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Dietro gli interrogatori nei film: finzione o verità?

“Qui le domande le faccio io”, “L’odiavo, è vero, ma non l’ho ucciso io”

Quante volte nei film americani si sentono questo genere di frasi? Se si è appassionati di serie tv crime, polizieschi e spy stories, molte con differenti sfumature e situazioni. Come fanno i detective, agenti speciali a capire se l’uomo o la donna che hanno davanti sia il vero colpevole del crimine. Oppure hai utilizzato i tuoi amici, parenti come cavie per migliorare i tuoi interrogatori. Bene, questo è il tuo articolo. Sfodera il blocco notes e scopri come l’ex agente speciale e profiler FBI Jim Clemente scovava la verità.

In generale, gli interrogatori mostrati nei film sono una combinazione di realtà e finzione. Spesso vengono drammatizzati per rendere la scena più interessante o in tensione. Tuttavia, possono anche contenere elementi di verità basati su ricerche o fonti reali.

Foto di Jim Clemente, noto profiler statunitense

Per la buona riuscita dell’interrogatorio è necessario ottenere più informazioni affidabili ed accurate possibili. Bisogna utilizzare un approccio olistico, ovvero non focalizzarsi su un determinato argomento o aspetto, in modo tale poter captare tutti i possibili segnali. I possibili indicatori di falsità possono essere identificati mediante l’utilizzo di tre differenti modalità:

Fight or flight”: è l’osservazione dei vari cambiamenti fisiologici che si verificano quando una persona è sotto stress, maggior indicatore di inganno. Questi cambiamenti possono essere: la mancanza di salivazione, l’aumento del battito cardiaco, l’adrenalina che rende irrequieti.

Cognitive complexity” : è un accurato ascolto delle parole del possibile colpevole, infatti, se quest’ultimo mente tenterà a raccontare la storia in modo superficiale, omettendo molti dettagli che aiuterebbero a confermare il suo alibi.

Perception management”: espressione con il quale si indica la propensione del presunto colpevole a comportarsi bene in modo tale da essere considerato, agli occhi dell’intervistatore, il più sincero possibile. A questo punto il sospetto tenderà a raccontare bugie tenendo una postura più composta, ma è indice di inganno. In questa fase dell’interrogatorio, l’investigatore dovrà far attenzione sia al linguaggio verbale che a quello non verbale. A livello verbale, il sospetto pronuncerà parole come “tipo”, “quasi”, divagando e cercando di convincere delle sue affermazioni. A livello non verbale, invece, cercherà il contato visivo con l’intervistatore, alzerà il tono di voce e inizierà a gesticolare.

Concluso l’interrogatorio, l’investigatore dovrà approfondire la base raccolta e parlarne addirittura con il sospettato per tentare di farlo cedere. Quando sorge un’incoerenza fra i fatti noti e ciò che è stato detto, la confessione non ha alcun valore. Questa perdita un bravo profiler non può permetterla. Per questo motivo, è molto importante usare un eccellente approccio in modo da chiudere il caso nel minor tempo possibile.

Forse, quelli che vediamo in serie come NCIS, molto più scenografici di quelli veri. Ma adesso conosciamo cosa c’è dietro gli interrogatori sul grande e piccolo schermo, e un po’ di verità c’è. Condurre un interrogatorio, quale approccio utilizzare sta a voi: non vi resta che provare e migliorare il vostro grado autorevolezza e la postura!

Potrebbe essere interessante scoprire che, non sempre, il maggiordomo è il colpevole dell’omicidio.

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