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IJF18 giorno #3: le intuizioni di Perugia

Il nostro terzo giorno ad IJF18, cioè sabato 14 aprile, inizia con un’intuizione che sapeva di dolori intercostali: il divano-letto che ci era parso comodo il giorno prima era in realtà quel che la vista ci aveva suggerito fin da subito, un “morbido” supplizio. Nonostante questo, ci siamo messi subito all’opera e in men che non si dica eravamo dispersi per tutta Perugia. Il programma del giorno prevedeva prima di tutto di assistere ad un panel condotto da Mario Calabresi, direttore de La Repubblica. Tra talk show ed intervista, Calabresi interagisce con Massimo Mantellini sul tema “Bassa risoluzione”. Lo scrittore sostiene che stiamo vivendo un abbassamento di qualità generale: un tempo si pensava che la tecnologia avrebbe potuto solo migliorare il mondo, ma oggi i fatti – a detta dell’autore – ci mostrano un’altra realtà. Viviamo nell’era dell’istantaneità e preferiamo sacrificare la qualità pur di avere tutto, subito e a basso costo. Ovviamente questo significa, come esemplificato sul palco, un netto cambiamento con un passato dove i giovani avevano come obiettivo consumistico quello di possedere le casse migliori del mercato o l’album più esclusivo; oggi ciò viene sacrificato in favore di casse gracchianti da 9 € o di un semplice mp3 scaricato da YouTube in bassa qualità. Allo stesso modo un tempo per volare si pretendeva un certo servizio, mentre oggi i voli lowcost hanno un successo che viene giustificato solo dal prezzo, e non di certo dalla latitante qualità.

DSC_7257 Ed è qui che Mantellini lascia intuire che nonostante la qualità si sia abbassata, non significa che tutto viene per nuocere e, anzi, ci sono dei benefici che abbisognano di compromessi. Ascoltare musica in qualità inferiore non sarà il massimo, ma oggi accediamo a tutta la musica immaginabile; viaggiare scomodi, ma a basso costo significa poter esperire il mondo. Tutto si traduce in cultura, in un bagaglio personale che necessita sempre di meno investimenti ed è accessibile non più solo ad un’élite. Lo stesso principio si applica ai giornali e Mantellini suggerisce una soluzione: bisogna trovare un punto di incontro tra l’enorme quantità di informazioni e la nostra superficialità, ovvero la mancanza di voglia di approfondire. Se dovessimo muovere una critica verso il concetto, potremmo dire che molto del suo discorso è probabilmente filtrato dalla memoria dato che pensare ai bei tempi andati piace un po’ a tutti; dire che un tempo si ricercavano il giradischi con la testina di tal materiale, o gli altoparlanti con quel tipo di membrana, non tiene conto di un mondo completamente diverso dove si ricercano molte più cose e diverse. In breve, un tempo si poteva avere la voglia e la possibilità di spendere uno stipendio intero in un singolo oggetto, mentre oggi spesso le cose date per scontate, e talvolta necessarie, sono molteplici. Dallo smartphone, al pc, dall’abbonamento Netflix al viaggetto nel weekend. Abbiamo meno voglia di spendere tanto per poche cose, e preferiamo spendere poco per tante esperienze.

A proposito di esperienze, finito l’incontro al Teatro della Sapienza, abbiamo finalmente provato un piatto tipico dell’Umbria. Un mix fra una focaccia e una piadina: la torta al testo non va chiamata Testone per non attirare le risate, se va bene, degli autoctoni. Infatti, il Testone non è altro che una catena di ristoranti dove viene fatta questa specie di piadina spessa e farcita, ma noi ovviamente ne eravamo ignari. In quanto sofisticato e raffinato degustatore che non sono, se vi trovate a Perugia consiglio di spendere quella mezzora in fila per assaggiare qualcosa di tipico. Nulla di inaspettato, ma per 4 euro vale la pena.

DSC_7258Dopo pranzo mi aspettava in Palazzo Graziani, che non ho assolutamente oltrepassato almeno 4 volte non capendo dove fosse l’ingresso, un incontro che aveva più a che fare con la comunicazione in generale che con il giornalismo in senso stretto. In previsione delle elezioni del 2019 per il rinnovo degli organi europei, i relatori Alberto Alemanno, Raffaella De Marte, Eva Giovannini, Luca Misculin e David Sassoli (Vice Presidente del Parlamento europeo), hanno parlato dello stato dell’unione (permettetemi di prendere in prestito il modo di dire americano sognando gli Stati Uniti d’Europa). Viene fatto sostanzialmente il punto della situazione, soprattutto sui fatti avvenuti nelle notti precedenti, cioè gli attacchi di Inghilterra e soprattutto, in quanto fondatrice dell’UE, della Francia ai danni della Siria. Si parla ancora una volta dell’Europa a più velocità, di Orban che si ispira e punta alle democrazie illiberali di Russia e Cina, degli USA che si chiudono cercando una specie di autarchia. Proprio su quest’ultimo punto si basa il modello di informazione positiva che si può e si deve fare se si vuole costruire un’Europa che funziona e che ha potere decisionale sul  panorama internazionale. Se gli USA, nella figura del Presidente, auspicano la chiusura, i singoli Stati possono mettersi in prima linea per fronteggiare le decisioni che non accettano. Così se Trump esce dal Patto di Parigi, la California emana leggi ad hoc per ridurre l’inquinamento. L’Europa – arringa Sassoli – è fatta di piccole cose, non è solo un insieme di istituzioni; siamo tutti e tutti possiamo fare la nostra parte proponendo dal basso e non aspettando che l’Europa risolva problemi che i singoli paesi non riescono a fronteggiare.

Sempre di propaganda parla il terzo panel della giornata, Infowar e digital propaganda. All’hotel Brufani, i relatori Daniele Chieffi e Matteo Flora partono da un punto cardine: la propaganda è uno storytelling di tipo politico-sociale. In un periodo in cui Facebook viene accusata di invadere la privacy dei propri utenti, gli speaker vogliono chiarire un concetto: Internet ha soltanto semplificato l’accesso ai dati, ma non significa che prima non si facesse. Oggi infatti si è passati dall’utilizzo di grandi mezzi e ingenti investimenti, a una consumerizzazione sia del modo di ricavare i dati (cioè con mezzi semplici e quotidiani quali i social network), sia nell’interazione fra chi vuole informazioni e il soggetto delle stesse (oggi è l’utente stesso a dire tutto sulle proprie preferenze con le interazioni che crea online). Ovviamente parliamo di targetting e, meno ovviamente, di bot che automaticamente interagiscono con gli utenti (un esempio è l’infobot usato da Maroni durante il referendum per l’autonomia della Lombardia). Altro tema ricorrente è la crisi dell’intermediazione delle notizie, cioè la sfiducia verso quello che ci dicono le autorità; questo significa che ricerchiamo personalmente le informazioni che vogliamo, ma non avendo sempre gli strumenti per capire dove stia la verità dei fatti, finiamo per essere vittime di meccanismi che non comprendiamo. Il tutto porta ad una grande intuizione che si esemplifica nella Coppa di Rubin: riusciamo a focalizzarci su una cosa alla volta e di solito vediamo solo quello che già riteniamo reale, escludendo tutto quello che mette in crisi la nostra realtà.

Detta così sembra una giornata tendenzialmente negativa, quasi disfattista e pesante; nel concreto è invece stata ricca di spunti interessanti che, per quanto già trattati ovunque per chi cerca un’informazione più approfondita, danno modo di ragionare su alcuni particolari che possono essere sfuggiti.

Ad ogni modo, la grande intuizione della giornata è stata l’aperitivo finito in apericena. Preludio, questo, ad un’altra costatazione: i piani di vedere Perugia di sera sarebbero sfumati ancora una volta. Era ormai tempo di rendersi conto di un fatto ormai lapalissiano: siamo noiosi e il vino in casa non ci dava motivo di uscire.

Baci da Perugia.

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