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Chiudere il cerchio: beni di oggi, risorse di domani

Alcuni giorni fa, il 20 e il 21 febbraio, si è svolto a Bruxelles un incontro dell’Unione europea dal titolo “Circular Economy Stakeholder Conference: attuare l’economia circolare — What’s next?” che ha riunito rappresentanti di industrie, autorità, ONG e cittadini. Lo scopo di questa conferenza era la discussione dei processi di economia circolare.

Ma di cosa si tratta? L’economia circolare è un modello economico che prevede l’uso delle risorse a nostra disposizione in modo più intelligente e sostenibile. Finora l’economia ha funzionato secondo un modello leconomiacircolare (1) hdineare di “produzione-consumo-smaltimento”, di usa-e-getta, in cui ogni prodotto è inesorabilmente destinato a una rapida fine. Con questo meccanismo ogni cittadino UE ogni anno utilizza quasi 15 tonnellate di materiali e produce in media oltre 4,5 tonnellate di rifiuti (di cui quasi la metà smaltita nelle discariche).

Il sistema economico circolare prevede invece un cambiamento di prospettiva: quello che normalmente veniva considerato un rifiuto, ossia un “non-bene” con un costo di smaltimento, viene elevato al rango di risorsa, che porta un guadagno. Si comprende al meglio questo concetto osservando le pratiche tradizionali usate per secoli da molte società e gli stessi sistemi viventi naturali, che funzionano perché ogni elemento ha la propria funzione nel complesso. Anche l’1478274954904.jpg--economia_del_ricicloeconomia va pensata in modo che si possa rigenerare da sola. Il risultato che così si ottiene, riassunto in una frase di Walter R. Stahel (Founder-Director del Product-Life Institute), è il seguente:

«I beni di oggi sono le risorse di domani al prezzo delle risorse di ieri»

La transizione verso un modello di economia circolare sposta l’attenzione sul ridurre imballi e sprechi, riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti. Ma questo sistema non riguarda soltanto il momento della raccolta differenziata; parte invece dalla nascita stessa del prodotto: la fase di design e i processi produttivi hanno infatti un grande impatto sulla vita e sul riciclaggio di un oggetto. Un cellulare, ad esempio, dovrebbe essere costruito in modo che il recupero dei materiali di valore sia facile ed economicamente vantaggioso. Se il 95% dei telefoni fosse raccolto si potrebbero generare risparmi sui costi dei materiali di fabbricazione pari a oltre 1 miliardo di euro.

Un’altra questione correlata da affrontare è quella dell’obsolescenza programmae2a00dd766e24e4ff60f194ee78652de2ta, cioè la strategia di creare prodotti con un ciclo vitale definito in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato, rendendoli dopo un certo periodo inservibili o obsoleti agli occhi del consumatore. In Francia questa pratica è reato dal 2016 ed entro il 2020 saranno introdotte delle etichette per segnalare in una scala da 1 a 10 la riparabilità e robustezza di ciò che si sta comprando. Sono tutte misure che tutelano contemporaneamente l’ambiente e i consumatori.

Il punto di forza del modello circolare, che lo rende concretamente applicabile e non un’utopia, è proprio questo: ne beneficiano tutti. È un modo per ridurre sprechi e rifiuti senza compromettere l’economia che, al contrario, ne trae enormi vantaggi. La prevenzione dei rifiuti, la progettazione ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l‘8% del fatturato annuo, riducendo al contempo l’emissione di gas a effetto serra del 2-4%. Le imprese diventerebbero inoltre più innovkalundborgSymbiosisative e competitive e si creerebbe un gran numero di posti di lavoro. In Danimarca una prova di ciò esiste già da 45 anni: è la Kalundborg Symbiosis, una società di otto compagnie con un approccio circolare alla produzione, in quanto il residuo di un’azienda diventa la risorsa per quella accanto.

Uno dei limiti del riutilizzo di materie secondarie è che potrebbero contenere sostanze tossiche. È fondamentale quindi accertarsi scrupolosamente che non siano in alcun modo dannose per la nostra salute e impedire il riutilizzo di rifiuti pericolosi. Una gran parte degli scarti non ha tuttavia questi problemi: prevenzione, preparazione al riuso e riciclaggio restano i passaggi fondamentali dell’economia circolare.

Nel 2014 la Commissione dell’Unione europea ha approvato una serie di misure per facilitare la transizione verso un futuro circolare nell’ambito di “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, seguite nel dicembre dell’anno seguente dall’adozione dell’EU Circular Economy Package, in cui sono stati fissati obiettivi dettagliati, strategie pratiche, incentivi e provvedimenti legislativi che coprono tutti i punti, dai rifiuti marini allo spreco alimentare.

Due anni dopo, più di metà delle iniziative incluse in quel Pianmodello-circolare-672-kCcG--835x437@IlSole24Ore-Webo d’Azione sono state adottate e i frutti mostrati in questi giorni a Bruxelles. L’economia circolare è la rivoluzione industriale del nostro tempo e ora che la conosciamo possiamo impegnarci e augurarci che i leader di tutte le nazioni europee, inclusa la nostra, continuino ad adoperarsi per metterla pienamente in pratica.

 

 

 

 

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