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Lomellina, terra dei fuochi? Parte 1: una panoramica

La Lomellina è una parte della provincia di Pavia, nota per i suoi comuni tipici, le sterminate risaie e in generale per le sue vaste aree pianeggianti. Un territorio che dal dicembre 2016 al Febbraio 2018 è stato teatro di ben dodici incendi. Di questi almeno otto (sette per la precisione perché in un caso si tratta di un tentativo non portato a termine) riguardano direttamente lo smaltimento dei rifiuti. Ma proprio per comprendere bene quanto sta accadendo nella provincia di Pavia è forse bene fare prima una veloce, ma dettagliata panoramica della situazione rifiuti generale del nostro Paese.

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Secondo un rapporto ISPRA del 2017 in Italia, nel solo 2016, si sono prodotti qualcosa come 30 milioni di tonnellate di rifiuti. Un dato questo che non deve stupire se si considera allo stesso tempo l’aumento dei consumi di un punto e mezzo percentuale del PIL. Sempre secondo questo rapporto la metà di queste 30 milioni di tonnellate (il 52,5%) viene smaltito secondo le regole della raccolta differenziata. Nello specifico nel Nord-Italia, dove viene prodotta quasi la metà dei rifiuti nazionali (14 milioni di tonnellate), il 64,6% viene smaltito tramite raccolta differenziata. Nonostante il nostro paese sia in regola con gli standard imposti dall’UE (secondo i quali almeno la metà dei rifiuti deve essere smaltita con la raccolta differenziata) esistono delle zone, diciamo così, poco virtuose, dove più della metà dei rifiuti non viene smaltita in questo modo. Ad esempio regioni come la Sicilia o il Molise smaltiscono rispettivamente solo il 15% e il 28% dei propri rifiuti con la differenziata. Ciò significa che la stragrande maggioranza di questi viene smaltito nelle discariche (la sola Sicilia ne ha nove) e anche in altre regioni come la Calabria, l’Umbria, le Marche e la Puglia lo smaltimento in discarica riguarda all’incirca la metà dei rifiuti ivi prodotti (Fonte: Catasto Rifiuti ISPRA 2017). La Normativa EU del 2015 prevede, fra gli altri obiettivi, che non si possano smaltire in discarica i rifiuti della differenziata e ciò non sembra essere un problema dato che in 10 anni la raccolta differenziata in Italia è praticamente raddoppiata, passando da un 25,8% nel 2006 a un 52,6% nel 2016. Ma i soli dati percentuali non rendono giustizia a una realtà ben più sfaccettata e problematica come quella, appunto, della Lomellina. Da Parona dove a maggio e ad agosto si sono susseguiti due incendi in un deposito di rifiuti speciali, passando per Mortara il 6 settembre 2017 (con i pericoli derivanti dalla diossina nell’aria) fino a Corteolona il 3 gennaio scorso per un totale di 4 incendi. “Sappiamo che molto probabilmente quelli di Mortara e Corteolona sono di natura dolosa, sugli altri non possiamo pronunciarci” ci spiega Roberto Marin presidente di Vigevano Sostenibile. “La verità è che banalmente bruciamo più di quanto produciamo. Nella provincia di Pavia si producono 281mila tonnellate di rifiuti, ma non raggiungiamo la soglia europea prevista per lo smaltimento differenziato poiché solo il 48% viene smaltito in questo modo. Questo avviene perché da quando è stato approvato il decreto “sblocca Italia” gli inceneritori sono diventati insediamenti strategici nazionali, per cui i rifiuti non hanno più vincoli territoriali e gli inceneritori possono bruciare rifiuti provenienti da tutta Italia. Ora in Lombardia ci sono 13 inceneritori di cui 2 in provincia di Pavia, Parona e Corteolona. Da quando è stato approvato il decreto riceviamo anche molti rifiuti da altre regioni, in particolare Campania e Liguria. Aggiungete a tutto questo 7 discariche attive o esaurite che devono ancora essere gestite, la raffineria più grande d’Europa (Eni a Sannazzaro de Burgundi) alla quale si affiancherà una già autorizzata discarica d’amianto e capirete bene perché l’aria della provincia di Pavia è forse la peggiore di tutta la regione.

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               Una foto del rogo del capannone di Corteolona

Per capire meglio la situazione è bene riflettere sul sopracitato decreto “Sblocca Italia” vale a dire l’Art. 35 della legge 133 del 12/09/2014. I rifiuti provenienti da regioni in emergenza portano maggiori guadagni per cui gli inceneritori hanno tutto l’interesse a bruciare anche rifiuti provenienti da altre regioni. A questo si sommano vincoli più restrittivi sui rifiuti in ingresso da parte di alcuni inceneritori, per cui lo smaltimento di certe classi di rifiuti è diventato estremamente problematico. In questo scenario si infila bene la criminalità organizzata che gestisce il traffico illecito di rifiuti e trova soluzioni alternative per lo smaltimento (es. accumulare rifiuti in siti abbandonati per poi dargli fuoco). Proprio per questo motivo gli incendi sono ora motivo di indagine della Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal Procuratore Aggiunto Alessandra Dolci. Che siano di natura dolosa o accidentale una cosa è certa: l’aria che respiriamo risente inevitabilmente di questi incendi. Parliamo di in un’area, la Lomellina e in generale della provincia di Pavia, dove il tasso di mortalità è superiore del 10% rispetto alla media nazionale e del 13% rispetto alla media lombarda.

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                 Il rogo di Mortara

Probabilmente ad alcuni l’accostamento della Lomellina alla terra dei fuochi campana, evocata nel 2003 prima da Legambiente e successivamente da Roberto Saviano, può sembrare eccessivo. E personalmente vorrei tanto che lo fosse. Tuttavia le similitudini con la realtà del casertano sono troppe: rifiuti smaltiti illegalmente, aria intossicata, incuria generalizzata del territorio rendono questo fenomeno troppo importante per poter essere liquidato frettolosamente come una serie di atti illeciti. Sicuramente si tratta in parte di un accostamento provocatorio, ma anche di una seria preoccupazione per un territorio dal quale provengono anche molti studenti della nostra università.

Dopo dodici incendi la puzza che si avverte non è più solo di bruciato.

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