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Captain America – Civil War? Forse più “Civil Quarrel”…

«Tu da che parte stai?». Questa frase, all’apparenza banale, è in grado di infiammare il cuore di qualsiasi fan del fumetto americano. Il motivo è semplice: è lo slogan di Civil War, miniserie crossover della Marvel Comics uscita tra 2006 e 2007 e che segnò un vero e proprio punto di svolta per l’Universo fumettistico creato dalla Casa delle Idee, diventando una delle saghe più amate ed importanti (di sempre?).

Gli appassionati sentirono quella stessa fiamma riaccendersi nel 2014, quando la Marvel Studios annunciò la produzione di un film dal titolo Captain America: Civil War, uscito nelle sale italiane lo scorso 4 maggio.

Tolta di mezzo questa dovuta premessa, tagliamo subito la testa al toro: Civil War è un brutto film? No, per nulla: è anzi un valido cinefumetto, che amalgama bene l’azione pura con parti più vicine ad un film di spionaggio e in grado di rendere indolore la temporanea sostituzione di due “titolarissimi” con due new-entries (ma di questo parleremo dopo).
Di fatto, però, si può parlare davvero di Civil War? A mio parere, la risposta è la medesima: no, per nulla. Da qui dovremo procedere con cautela, perché è molto facile cadere nel banale “Il film non può essere uguale al fumetto”.

Partiamo dalle basi: la Civil War fumettistica riporta in auge il sempreverde «Who watches the watchmen?», sviluppandosi intorno all’Atto di Registrazione dei Superumani, una legge che obbliga tutti coloro che sono dotati di superpoteri a rivelare la propria identità segreta al Governo degli Stati Uniti, diventandone di fatto agenti. Tutto ciò a causa di diversi incidenti causati dagli eroi stessi che hanno portato alla morte molti civili e addirittura bambini. Non tutti sono però favorevoli a questo nuovo status quo, e da qui nasceranno la fazione dei pro, capitanati da Iron Man, e quella dei contro, costretti alla clandestinità in quanto dichiarati fuorilegge e rappresentati da Capitan America, che teme che l’Atto sia solo una scusa del Governo per poter comandare a bacchetta i supereroi.
Questo brevissimo e mutilante riassunto non rende certo giustizia a quello che è realmente Civil War: uno scontro ideologico prima ancora che fisico, che vede compagni, amici, familiari decidere di combattersi a vicenda, arrivando anche a rischiare di uccidersi pur di difendere un proprio ideale.

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Clicca sull’immagine per i 5 motivi per leggere Civil War

 

È questo il punto: si è riusciti a trasporre su pellicola queste riflessioni, questa atmosfera pesante che si respira ad ogni pagina voltata nel fumetto? Ahimè, no: assistiamo invece ad eroi che, salvo i due “capi”, scelgono abbastanza arbitrariamente una delle due fazioni, senza reali motivi. Emblematico è Occhio di Falco, che appare solo nel secondo tempo e, senza aver partecipato ad alcuno degli eventi o delle discussioni fatte riguardo l’Atto (qui chiamati Accordi di Sokovia), si schiera con Capitan America senza apparente motivo.

Il peggio, però, è che ben presto tutto ciò viene quasi dimenticato dai personaggi, con Tony Stark che addirittura viola più volte gli Accordi da lui stesso ratificati (!), poiché la scusa per picchiarsi diventa un’altra: Bucky, l’amico ed ex commilitone di Steve Rogers, viene ingiustamente accusato di un attentato alla sede dell’ONU, che porta alla morte del Re del Wakanda T’Chaka. L’intervento illecito della fazione di Cap a difesa del Soldato d’Inverno porta allo scontro fisico con gli eroi “legalizzati” di Iron Man, completando il piano del vero terrorista, ovvero il Barone Zemo. Abbiamo quindi un villain comune, la vera pietra tombale di un film che doveva essere uno scontro di idee tra eroi, senza nemici esterni a banalizzare il tutto.

Per questo ritengo che non si possa considerare questo film una vera Civil War: non perché non segua il fumetto (la stessa Marvel Studios anni fa ha definito il Marvel Cinematic Universe un Universo parallelo rispetto a quello fumettistico, in cui quindi accadono cose simili, ma diverse), ma piuttosto perché non c’è una vera divisione ideologica tra gli eroi, quanto più una litigata causata da un cattivo (qualcuno ha detto “Loki del primo The Avengers”?).

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Per chiudere con le note positive, meraviglioso l’impatto dei due “sostituti” di Hulk e Thor, assenti dalla pellicola (e chi conosce i fumetti contemporanei a Civil War sa che qui gatta ci cova…): Black Panther, interpretato da Chadwick Boseman, è stata una sorpresa stupenda, riuscendo ad inserirsi alla perfezione in un gruppo di personaggi ormai rodato.
Ma la scena ovviamente la ruba lui, Peter Parker, che Tom Holland (finalmente uno Spidey davvero giovane!) riesce magistralmente ad interpretare: un ragazzino che si ritrova spaesato in mezzo a tanti eroi considerati da lui mostri sacri, ma che dimostra carattere da vendere e non ha paura di combattere. Avendo, nel film, i poteri già da sei mesi, si può dire scongiurata l’ipotesi che l’annunciato Spider-Man: Homecoming sia un’ennesima narrazione delle sue origini: zio Ben può finalmente riposare in pace.

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