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IJF18 giorno #4: le conclusioni di Perugia

Ed infine eccoci all’atto finale di IJF18. Voi della regia, aspettate un attimo ad abbassare il sipario, prima abbiamo ancora due o tre cosette di cui ciarlare.

Prepararsi a ripartire significa anche cercare di lasciare il posto in cui si è stati in maniera quantomeno dignitosa. Le pulizie fervono fin dalle prime luci dell’alba (cof cof le 10), perché si sa, il mattino ha l’oro in bocca come i trapper. Fra lacrime, tristezza e sacchetti della monnezza, lasciamo la nostra suite per concederci un ultimo meritato pasto perugino, senza tralasciare lo shopping dell’ultimo minuto. Ormai esperti della città, scegliamo il primo ristorante fuori dalla porta di casa. Sfamati e satolli come solo questa parola sa descrivere, rotoliamo verso l’ascensore “panoramico” per goderci le bellezze di Perugia ancora una volta. Se non altro perché è un passaggio obbligato per prendere la minimetro che ci avrebbe trasportati verso la stazione dove il magnifico Flixbus attendeva solo noi. E cento altri. E non ci aspettava affatto perché eravamo molto in anticipo. Vi ricordate il bar che avevamo occupato abusivamente nel primo episodio? Ancora lui, ma stavolta non rischiavamo di essere legalmente perseguitati. A differenza dell’andata, il viaggio di ritorno è durato appena 6 ore, con tanto di pausa fiorentina nel mezzo. Una corsa folle per ingozzarci da Burger King con gli anelli di cipolla fritti che si sa, sono piacevoli da sentire in uno spazio relativamente contenuto come quello di un bus. Per il resto, tutto fila molto liscio e passo buona parte del viaggio scrivendo il primo episodio (mindblowing questa circolarità: la fine del viaggio, è l’inizio di questa serie. Teste che esplodono ovunque). Quindi si giunge infine a Milano, perdiamo la coincidenza, aspettiamo, Pavia, ed infine casa. Fine della storia. Sipario. Anzi no.

Ci sono ancora le conclusioni. A che è servita questa esperienza? Nell’immediato a nulla probabilmente, se non a fare qualche articolo, per affrontare alcuni temi insieme a te lettore. Ma nel complesso serve ad arricchire un bagaglio generale di esperienze personali, a far conoscere una realtà che in futuro potrà interessare ad altri, a te che stai leggendo con le dita nel naso. IJF è una realtà in forte crescita e quest’anno più che mai si è sentita fortemente la presenza straniera, con decine e decine di panel in inglese o tradotti simultaneamente. La volontà socio-politica dell’evento è chiara: “un cittadino ben informato rende la democrazia più forte” e non è solo l’obiettivo fondamentale del festival ma, aggiungerei, del giornalismo in generale. Si è dato largo spazio all’attualità, come ricorderete parlando di immigrazione, senza tralasciare e anzi mettendo al centro il futuro. Tante le tecnologie che saranno i perni attorno cui girerà il mondo dell’informazione di domani. Dall’elaborazione dei big data, alla loro protezione con sistemi avanzati; dall’internet sempre più influente nelle nostre vite, alla propaganda, passando dalle fake news, dal debunking, dalla post verità. Nonostante IJF sia fatto di dati e sull’importanza di questi si punta tanto, non ha dati. Sembra quasi ironico, ma parlare di numeri è difficile. Essendo una realtà completamente gratuita e aperta a tutti, è pressoché impossibile tenere conto delle presenze. Ma posso testimoniare personalmente che la città era piena di gente, tanti giovani, tanti studenti, tanti del settore, ma non solo, tanti italiani, ma non solo. Un vero incontro di culture per la cultura. E poi 1038 ospiti, centinaia di video sia in diretta che registrati e caricati su You Tube dalla stessa organizzazione che ha coperto capillarmente una buona parte, se non tutti, gli eventi; centinaia di tweet in decine di lingue da svariati paesi del mondo e infine, cosa ben più importante, milioni di Baci Perugina.

Se l’ambiente dell’informazione è il vostro, se sognate di entrare in questo mondo, IJF è una tappa obbligata. Ma se per qualche motivo state leggendo questo articolo senza l’interesse specifico, allora vi regalo – com’è magnanimo lei, direbbe Fantozzi – qualche consiglio su come visitare Perugia. Scarpe comode. Le avete? Ottimo, prendetene altre 3 paia perché non saranno mai abbastanza. Allenamento preparatorio di almeno 6 mesi: le salite sono infinite e le discese mirano a distruggere le caviglie. Mangiare in giro non è troppo dispendioso, quindi azzardate pure, sperimentate. Parlando di pecunia, per 3 notti e 5 giorni fuori (i conti non tornano, starete pensando; considerate che la prima notte l’abbiamo passata in viaggio), sono bastati circa 200 euro, spicciolo più, spicciolo meno. Di cui 75 per una casa divisa in 4 (totale: 300), e 50 per andata e ritorno per Flixbus. Una piccola parentesi sull’argomento è doverosa. Se sei una persona che dorme tranquillamente sui mezzi, è il tuo Eldorado. Per tutti gli altri avvezzi alla comodità: non fa per voi, lasciate perdere. Non esiste spazio personale, si è tutti insieme per svariate ore, nello stesso posto e se non si trova un compagno di viaggio discreto, può anche diventare snervante. Ovviamente ha l’enorme pro di costare pochissimo e già questo fa tacere ogni possibile lamentela. Il resto, circa 75 euro, è andato via nei pasti fuori, negli aperitivi, nella spesa e nelle altre piccolezze varie. Perugia è una città molto godibile, che per qualche verso ricorda Pavia. Un po’ per il fatto di essere una città universitaria, un po’ per essere a misura d’uomo. Nonostante ci fossero tanti forestieri, non era impraticabile, anzi. Le vie principali sono molto caratteristiche e fare passeggiate in lungo e largo è più che piacevole, soprattutto se a fare da sfondo è un panorama d’eccezione quale è quello qua sotto.

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Un po’ come Pavia, Perugia è una città piccola per dimensioni, ma grande per le esperienze che ha da offrire.

Regia, puoi chiudere le tende. Qui abbiamo finito.

Baci non più da Perugia.

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