo di conoscere la vicenda in questione.
    Mi permetto di fare alcune osservazioni: ho letto diversi commenti di ex studenti che elogiano l’operato del professor Bignami come relatore negli anni in cui è stato titolare di due corsi presso la nostra università. Non mi stupisco: i laureandi, in particolare quando sono particolarmente bravi, costituiscono da seompre una risorsa ed fonte di investimento per professori che vogliono aprire le porte a menti giovani e valide e mi sento di elogiare i docenti che credono nelle nuove generazioni.
    Ci tengo anche ad aggiungere che è un po’ semplicistico fare una somma algebrica di meriti e demeriti per calcolare l’onorabilità di una persona, cosa che mi sembra sia statta fatto in malcelata maniera nei commenti che ho letto. Mi ha particolarmente rattristato leggere che nel 2003 il rettore consigliò al professor Bignami di non prendere l’aspettativa in quanto il suo cognome giovava all’università di Pavia: a mio modo di vedere non siamo molto lontani dalla truffa: molti studenti hanno scelto Pavia per poter seguire dei corsi in ambito astrofisico tenuti da un luminare del settore per poi ritrovarsi un’altra persona a fare lezione (la dottoressa Caraveo ai tempi non aveva alcun contratto con l’università di Pavia).
    Vorrei ripondere al professore alla domanda da egli posta riguardo all’alto numero di studenti che hanno fatto la tesi con lui e con il suo gruppo. A mio modo di vedere i motivi sono sostanzialmente due: forse (uso le sue stesse parole) Bignami è un cognome che giova ad un laureando; sicuramente per gli studenti pavesi interessati all’astronomia non vi erano molte alternative al gruppo del professor Bignami, che comunque si è sempre distinto per un’altissimo livello di produttività nella ricerca spaziale. Di certo gli studenti non hanno operato questa scelta per essere rimasti impressionati dalle qualità didattiche del professore, visto che sostanzialmente non ha mai svolto attività didattica. Io non ho modo di confutare gli accordi presi dal professore con il rettore nel 2006, so che se un corso è assegnato ad un docente allora egli è tenuto per legge ad assolvere questo compito senza delegare a terze persone, così come un magistrato non delega la moglie a giudicare in un processo di cui lui è il giudice (che la moglie sia magistrato o meno).
    Non ho dubbi sul fatto che il professor Bignami abbia delegato la didattica alla dottoressa Caraveo a causa di altri inderogabili impegni, ma a mio modo di vedere questa non è una giustificazione valida, inoltre ricordo al professore che molti studenti hanno dovuto fare delle rinuncie per dedicarsi con passione ad una disciplina così difficile e al tempo stesso affascinante. Forse avrebbe dovuto operare anche lei una scelta…

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  • Matteo Negroni

    Leggo solo ora i commenti di questi giorni: non voglio entrare nella polemica ma mi sembra doveroso raccontare la mia esperienza. Ho seguito il corso del professor Bignami nel lontano 2003. Una parte tenuta direttamente da lui ed il resto dalla grande squadra dei suoi collaboratori. La varietà delle tematiche di carattere astrofisico ed astronomico e soprattutto i diversi punti di vista di coloro che ci facevano lezione è stato lo spunto più importante per capire con quale argomento volevo chiudere il mio percorso di studi in Fisica. Ho lavorato nel periodo di tesi con il grande team del professor Bignami per un anno intero e l’intenso lavoro è approdato in una pubblicazione di un certo rilievo scientifico. Un intenso lavoro davvero. Apprezzato dagli “addetti ai lavori” ma anche da persone estranee alla tematica. La mia curiosità e le strade della vita mi hanno portato ad intraprendere un cammino in ambito matematico-finanziario. Ebbene il professor Bignami e la dottoressa Caraveo hanno pienamente capito la mia scelta e, nonostante fosse un ambiente a loro sconosciuto, mi hanno consigliato, seguito e, lo so, anche ammirato. Proprio come mi hanno insegnato ad analizzare i dati, ad interpretarli e a scrivere un importante lavoro. Oggi ancora mantengo vivi i contatti con loro anche se percorriamo percorsi apparentemente diversi (solo agli occhi di chi non conosce le materie). Mi hanno insegnato il metodo matematico scientifico che, devo ringraziarli, applico ancora oggi lontano dall’Astrofisica pura.
    GRAZIE Professore.

    Rispondi
  • Luca Ciandrini

    Non credo che qui si sia messa in discussione la validità dell’insegnamento. Forse il metodo. Perché i fondi non sono l’unico problema dell’università italiana. Ma anche come vengono usati, i baroni e baronetti, la scarsa sinergia con l’industria, l’organizzazione interna degli atenei, il numero (elevato) delle università italiane e la quantità (abnorme) dei corsi di laurea offerti… E qui mi sembra un problema di serietà e di coerenza. Purtroppo non sento mai parlare seriamente di questi argomenti.

    Nel caso in questione, penso che la cosa da fare era assegnare ufficialmente il corso a qualcuno che avrebbe potuto effettivamente svolgere l’insegnamento. Poi incoraggiare tesi con collaborazioni esterne (e.g. INAF/IASF e il Prof. Bignami, nel caso). Perché si sa, quello che conta è l’esperienza acquisita sul campo (come tutti voi confermate) più che un corso in sè. Il risultato non sarebbe cambiato, le cose sarebbero state fatte “in regola”, l’ateneo pavese avrebbe forse risparmiato lo stipendio di un professore ordinario e probabilmente qualche ricercatore ora vanterebbe un corso di astronomia/astrofisica nel curriculum.

    Non posso non soffermarmi su una frase di un commento precedente: “la suddivisione della responsabilita’ del corso tra varie persone non e’ dovuta a indifferenza nei confronti dell’insegnamento, e’ piuttosto il risultato della coesione di un gruppo estremamente attivo, dove ci si fa in quattro collaborando ed aiutandosi mutualmente per sostenere numerosi impegni su molti fronti.”
    Questo è proprio l’atteggiamento sbagliato. Sembra che si stia parlando di una famiglia in cui ci si da un po’ una mano a vicenda e non di un gruppo di ricerca.

    Ribadisco, nessuna critica sulla validità scientifica dei corsi e sulle opportunità offerte agli studenti (tante, mi sembra di capire!). Ma sul modo. Forse sono anche atteggiamenti simili che demoralizzano studenti e spingono molte persone che non apprezzano questo sistema a cercare opportunità all’estero.

    Rispondi
  • Matteo M.

    L’articolo di Matteo Bertani mi sembra abbia contenuti validi e facilmente riscontrabili.
    Partiamo dal presupposto che qui non si stanno mettendo in dubbio le conoscenze scientifiche, la qualità delle ricerche del Professor Bignami o le possibilità lavorative che si possono aprire svolgendo il lavoro di tesi nel suo gruppo.
    Ho seguito il corso del Professore nella laurea triennale, ma a parte rare occasioni di Bignami non si è vista neanche l’ombra, e non a beneficio di una pluralità di insegnanti e di punti di vista, come qualcuno ha affermato, (per questo ci sono i seminari e altre forme di incontri e di solito il professore che organizza è comunque presente) in questo caso il Professore non si presentava, punto. Un tale atteggiamento, per quanto mi riguarda non è giustificabile, e non è giustificabile neanche a fronte degli interventi di alcuni studenti di astrofisica che tessono le lodi (sincere, non lo metto in dubbio) del “loro” professore; non è giustificabile perchè lo stesso Professore, con le sue assenze, ha rivelato una totale mancanza di rispetto verso un gran numero di studenti (non tutti quelli che hanno seguito i “suoi” corsi hanno seguito la strada dell’astrofisica, anzi, la maggior parte si è dedicata ad altro e non ha avuto il piacere di conoscere il “Nanni amico e compagno”) e verso il suo ruolo di insegnante. Questo atteggiamento, soprattutto in relazione alla candidatura al Parlamento eurpeo, merita di essere chiarito; il chiedere conto delle assenze, di alcune scelte, e, in generale della serietà con cui si affronta un compito così importante come quello di professore, deve essere considerato un merito! Non possono essere tollerati “attacchi” come quelli testimoniati dai vari file audio, qui il discorso accademico non c’entra, il Professor Bignami (e il coro di prefiche) invece di giustificarsi per le assenze e la poca attenzione verso gli studenti (via…c’è poco da giustificare, la situazione è nota a tutti!), dovrebbe rispondere o quantomeno prendere le distanze da chi, nel suo entourage, pensa che porre domande a un candidato sia una cosa disdidecevole, da chi, così inserito nell’attuale schema politico italiano, non riesce a concepire che un cittadino, interessato alla situazione del suo paese, ponga domande senza dover per forza essere pagato dallo schieramento opposto, da chi si riempie la bocca di frasi ad effetto (“più giovani in politica”, “largo ai giovani”, “rinnoviamo!!”), ma nei fatti allontana a male parole un ragazzo che chiede delucidazioni; la domanda è stata provocatoria? probabilmente si, ma la colpa dell’imbarazzo è da attribuire a chi la domanda la pone o alle scelte che della domanda sono la causa?
    La politica italiana già è ricca di aberrazioni e personaggi autoreferenziali, Professore, non caschi in questo disdicevole schema mentale, accetti le giuste critiche con la stessa serenità con cui accetta le giuste lodi, chi ha la ragione dalla propria parte non ha bisogno di alzare la voce (o di farla alzare dai “suoi”) o di sviare le domande e, soprattutto, chi ammette i propri errori è molto più “forte” di chi non lo fa!

    Rispondi
  • Andrea Corradi

    Buon giorno a tutti,
    non saprei veramente trovare parole migliori per esprimere la mia opinione sulla questione se non quelle già usate da Matteo M.
    Anch’io sono uno studente di Fisica che durante il percorso triennale ha seguito il corso di Introduzione all’Astronomia. Purtroppo però, dopo la prima, interessantissima lezione, tenuta dal prof. Bignami il resto del corso ha visto un’avvicendarsi di collaboratori del suo gruppo e il mio interesse per la materia è scemato. Questa è la mia personale esperienza, che non vuole essere contaminata da altre interpretazioni se non quella di una mera esposizione dei fatti a me noti.

    Andrea C.

    Rispondi
  • Matteo Bertani

    Buongiorno a tutti.

    Sono felice si sia instaurato un ordinato e costruttivo dibattito. La dialettica è l’essenza prima dell’esistenza. Se voglio e posso permettermi la critica, è giusto sia libero di trovar smentite alla mia ragione pratica.
    Ho tardato la mia risposta ai tanti commenti arrivati per diverse ragioni. In primis perché ho anch’io un lavoro, a cui però devo esser presente di persona. Secondariamente perché volevo lasciare il tempo ai più di esprimersi, onde evitare di trovarmi tentato nel rispondere più volte. Credo di aver già avuto fin troppo spazio. Questo credo e spero sarà il mio ultimo intervento. Qui lo dico e qui lo nego. Ahimé bene mi conosco.

    Premetto che risponderò primariamente al Professore su alcuni punti, con modi e metodi consoni alla sua corretta pacatezza.
    Passerò poi in rassegna alcuni degli interventi maggiormente degni d’attenzione, non senza una grande dose di satira. Ovvero ‘la composizione poetica che elabora con intenti moraleggianti e critici, aspetti, figure e ambienti culturali e sociali, con toni che variano dall’ironia, all’invettiva, alla denuncia’ . Non se la prendano lor Signori. Non gridino allo scandalo o alla querela. Lo anticipo qui: sarà tutto piuttosto ironico, mai volto a fare dirette illazioni, piuttosto porrò aperte le domande.

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    Gentile Prof. Bignami,

    mi spiace sottolinearle come tra le righe del suo commento

    “Avrei potuto prendere un’altra aspettativa, ma l’allora Rettore ha preferito di no, per l’ottima ragione che il mio nome (a suo modesto parere) giovava all’Università di Pavia.”

    mi par di scorgere una mezza ammissione.
    Dico mi spiace perché per rivalutarla almeno un poco, avrei preferito leggerne una in toto. Non solo cerca di scaricare la responsabilità su personalità estranee alla mia domanda, ma per lo più finge di non essere stato una persona libera. Credo l’ultima decisione, qualunque fossero state le pressioni ricevute, fosse soltanto nelle sue esperte mani. Oppure sta forse cercando di dirci, ben celato per non correre rischi, che era scacco di un non so quale centro di potere? Suvvia non credo possa questo essere il caso.

    “Per ritornare ai corsi, sono sempre stato presente agli esami e ho fatto del mio meglio per seguire le tesi.”

    Questa affermazione non so se posso concedergliela.
    Sugli esami potremmo avere una visione diversa del concetto di ‘presenza’: per il sottoscritto significa nelle prossimità del candidato, facendo domande e raccogliendo personalmente le risposte, probabilmente a lei basta essere nei paraggi, in un’altra stanza o luogo poco importa.
    Sulle tesi sono evidentemente male informato io, o forse solo parzialmente. Spero proprio non intervenga presto qualcuno a sbugiardarla ulteriormente.
    Tra l’altro ne approfitto per chiederle una cosa in questa sede.
    Sa cosa sono i questionari didattici? Li ha mai distribuiti? Sa quelle cose che servono a uno studente per valutare un corso…
    Io ero nella commissione atta a valutarli. Credo i suoi non siano mai pervenuti. Mi corregga se sbaglio.

    “Tra il 2003 e il 2006 ho contato almeno 10 tesi quadriennali, diverse tesine triennali ed almeno una specialistica.”

    Le quadriennali non le considero. Veda oltre e si ricordi che quell’ordinamento è chiuso dal 2001 (non voglio dire che nel 2003 non ci fosse nessun “quadriennalista” in odor di tesi).
    Secondo lei 10 triennali e almeno una specialistica (se sono così poche e lei così attento, come mai non ricorda esattamente?) sono un segno positivo.
    Per me tutto il contrario. Evidentemente dopo la prima esperienza non si è voluto ripetere. E chi ha scelto con la maturità del poi, per il traguardo più importante, ha scelto altro.

    “In ogni caso, penso che miei ex-studenti, laureandi e dottorandi di quel periodo sarebbero contenti di testimoniare del mio lavoro con loro.”

    Vedo che qualcuno ha risposto al suo accorato appello. Spero ce ne possano essere altri. Ne sono felice e me ne compiaccio.
    Spero anche lei possa fare altrettanto.

    Con tutto il dovuto rispetto.

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    Passo ora alla parte più interessante della questione.
    Perché è bello vedere come ci siano persone pronte a prostrarsi a difesa dell’indifendibile, sviando la questione, spostando il problema altrove, servendo loro malgrado parecchi spunti di riflessione.
    La penna, come il coltello, va usata dalla parte corretta.

    Raccolgo i commenti in 4 categorie. Per questioni pratiche, estetiche ed ironiche.

    (1) OUT OF DATE: leggere prima la data di scadenza riportata sulla confezione
    “Era la fine degli anni 90”
    “conosco il Prof. Bignami (Nanni, da sempre) da piu’ di 20 anni”
    “Ho seguito il corso del professor Bignami nel lontano 2003”

    Primo: del Nanni studente modello in seconda elementare, sempre vispo, attento e pronto a far domande, mi può importate poco e forse niente.
    Secondo: nel mio articolo (mi auto-cito per mantenere alto il livello referenziale “Professor Bignami […] intende perpetuare approccio, comportamento, modi e metodi che hanno contraddistinto la sua più recente attività Accademica a Pavia”)
    Terzo: credo il valore delle gesta di un uomo vada considerato con peso minore quando quest’ultimo è impegnato a guadagnarsi col sudore (indubbiamente versato copiosamente dal professore per decenni, con passione e dedizione, a vantaggio della conoscenza umana) una posizione, e con peso enormemente maggiore quando dall’alto della sua autorità mantiene comunque un comportamento consono ai suoi doveri.

    (2) Il caro vecchio conflitto di interessi: cagheresti nel piatto dove mangi?
    “Se posso continuare a fare ricerca nel campo dell’astronomia, lo devo anche a questo”
    “Sono anche riuscito grazie ai contatti francesi del prof. Bignami”
    “mi hanno consigliato”
    “Proprio per i grandi vantaggi e possibilita’ che si hanno all’interno del gruppo del Prof. Bignami”

    Mi pare ovvio, come è ovvio che sono in malafede: chiunque ricopra una posizione (anche) grazie al Professore, si sente in debito di difenderlo, non fosse altro per non arrischiarsi di vedersi presto tolta ingiustamente tale posizione. Come il discorso sopra esposto valuto, e valuto molto più valide opinioni di persone esterne ai gruppi e alle attività dirette del Professore.
    Alcuni passaggi sono addirittura clamorosi. Sottolineo: “Proprio per i grandi vantaggi”…
    Sono stronzo io o ci credere scemi tutti? Cioè scusate: siete un gruppo, una banda, una cricca, o che so io, una loggia?
    (Non insinuo niente, la domanda è aperta).
    Anche in riferimento al “consigliato” chiedo: si voleva forse scrivere una parola diversa, che inizia con la “R” e con quella fa rima?
    Io non ci vedrei niente di male in fondo. All’estero è prassi. Per un Dottorato non italico ci vogliono le lettere di “R”. Solo qui è tabù. Credo per ragioni ipocrite, soprattutto quando si ha qualcosa da nascondere.

    (3) Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
    “fui sorpreso dalla quantità di giovani di cui era composto il gruppo di Bignami, non avevo mai visto un rinnovo generazionale nel campo della ricerca come quello creato qua allo IASF di Milano”
    “la suddivisione della responsabilita’ […] e’ piuttosto il risultato della coesione di un gruppo estremamente attivo, dove ci si fa in quattro collaborando ed aiutandosi mutualmente”

    Anche chi è solito circondarsi di cameriere e maggiordomi fornisce sussistenza ad un gran numero di persone, potendo quindi considerarsi un benefattore. Mr. Wonka addirittura distribuiva biglietti d’oro per visitare la sua fabbrica. Non è lodevole?
    Anche il nostro caro Premier (a cui spero il Professore non voglia essere nemmeno per scherzo paragonato come qui faccio) sembra sia per il ricambio generazionale. Davvero un uomo integerrimo!

    (4) La Legge non è pratica. L’eleganza invece è estetica
    “Penso inoltre che per uno studente il contatto con piu’ insegnanti che apportano esperienze ed approcci differenti (ma maturati nello stesso campo, assicurando cosi’ continuita’ didattica) sia un arricchimento e non un danno”

    Infatti anche il fattorino a cui viene ritirata la patente perché sfrecciava a 220 Km/h in autostrada dovrebbe essere assolto perché ha recapitato il pacco celermente.
    Ricordo a tutti, e al professore, che suoi colleghi al fine di agevolare giovani o liberare le risorse, tengono i corsi con forme contrattuali alternative, per compensi simbolici dell’ordine di qualche decina di euro. Anche a Pavia. A Fisica più d’uno.

    Purtroppo mi vedo costretto a chiudere, senza nemmeno avere il tempo di rileggere, ma tra pochi minuti scatta il silenzio elettorale e sono particolarmente indotto a rispettarlo. Spero di aver fatto almeno sorridere qualcuno, senza offendere involontariamente troppi.

    Tutte le stelle seguono leggi. Quelle fisse come quelle cadenti…

    Matteo Bertani

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  • Matteo Bertani

    ps. l’orologio segna l’ora solare. erano esattamente le 23.59 🙂

    Rispondi
  • DiPassaggio

    “Spero di aver fatto almeno sorridere qualcuno”
    Mi hai fatto sorridere (ma solo perchè ancora non hai risposto a nessun mio cmmento), ma anche dispiacere per alcuni punti toccati.
    Dato che la campagna elettorale è finita, mi permetto qualche ozioso pensiero. Il modo di gestire i vari ambiti di lavoro del professore, sì, ricorda la situazione in cui siamo in vari ambiti. Non sono in grado di dire se questa sua possibilità di muoversi al di sopra delle regole scritte abbia tra i risultati anche benefici concreti per chi lavora bene e con passione; non prevedendo il futuro, non posso nemmeno dire se una sua eventuale “presenza da assenteista” su una poltrona europea porterebbe a giovamenti maggiori o minori rispetto alla presenza effettiva o rispetto ad un altro eletto, presente o assente, che non porterebbe mai e poi mai i suoi fondi al servizio del progresso scientifico (che non è il fine corretto per principio, ma visto il contesto attuale e la fine che fanno molti fondi è almeno un beneficio a lungo termine). Quello che posso dire però, per il valore che può avere, è che addestrare i politici a colpi di onesti e disinteressati contestatori (nel senso “che contestano”) anzichè di corti di lecchini*, forgerebbe governanti migliori.

    *non mi riferisco a questa piccola realtà, dove ovviamente c’è ancora spazio per lodi sincere o disinteressate

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