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Cavs a tutta birra, Spurs rischiano ancora

La buona, buonissima, notizia di questa settimana, per gli amanti della pallacanestro, è che ad attenderci nel tradizionale uovo di Pasqua troveremo l’Nba in streaming gratuito e pubblico! Save the date perché domenica 1 aprile ore 21:30 basterà raggiungere il sito di skysport.it per godersi un match dall’elevatissimo tasso di agonismo: il derby texano tra San Antonio e Houston. Altra notizia degna di nota, che farà saltare un battito a tutti quelli col cuore bianco-verde, è la pausa di Irving: in settimana infatti il ragazzo con l’11 sulla canotta dei Celtics è stato operato per asportare un filo metallico che era stato inserito dopo la rottura della rotula alle Finals 2015 per agevolare la guarigione. I medici dello staff gli hanno dato dalle 3 alle 6 settimane di aspettativa, ma nelle migliori delle ipotesi e conoscendo la tenacia dell’ex Duke, potremmo sperare di vederlo al TD Garden già per il primo turno di playoff.

Passiamo ora alla rassegna settimanale di alcune delle squadre che hanno inciso di più in questi ultimi 7 giorni (chi in positivo, chi in negativo), partendo dalla squadra che fino a non molto tempo fa era data per certa come contender del titolo insieme ai Cavaliers:

la settimana degli Warriors infatti si dimostra un altro flop pauroso in vista dei playoff, e molto si deve anche alla sfortuna che come ben sappiamo e vi abbiamo dimostrato nelle ultime settimane, quando si tratta di Golden State ci vede benissimo. Già dalle prime battute, infatti, Curry ritorna in campo dopo il problema alla caviglia che l’aveva tenuto fuori dai parquet per quasi metà mese, e lo fa nella partita contro Atlanta. Salvo poi uscire zoppicante nel terzo quarto, dopo aver messo a referto 29 punti (la risonanza magnetica mostrerà poi che si tratta di una lieve lesione al legamento collaterale. Ciò permetterebbe un rientro in tempo per i playoff). Il primo tempo del match è comunque tutto degli Hawks che trascinati da Prince e Schröder chiudono i primi 12 minuti in vantaggio. Dopo la pausa lunga salgono però in cattedra Bell e Curry a dettare il ritmo della partita e dall’uscita di Curry il testimone passa ad uno Young che vede una vasca da bagno al posto del canestro, scrivendo, seppur con qualche difficoltà, una W a referto. Contro i Jazz però mancano sin da subito tutte e 4 le stelle più splendenti del roster degli Warriors, che infatti riescono a tenere testa a Utah soltanto i primi 12 minuti. Dal secondo quarto Ingles e Mitchell mettono in scena uno show pazzesco e nell’ultima frazione possono così concedersi una passeggiata burocratica per mandare i titoli di coda. Arriva proprio poco prima del match contro Indiana la dichiarazione di coach Kerr: “Regular season o playoff, possiamo battere chi vogliamo anche senza Curry” e ormai l’avrete capito anche da soli che agli Warriors si può comodamente applicare la legge di Murphy per cui se qualcosa può andare storto, molto probabilmente andrà storto. Tant’è che subito dopo la suddetta citazione arriva la sconfitta, senza Curry e le altre 3 star di Golden State, contro Indiana. La partita è riassumibile in uno schiacciasassi, che rappresenta i Pacers, che passa sopra ad un bicchiere di cristallo, ovvero gli Warriors. L’unica buona notizia per i tifosi degli ex campioni Nba è il probabile rientro di Durant già nella prossima partita.

Non è delle migliori neanche la settimana degli Spurs che, dopo un Aldrige show da 45 punti contro Utah e vittoria intascata, si devono arrendere di fronte alla superiorità di Bucks e Wizards. Contro Milwaukee non bastano, ma per un pelo, i 34 del solito eroe con stampato “Aldrige” sul retro della canotta. Sì perché, dopo un primo quarto in cui gli Spurs sono completamente allo sbando, coach Pop cambia le carte in difesa sistemando i problemi riscontrati nei primi 12 minuti e permettendo a San Antonio di ingranare le marce alte. Fino agli ultimi istanti del match, in cui Murray si prende la tripla che porterebbe gli Spurs al supplementare, ma che finisce corta. Quando tocca poi affrontare gli Wizards, già nei primissimi minuti Aldrige è costretto ad uscire per una forte contusione al ginocchio sinistro e da lì in poi più nessun riesce a prendere in mano le redini degli Spurs per poterli guidare verso la retta via. San Antonio, quindi, dopo le ultime 2 sconfitte, si ritrova ad un incerto settimo posto nella conference dell’Ovest, e con una sola partita di vantaggio rispetto all’ultimo piazzamento disponibile per i playoff.

Tutt’altra aria è quella che tira invece in Ohio dove i Cavaliers chiudono una settimana sporcata solo dallo scivolone contro Miami. Procedendo con ordine troviamo prima di tutto la passeggiata contro i Suns; LeBron e compagni immettono il pilota automatico già dai primi minuti e tirano dritto fino alla W a referto. Altro show messo in piedi dal Re è quello contro i Nets, contro i quali LeBron insacca ben 37 punti e assicura ai suoi un’altra vittoria. è contro gli Heat che tutta la banda di Cleveland scende in campo come se avesse concluso da pochi minuti una maratona. Un LeBron stanco fisicamente e dei compagni mentalmente non pronti e reattivi sono la combinazione letale che porta i Cavs alla peggior prestazione da inizio stagione: solo 79 punti a referto. A dimostrare ancora una volta che può zittire qualsiasi diceria sulla sua condizione fisica, il Re mette 41 punti nel tabellino personale durante il match contro i Nets ed eguagliando MJ per il numero di partite consecutive concluse in doppia cifra. Charlotte accenna un timido sprint finale per ricucire il solco scavato da LeBron e compagni, ma non c’è niente da fare. Se King James continua a mettere in campo una pallacanestro di questo tipo, resta ben poca speranza per un qualsiasi altro team che voglia tentare di portarsi a casa il titolo a fine playoff.

Restate sintonizzati sulle frequenze di Inchiostro per tutti gli aggiornamenti dai parquet della Nba. I Playoff sono alle porte!

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