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Donne e violenza: analisi delle relazioni abusive

Articolo di Francesca Braga e Carlotta Donadelli

Le donne e la violenza: analisi delle relazioni abusive

Controllante, aggressivo, manipolatore. Chi mai vorrebbe un partner così? Eppure per molte donne trovarsi incastrate in una relazione con una persona violenta, anche quando non lascia lividi sul corpo, è molto più frequente di quanto si pensi.

La fascia di età più esposta alla violenza nelle relazioni tra coniugi o fidanzati non necessariamente conviventi va dai 16 ai 24 anni. Un’adolescente su tre, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) , ha sperimentato violenza in un contesto affettivo e non ne ha parlato con nessuno. Inoltre, l’abuso psicologico e/o fisico è un problema che colpisce un terzo delle donne nel mondo. La violenza comporta un’esperienza traumatica vissuta da oltre il 35% delle donne. La più comune fra le sue forme, quella sessuale, ne colpisce più del 30% e viene inflitta all’interno del rapporto sentimentale. Il 38% di “femminicidi” è causato dal partner intimo. Il 42% delle vittime che hanno subito abusi fisici da parte del proprio compagno ha anche sofferto di lesioni. Queste vittime hanno quasi il doppio delle probabilità di soffrire di depressione e di sviluppare problemi con l’alcol, rispetto a chi non ha subito violenze. Esse hanno anche l’1,5% di probabilità in più di contrarre infezioni. Inoltre, c’è da considerare che il 7,2% delle donne nel mondo ha denunciato abusi sessuali da parte di sconosciuti. A causa della violenza subita, esse hanno il 2,3% di probabilità in più di cadere nell’alcolismo e il 2,6% di soffrire di depressione o ansia.

Illustrazione di Dilan Boğukoğlu

Le dinamiche di una relazione tossica

Alla luce di questi dati, bisogna anzitutto cercare di capire quali siano le dinamiche di una relazione tossica, come essa si sviluppi e come poterle sfuggire. Spesso i rapporti abusivi manifestano piccoli segnali d’allarme fin da subito, che però vengono sottovalutati e scambiati per “normale gelosia”, dedizione e protezione. Uno dei classici strumenti di manipolazione è il cosiddetto «gaslighting». Così il carnefice effettua un continuo lavaggio del cervello al fine di sminuire la partner e minare la sua autostima, fino a farle credere di essere pazza. Altri segni che fanno luce su possibili problemi nella coppia sono: molestie e/o umiliazioni,  minacce davanti alla volontà di porre fine alla relazione, ricatto emotivo o intimidazioni utilizzati per ottenere ciò che si vuole, allontanare da amici e familiari, riducendo e impoverendo l’universo relazionale e la vita sociale della vittima, presenza di “rimpianti transitori”,  promettendo cambiamenti comportamentali difficili da soddisfare.

Un altro punto saliente quando si parla di abusi nelle coppie, è il motivo per cui la vittima non decide di lasciare l’abusante. Ovviamente a nessuno piacerebbe trovarsi in una simile situazione, perciò è evidente che deve esserci qualcosa di più radicato nel comportamento e nella mentalità sia della vittima che del carnefice. Ciò è stato dimostrato da uno studio del National Domestic Violence line, secondo cui ci vogliono in media sette tentativi prima di riuscire a porre fine a questi rapporti. Il legame traumatico, anche se doloroso, è molto intenso e difficile da spezzare. Il partner che abusa è spesso violento, il che fa sentire la vittima spaventata, disorientata e con un senso di vergogna verso se stessa. Essa, inoltre, non è economicamente indipendente e vive insieme al partner violento, con cui ha creato una famiglia. Questo significa che c’è anche la volontà di non separare i figli dall’altro genitore, così, anche dopo un primo allontanamento tra i partner, la vittima cede e ritorna nella relazione.

Progetto “No more” di Naillil Rivera

Per evitare questa recidiva è opportuno farsi aiutare. A tale scopo ci sono delle reti antiviolenza poste su tutto il territorio nazionale. Questi centri non solo supportano le persone che chiedono aiuto, ma le accompagnano durante tutto il percorso. Un supporto fondamentale è senza dubbio fornito anche da amici e parenti, che possono aiutare la vittima a rendersi conto di cosa le sta accadendo. Oggi, finalmente, ci si focalizza sulla comprensione dei segnali dell’abuso che potremmo definire “l’anticamera” della violenza ma che sono già, di fatto, manifestazioni della stessa. Imparare a leggerli e riconoscerli significa fare prevenzione della violenza a lungo termine. Ed è qualcosa che non riguarda solo le donne, ma tutti. È giusto ricordare che l’abuso è un fenomeno che, purtroppo, può riguardare ogni persona: donne giovani e adulte, ma anche uomini, bambini e persone anziane. Sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema e trovare il modo per prevenire e proteggere tutti, sono punti fondamentali nella costruzione di una società civile.

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