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Voi siete leggenda

di Simone Lo Giudice

“Ogni maledetta domenica si vince o si perde. Resta da vedere se si vince o si perde da uomini.”. Così il coach Al Pacino caricava i suoi ragazzi in un filmone sportivo passato alla storia. Nel 1999 usciva quella pellicola: allora Alex Del Piero e Filippo Inzaghi erano già sulla cresta dell’onda. Due ragazzi che hanno cominciato segnando e che hanno chiuso facendo la stessa cosa domenica scorsa. Due professionisti esemplari che hanno fatto goal soprattutto nei nostri cuori.

 

Alex Del Piero ha chiuso la sua storia maggiorenne in bianconero (le stagioni consecutive si fermano a 18) con una doppia-festa. C’è stato il suo trionfo personale, c’è stato quello della squadra invincibile per eccellenza. In fondo non poteva esserci un momento migliore di questo per dirsi addio. Al 12° minuto del secondo tempo comincia un’altra partita allo Juventus Stadium: la Vecchia Signora è sul 2-0 mentre il suo Capitano abbandona il terreno di gioco e comincia il suo giro di campo. Un momento unico: quello in cui la storia bianconera prende le sembianze di un ragazzo trentottenne che per difendere i suoi colori hanno fatto ogni cosa. Ha vinto e ha perso, è caduto e si è rialzato, è sceso nell’Inferno della Serie B dopo aver assaggiato il Paradiso di Berlino. Alex è stato la classe, il talento, lo stile, l’educazione, la passione. Mancherà ai suoi tifosi, ma anche ai suoi avversari. Grazie Del Piero, grande capitano del nostro calcio!

Pippo Inzaghi non è stato solo milanista, ma soprattutto. Piacentino doc, juventino di transizione, milanista dentro. Emiliano Mondonico una volta disse: “Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi.”. Mai definizione fu più calzante. Pippo ha gettato la volontà oltre i suoi limiti. Non è mai stato un fenomeno, ma ha goduto di un talento particolare. L’uomo giusto al momento giusto, l’opportunismo come stile di vita, l’astuzia come chiave di lettura del mondo. Anzichè mangiarsi i goal, lui ha preferito divorarsi i record. Unpassato in fuorigioco, un futuro dentrogioco. Perchè Pippo difficilmente riuscirà a stare lontano a lungo dal campo, il tempio consacrato della sua religiosità laica. Il presente resterà impresso in quel fotogramma, in quell’espressione facciale un po’ teatrale, in quell’esultanza spontanea. Il sorriso deformato, le braccia spalancate, la gioia fanciullesca. Alex con la sua linguaccia irriverente e Pippo con la sua felicità contagiosa, in fondo ci mancate già. Voi siete leggenda!

All’addio ai monti della Serie A hanno partecipato altri italianissimi. Gattuso, Nesta e Zambrotta si sono congedati dal Milan tra lacrime ed emozione. E’ finita una generazione di eterni ragazzi diventati campioni. Ai Balotelli di oggi auguriamo di avere la stessa cultura del lavoro, una simile determinazione, il medesimo coraggio.

 

La Serie A chiude i battenti dopo 38 giornate. Ai preliminari di Champions League ci andrà l’Udinese, terza forza del campionato per il secondo anno consecutivo. Una favola bella del nostro calcio, alla quale stavolta chiediamo di rimanere sè stessa anche in sede di mercato. Perchè l’Italia ha bisogno di tre squadre che credano fortemente nelle competizioni europee in cui vanno a giocare. In Europa League ci finiscono Lazio, Napoli, Inter. Fuori da tutto la Roma. In Serie B scivolano Lecce, Novara, Cesena.

 

E adesso siamo noi a ringraziare voi, per la costanza con cui avete seguito le rubriche calcistiche di questa stagione. Personalmente è stata una gran bella opportunità, l’ennesima che questa testata ha saputo offrirmi in questi anni di apprendistato giornalistico. Di mio ci ho messo la passione che nutro da bambino nei confronti di questo sport meraviglioso. Che in fondo, glossando Gianni Brera, è soltanto “il più bel gioco del mondo”.

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