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Storia degli orsetti gommosi

Nel 1920 Hans Riegel, nato a Bonn, in Germania, lasciò il suo lavoro in una fabbrica di dolci per fondare la propria: la chiamò Haribo, combinazione delle prime due lettere del suo nome, cognome e città di nascita (Hans Riegel di Bonn). Produceva caramelle nella cucina di casa propria e sua moglie si occupava di consegnarle in bicicletta. Haribo, che oggi conta oltre 7.000 dipendenti, nel 1920 ne aveva due. Le caramelle erano dure e incolori e vendevano abbastanza, ma non quanto Riegel sperava. Nel 1922, però, ebbe l’idea che gli avrebbe cambiato la vita: produrre delle caramelle gommose a forma di orsetti.

L’idea delle caramelle gommose in sé non era nuova: esistevano da secoli in Turchia e in Giappone, ma erano prodotte con l’amido anziché con la gelatina. La gelatina fu il risultato dell’imitazione europea, che scelse di utilizzarla al posto dell’amido perché rendeva la lavorazione più veloce ed economica – e decisamente meno salutare, ma la questione ai tempi sembrava non essere chissà quanto rilevante. Tuttavia le caramelle gommose (europee, turche o giapponesi che fossero) prima del 1922 avevano tutte in comune una cosa: l’essere prodotte in forme geometriche. Non esistevano caramelle gommose a forma di niente e non vendevano nemmeno particolarmente bene rispetto alle altre caramelle finché Hans Riegel, dalla cucina di casa propria, non iniziò a farle a forma di orsetti.

Ma perché proprio orsi e non gatti, cani, leoni o tigri? La motivazione è, a dire il vero, piuttosto triste se vista con gli occhi di oggi: nella Germania del primo Novecento era ancora abbastanza comune vedere nelle città spettacoli con orsi ammaestrati. Per quanto atroce possa sembrarci, quella dell’orso era un’immagine che per i cittadini tedeschi di un secolo fa appariva contemporaneamente esotica e familiare.

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Dipinto raffigurante un Tanzbär, “orso danzante”.

Gli orsetti gommosi ebbero un successo immediato: all’altezza del 1940, Haribo aveva oltre 400 dipendenti e produceva dieci tonnellate di caramelle al giorno. Nel 1950, gli impiegati erano diventati mille e i figli di Riegel, morto nel 1945, si concentrarono sull’espansione del loro impero. Hans jr. e Paul Riegel si resero immediatamente conto delle potenzialità della televisione, dove iniziarono a trasmettere pubblicità con il celebre slogan Haribo macht Kinder froh und Erwachsene ebenso, “Haribo fa felici i bambini e anche gli adulti”. Nel 1991 l’azienda avrebbe firmato un contratto con il conduttore televisivo Thomas Gottschalk, destinato a diventare il più longevo contratto di sponsorizzazione del mondo secondo il Guinnes World Record.

Con gli anni Sessanta, gli orsetti gommosi iniziarono ad essere venduti fuori dalla Germania: furono lievemente modificati, diventarono un po’ meno realistici e più rotondi e vennero prodotti in vari colori, dopo essere stati esclusivamente dorati per quarant’anni. All’altezza del 1975, anno in cui divennero marchio registrato, gli orsetti gommosi potevano essere all’arancia, al limone, all’ananas, al lampone e alla fragola (benché questi ultimi fossero spesso confusi per mela o anguria a causa del colorante verde: diversi studi hanno dimostrato che il colore del cibo che mangiamo influenza la nostra percezione del gusto). Gli insegnanti di tedesco negli altri paesi li davano ai loro alunni come esempio di cucina tipica.

Thomas Gottschalk in una pubblicità Haribo degli anni Novanta (credits: Haribo)

Gli orsetti gommosi Haribo raggiunsero definitivamente gli Stati Uniti all’inizio degli anni Ottanta, dando il via a un’ossessione collettiva e a una serie infinita di reinterpretazioni della caramella gommosa a forma di, alcune delle quali sono ormai famose quasi quanto loro (bottiglie di Coca-Cola, squali, coccodrilli). Vennero perfino prodotti programmi televisivi basati sugli orsetti gommosi, come la serie Disney Adventures of the Gummi Bears (in italiano I Gummi), andata in onda dal 1985 al 1991.
Secondo la scrittrice americana Beth Kimmerle, autrice di Candy: The Sweet History, la ragione dietro al successo planetario degli orsetti gommosi è, in ultima analisi, sorprendentemente semplice: sono carini. Sono “semplici da personificare e, beh, da amare. Nessun’altra caramella è una tenera, piccola creaturina nel modo in cui lo è un orsetto gommoso”.

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Illustrazione di orsetti gommosi proveniente da questa pagina, su cui ne sono presenti altre 37.

Nonostante la triste origine della loro forma di orsetti (e che comunque ci appare tale solo perché, fortunatamente, oggi abbiamo una sensibilità diversa) e nonostante il comprensibile orrore che leggere gli ingredienti può suscitare, gli orsetti gommosi Haribo sono da un secolo in cima alla piramide sociale delle caramelle e stanno benissimo. Sono ancora le caramelle più famose del mondo, sono le uniche ad aver ispirato una canzone da due miliardi di visualizzazioni e sono anche quelle che più si prestano a reinterpretazioni (a puro scopo informativo, questa è la ricetta degli orsetti gommosi alla vodka). Esistono integratori di vitamine sotto forma di orsetti gommosi e anche orsetti gommosi al CBD, vegani o senza glutine.
Si meritano questo successo? Può darsi. Sono carini? Certamente. Tanti auguri, orsetti gommosi!

(L’illustrazione in copertina è di Paulina Almira)

Ilaria Bonazzi

Studio Storia a Pavia. Sono caporedattrice dall'autunno del 2019 e direttrice editoriale dal gennaio del 2021; per Inchiostro curo anche la rubrica degli Incipit e La settimana in breve.

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