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Dallo scandalo al metodo

Intervista a Gianluigi Nuzzi

A cura di Irene Leonardis e Giacomo Onorati

nuzzi

Nel carnet degli eventi proposti al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia non poteva mancare un incontro con Gianluigi Nuzzi, inviato di Libero, specializzato in scandali giudiziari e soprattutto autore del libro-inchiesta più venduto dell’anno: Vaticano S.p.A. (2009, Chiarelettere), frutto di ricerche tra i documenti dell’archivio di monsignor Renato Dardozzi, importante figura nella gestione finanziaria della Santa Sede, che per volontà testamentaria ne ha chiesto la pubblicazione.

In Vaticano S.p.A. le carte parlano da sole e il lettore stesso può prendere libera visione dei rapporti, delle corrispondenze e dei documenti bancari che permettono di ricostruire i flussi finanziari transitati per la più impenetrabile delle banche offshore, lo I.O.R., tra i quali la maxi tangente Enimont, al centro della stagione di Mani Pulite.

Durante l’incontro del 24 aprile, al Teatro Pavone, l’autore del libro ne ha raccontato la genesi, i motivi del successo e la scelta di adottare un punto di vista privo di pregiudizi sui rapporti tra la Chiesa e i poteri italiani.

A termine dell’evento Nuzzi si è fermato a rispondere ad alcune domande per Inchiostro, su scandali e operazioni finanziarie dentro e fuori le mura vaticane.

Inchiostro: Durante l’incontro ha sollevato l’ipotesi che la vasta eco seguita agli scandali di abusi da parte di membri del clero faccia parte di un’operazione nei confronti di Benedetto XVI, che starebbe scontando il tentativo di riordinare le finanze vaticane. Chi ne avrebbe l’interesse?

Gianluigi Nuzzi: Quando c’è un potere così strutturato e con radici così profonde, che fanno dello IOR una lavanderia per centinaia di milioni di euro, io credo che siano inevitabilmente dei dissapori e che la struttura creatasi non ha alcun desiderio di essere ostacolata. Così, se oggi noi abbiamo un Santo Padre che attacca determinate consuetudini di malaffare o di cattivi gusti, è chiaro che si crea una controreazione.

Lei ha detto che gli scandali tendono ad inabissarsi. Cosa ne pensa di quelli recenti di pedofilia?

Andate a vedere le date di questi episodi. Io non mai visto uno scandalo retroattivo e non capisco perché adesso siano usciti scandali riferiti a vent’anni fa. In questi anni cos’è successo? Non ho capito perché dobbiamo essere a conoscenza di fatti negativi, avvenuti anche nel nostro paese, a distanza di vent’anni. C’è una sorta di Segreto di Stato che è inaccettabile.

Perché in Italia c’è questo senso d’impunità, percepito quasi come legittimo, nei confronti del clero?

In realtà si sono dimessi molti vescovi, cosa una volta insperabile per uno scandalo sessuale. Secondo me l’effetto c’è ed è positivo.

Vaticano S.p.A. è un esempio di libro d’inchiesta che oltrepassa le ideologie. Vede degli sviluppi in questa direzione?

Un collega, Giacomo Galeazzi, ha fatto un libro libero dai pregiudizi: Karol e Wanda, uscito con Sperling & Kupfer, un libro sulla vita segreta di questa amica di Giovanni Paolo II. Io credo che sia un metodo: Karl Popper diceva che le ideologie sono vecchie di duemila anni, quindi vorrei che le mettessimo definitivamente in soffitta. Io poi non ho un’ideologia, ma un metodo.

Lasciamo per un attimo gli ambienti vaticani. Dopo i successi alle elezioni regionali, Umberto Bossi ha dichiarato che alla Lega spetta ora il controllo delle banche del nord. Come interpreta una così esplicita pretesa da parte di un partito sugli istituti di credito?

Vorrei capire come mai, quando Bossi parla, a volte viene deriso, ritenendolo non credibile, mentre altre viene strumentalizzato. Io non sono leghista, però credo che un partito come Lega Nord, ormai presente con maggioranze militari in certe regioni, abbia espresso il desiderio dei suoi elettori: controllare o avere delle persone nei CdA delle banche presenti in quei determinati territori.

E anche nelle fondazioni.

Sì, sono le fondazioni a controllare le banche. Ma se tutto questo non è legittimo per la Lega, allora non lo è nemmeno per tutti quelli che l’hanno fatto prima della Lega. Io capisco il ragionamento di Bossi. Lui dice: se i miei elettori vogliono chiedere un prestito e non glielo concedono, allora chiederanno perché non mettiamo noi degli interlocutori che siano espressione del territorio. Le banche devono essere espressione del territorio, giusto? Non parlo delle grandi banche, parlo del credito cooperativo, delle realtà di credito locale. Perché le banche devono essere gestite da una massoneria contraria alla Lega?

Insomma, “Così fan tutti”.

Non sto dicendo questo. Mi chiedo se le banche debbano essere una rappresentazione del territorio o no. È un argomento interessante . Bossi dice: se io ho il 50-70% di certe zone, perché non devo avere dei miei consiglieri? E lo dice con la schiettezza tipica della Lega, mentre magari il leader di un altro partito te la fa sotto il naso.

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