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Di manovre, di manine, Di Maio

Si legge sulla Treccani, alla voce “figuraccia”: comportamento che crea un’impressione negativa negli altri.

Se prendiamo per buona la definizione dell’Enciclopedia Nazionale, il nostro attuale Vicepresidente del Consiglio dovrebbe aver già collezionato sul suo curriculum una invidiabile, si fa per dire, dose di figuracce. Ma giunti alla giornata di ieri, nella quale il nostro ha denunciato l’ennesimo abuso dei non meglio specificati “poteri forti” (dei quali ormai dobbiamo credere faccia parte anche lui), è lecito quantomeno supporre due possibilità: o a Di Maio non interessa quello che gli altri pensano di lui oppure gli altri di lui, nonostante tutto, continuano a pensare bene. Ma procediamo con ordine.

Mercoledì sera Di Maio ha annunciato a Porta a Porta che il MoVimento 5 Stelle non voterà il DL fiscale qualora la versione inviata al Quirinale fosse stata quella mostrata da Vespa, nella quale in sostanza si specificano tra le altre cose i dettagli del condono fiscale. Secondo Di Maio infatti qualcuno (chi?) avrebbe manomesso il testo del Decreto sul Fisco e avrebbe poi inviato al Quirinale suddetta versione, la presunta finale, senza il suo permesso. A tale dichiarazione è seguito un post su Facebook, sempre di Di Maio, nel quale si legge che “Nel testo trasmesso alla presidenza della Repubblica, ma non accordato dal Consiglio dei Ministri, c’è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade.” La reazione da parte di tutte le parti in causa non si è fatta attendere, a cominciare dalla Lega, che ha smentito categoricamente le illazioni di Di Maio, fino all’Ufficio Stampa del Quirinale stesso che con un Tweet ha dichiarato che “il testo del decreto legge in materia fiscale per la firma del Presidente della Repubblica non è ancora pervenuto al Quirinale”. A questo punto Bruno Vespa, dopo aver informato il nostro eroe del reale stato delle cose, ha chiesto a Di Maio che fine avesse fatto la sua versione del DL. E Di Maio ha risposto “si sarà persa per strada” allegando un sorriso talmente beone da lasciare interdetto anche il più beone in quel momento, che in quel caso era sempre lui, Giggino, e infatti era interdetto.

In appena mezz’ora Di Maio è riuscito in un traguardo possibile a pochi: ha accusato i suoi compagni di governo di aver inviato un testo che non può essere inviato senza la sua approvazione, è stato smentito in diretta e ha ammesso di non sapere che fine avesse fatto la “sua” versione dello stesso documento. Come dicevo verrebbe da chiamarla figuraccia eppure la faccia stratosfericamente tosta del Ministro potrebbe suggerire una ben più inquietante ipotesi. Come infatti ha suggerito Franco Bechis in un articolo sul Corriere di Arezzo e riportato poco più tardi da Il Post, quella di Di Maio potrebbe essere una strategia consapevole per comunicare a quella parte di elettorato pronta in ogni momento a gridare al complotto; e il contenuto del messaggio sarebbe “non ci stiamo col condono”, qualcosa che di per sé in effetti potrebbe anche essere condivisibile, non fosse però che è stato veicolato nella maniera più maldestra possibile, specialmente per un Ministro. Poco importa rifugiarsi dietro il pensiero “eh ma l’elettorato medio pensa e parla così” perché se ciò fosse vero, cioè che Di Maio ha scelto volutamente la retorica del “gomblotto” per veicolare un sospetto fosse anche legittimo, allora sarebbe pure in malafede; perché poco importa, è l’etica kantiana a dircelo, quale o quanto importante sia il tuo messaggio. Se lo veicoli tramite falsa testimonianza è comunque immorale, di quel tipo di immoralità che nessun reddito di cittadinanza “morale” potrà mai coprire.

Ad aggravare il tutto poi si aggiungono le ormai famigerate “manine”, misteriose entità non meglio specificate, di natura politica o tecnica, che avrebbero manomesso la manovra finanziaria. Su di esse il web si è scatenato regalandoci momenti di pura ilarità satirica. Vi proponiamo di seguito i migliori sperando che nel frattempo il nostro Vicepresidente incappi nella strada nella quale ha smarrito la propria versione del decreto.

E se invece della manina fosse stata una volpe malandrina?

La vignetta semplice ma efficace del “Vignettaru” per spiegare il fattaccio anche agli infanti

Lercio sempre sul pezzo

https://instagram.com/p/BpEY20pCJ5K/

Ma forse i vincitori sono loro: i ragazzi di Fotografie Segnanti

 

 

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